A mezzanotte si chiude la campagna elettorale e ha termine la lunga marcia di avvicinamento iniziata la sera del 7 novembre 2008 con la presentazione ufficiale della mia candidatura a Sindaco per Rozzano.
Avevo preso, quella sera, l’impegno a seguire la mia scuola con l’impegno di sempre e – anche se non son io a doverlo dire – mi pare di aver mantenuto la promessa.
Spero che questa impressione sia confermata dalla percezione dei genitori e degli studenti: perché nelle mie intenzioni l’impegno nella politica locale non nasceva dalla speranza di andare a fare un altro mestiere, ma era il naturale proseguimento del mio.
Ritengo infatti che un educatore debba presentare ai giovani, che guardano alla politica del “panino” televisivo come a un teatrino stucchevole e scadente, l’esempio di un impegno diretto, in prima persona.
Avevo anche l’intento di dimostrare che questo impegno è compatibile con la propria vita professionale, con il proprio lavoro: e con la volontà di proseguirlo comunque vada, anche nel caso in cui arrivassi davvero alla carica di sindaco.
Incassato il risultato elettorale, bello o brutto che sia, inizierà il consueto impegno negli scrutini, dalla mattina alla sera: per non avere il tempo di esaltarsi in caso di risultati favorevoli, o per sfuggire alla depressione provocata da un risultato negativo. La campagna elettorale finisce, la vita continua.
Tutti gli articoli di Marco Parma
COMPITO A CASA
In questo periodo denso di verifiche e interrogazioni, nel mezzo di quest’orgia di numeri affannosamente annotati sul libretto (quando lo studente si degna di portarlo!) aggiungo questo compito assegnato da me personalmente: è facoltativo e va svolto dopo aver finito le verifiche di tutte le materie.
Il compito è il seguente:
Alla luce della sua breve o lunga esperienza nel nostro Istituto, commenti lo studente il seguente brano, liberamente adattato dal capitolo V dei “Promessi Sposi”, ed invii l’elaborato all’indirizzo di posta elettronica preside@istitutocalvino.it, specificando classe, sezione e indirizzo di studio.
Si suggerisce la lettura o il ripasso dei capitoli IV e V del romanzo manzoniano, prima dello svolgimento.
N.B.: Si accettano anche gli elaborati dei docenti.
“”- Con buona licenza di lor signori, – interruppe il Professor Rossi, il quale non avrebbe voluto che la questione andasse troppo avanti: – rimettiamola nel preside Parma; e si stia alla sua sentenza.
– Bene, benissimo, – disse la Professoressa Bianchi, alla quale parve cosa molto garbata di far decidere la questione al preside; mentre la Professoressa Conti, più infervorata di cuore nella questione, si chetava a stento, e con un certo viso, che pareva volesse dire: siamo pazzi?
– Ma, da quel che mi pare d’aver capito, – disse il preside, – non son cose di cui io mi deva intendere: compito mio è garantir la procedura.
– Solite scuse di modestia dei presidi; – disse il Professor Rossi: – ma non mi scapperà. Eh via! sappiam bene che lei non è venuta al mondo già preside, e che la scuola l’ha conosciuta anche da professore. Via, via: ecco la questione.
– Il fatto è questo, – cominciava a gridare la Professoressa Bianchi.
– Lasciate dir a me, che son neutrale, collega, – riprese il Professor Rossi. – Ecco la storia. Uno studente s’arrabatta sul finale; arriva qui con quattro cinquemmezzi e un bel quattro in matematica: il consiglio di classe gli dà cinque insufficienze e lo boccia. Ma essendo la famiglia in una situazione di difficoltà…
– Ben date, ben applicate, – gridò la Professoressa Bianchi. – Fu una vera ispirazione.
– Del demonio, – soggiunse la Prof. Conti. – Non tenere conto delle difficoltà della famiglia! Bocciare un ragazzo sfortunato! persona da sostenere e da aiutare! Anche lei, preside, mi dirà se questa è azione pedagogicamente corretta.
– Sì, signore, perfettamente corretta, – gridò la Professoressa Bianchi: – e lo lasci dire a me, che devo intendermi di ciò che conviene a un docente di scuola superiore. Oh, se giudicassimo la famiglia, sarebbe un’altra faccenda; ma una bocciatura non ammazza nessuno. Quello che non posso capire è perché a qualche collega premano tanto le sorti d’un fannullone.
– Io… – intervenne, stancamente, una docente che ancor non s’era espressa: – son stufa di questa dotta disputa; e non ringrazio per niente quel lazzarone che ha dato occasione a una guerra d’ingegni così aspra. E poi, a me non compete di dar sentenza: il Collega Rossi ha già delegato un giudice… qui il preside…
– É vero; – disse Rossi: – ma come volete che il giudice parli, quando i litiganti non vogliono stare zitti?
– Ammutolisco, – disse la Professoressa Bianchi. La Prof. Conti strinse le labbra, e alzò la mano, come in atto di rassegnazione.
– Ah sia ringraziato il cielo! A lei, preside, – disse il Prof. Rossi, con una serietà mezzo canzonatoria.
– Ho già fatte le mie scuse, col dire che non me n’intendo, – rispose il preside, rendendo il bicchiere a una bidella.
– Scuse magre: – gridarono tutti: – vogliamo la sentenza!
– Quand’è così, – riprese il preside, – il mio debole parere sarebbe che non vi fossero né voti, né registri, né bocciature.
I docenti si guardarono l’un con l’altro maravigliati.
– Oh questa è grossa! – disse la Prof. Bianchi. – Mi perdoni, preside, ma è grossa. Si vede che lei non conosce il mondo.
– Lui? – disse Rossi: – me lo volete far ridire: lo conosce, cara collega, quanto voi: non è vero, preside? Dica, dica, se non ha fatta la sua carovana?
In vece di rispondere a quest’amorevole domanda, il preside disse una parolina in segreto a sé medesimo: “queste vengono a te; ma ricordati, preside, che non sei qui per te, e che tutto ciò che tocca te solo, non entra nel conto”.
– sarà, – disse un supplente appena nominato: – ma il preside… come si chiama il preside?
– Marco Parma – rispose più d’uno.
– Ma, preside Parma, padron mio colendissimo, con queste sue massime, lei vorrebbe mandare il mondo sottosopra. Senza voti! Senza bocciature! Addio studi, addio scuola: impunità per tutti i mascalzoni. Per buona sorte che il supposto è impossibile.
– Animo, collega Arcuri, – scappò fuori Rossi, che voleva sempre più divertire la disputa dalle due prime contendenti, – animo, a voi, che, per dar ragione a tutti, siete imbattibile. Vediamo un poco come farete per dar ragione in questo al preside Parma.
In verità, – rispose la prof. Arcuri, tenendo brandita in aria la penna, e rivolgendosi al preside, – in verità io non so intendere come il preside Parma, il quale è insieme il perfetto dirigente e l’esperto docente, non abbia pensato che la sua sentenza, buona, ottima e di giusto peso sui libri di psicologia o di pedagogia, non val niente, sia detto col dovuto rispetto, in una disputa nello scrutinio finale. Ma il preside sa, meglio di me, che ogni cosa è buona a suo luogo; e io credo che, questa volta, abbia voluto cavarsi, con una celia, dall’impiccio di proferire una sentenza.
Che si poteva mai rispondere a ragionamenti dedotti da una sapienza così antica, e sempre nuova? Niente: e così fece il nostro preside.””
NIENTE CAMPAGNA ELETTORALE SU QUESTO BLOG!
Prendo atto della notizia divulgata dallo studente Alessandro Garavaglia e auguro a lui e agli altri studenti candidati di essere eletti. Non posso invece augurare l’elezione al candidato sindaco, mio concorrente, a cui essi hanno deciso di fare riferimento.
La partecipazione alla politica locale è importante, purché sia vissuta come servizio ai cittadini e non come mezzo più o meno lecito per perseguire interessi personali, grandi o piccoli che siano.
Sono sicuro che gli studenti candidati sono mossi da questo ideale.
Pregherei comunque, d’ora in avanti, di astenersi accuratamente dalla pubblicazione su questo blog di qualsiasi “post” relativo alla campagna elettorale, perché tengo moltissimo alla netta distinzione fra il ruolo istituzionale che ciascuno di noi ricopre all’interno della scuola (qualunque esso sia: preside, docente, studente) e le scelte di impegno politico che legittimamente ognuno di noi fa come privato cittadino.
Per la campagna elettorale esistono svariati siti e blog ad essa dedicati, ed è a questi che dobbiamo fare riferimento.
Grazie e buon lavoro a tutti.
PRESIDE O SINDACO? TUTT’E DUE!
pita spesso che genitori, colleghi e studenti beneauguranti mi esternino anticipatamente il loro dispiacere, perché la mia elezione a Sindaco comporterebbe secondo loro il mio abbandono della presidenza del “Calvino”.
Desidero smentire questa ipotesi, contro la quale militano svariate argomentazioni.
In primo luogo, non intendo affatto privarmi del piacere di lavorare nella mia scuola: “mia” non perché io ne sia il proprietario, ma perché le ho dedicato tutto il mio impegno e la mia passione, ricercando pazientemente e costantemente la migliore interpretazione possibile del delicatissimo ruolo che deve ricoprire il preside di una scuola superiore collocata a Rozzano: la cui missione è quella di rispondere contemporaneamente a bisogni di inclusione sociale e a esigenze di crescita culturale della comunità cittadina. Scuola che accoglie ma scuola seria e impegnativa: un’equazione un po’ difficile da risolvere. Non ho la presunzione di essere l’unico a poter fare questo lavoro, ma penso di non doverlo, per ora, abbandonare.
In secondo luogo, in questi otto anni di lavoro ho cercato sempre di fare gioco di squadra, sia perché questo è l’unico modo per gestire con efficienza realtà complesse, sia perché sono convinto che il fine ultimo di un preside debba essere quello di far sì che la scuola sappia camminare sulle proprie gambe e sopravviva anche senza di lui. I risultati di questo lavoro oggi si vedono: c’è uno staff di collaboratori che lavora con me in perfetta sintonia, ci sono organi collegiali che lavorano in armonia ed esprimono un buon grado di efficienza, ci sono relazioni sindacali corrette con una chiara distinzione dei ruoli e delle resonsabilità, c’è un’amministrazione che da anni lavora con procedure certificate, godendo di autonomia e beneficiando di una direzione amministrativa di alto livello professionale.
Pur non essendo particolarmente modesto, non mi ritengo un uomo della Provvidenza e mi ispiro sempre alla finalità dell’educatore, il cui fine ultimo è far sì che la persona in formazione possa a un certo punto fare a meno di lui.
Terzo punto: se Rozzano mi vorrà sindaco, intendo adottare lo stesso criterio. Il governo di una città è incomparabilmente più articolato e somplesso rispetto alla gestione di una scuola, ma il metodo deve essere lo stesso: non serve un uomo solo al comando, ma una squadra di governo (la giunta comunale) i cui membri adottino le loro autonome determinazioni in sintonia con il “capo” e soprattutto con gli indirizzi espressi dal consiglio comunale. E la struttura amministrativa, la “macchina”, deve recuperare autonomia e soprattutto responsabilità, avere uno spazio suo, ben distinto dalla politica.
Quarto: ci sono sindaci, anche di città non secondarie, che sono contemporaneamente deputati: non so se il paragone calzi perfettamente, ma se ci riesce un onorevole ad amministrare il comune stando a Roma tutte le settimane, non vedo perché non dovrebbe riuscirci il preside di una scuola che sta nella stessa sede.
Infine, ciò che più conta è il piacere di stare a scuola, di cui non voglio privarmi. Stare fra i giovani e lavorare per loro è la mia vita: a questo (e allo stipendio) rinuncerei solo se vedessi che il progetto che ho descritto è troppo difficile da realizzare. Ma sono convinto che non sia così.
FINALMENTE APRE IL CANTIERE!
Ieri mattina la Ditta vincitrice della gara d’appalto per la realizzazione dell’ampliamento del corpo est dell’edificio scolastico di via Guido Rossa ha iniziato a lavorare. Nei prossimi giorni verrà delimitata e recintata l’area del cantiere, dopo di che si darà inizio allo scavo delle fondamenta. I lavori dureranno circa 14 mesi: quindi il 2009/2010 sarà presumibilmente l’ultimo anno in cui utilizzeremo i locali della succursale.
L’ampliamento è un obiettivo a cui abbiamo lavorato fin dal mese di marzo 2002, quando presentai all’Amministrazione Provinciale i dati previsionali sull’incremento della popolazione scolastica, che già sotto la presidenza dell’amico Antonio Arrigoni, primo preside dell’autonomia di Rozzano, aveva manifestato un “trend” di sviluppo, chiaramente leggibile nei dati raccolti da Sergio Cappellini e Lorenza Marchesini nell’ambito del progetto “Scuola & territorio”.
Inizialmente ci siamo scontrati con l’incredulità dei funzionari e dell’assessore, perché nessuno credeva che la scuola superiore di Rozzano e Opera, partita con poco più di 700 alunni, sarebbe cresciuta fino ai 1200 studenti di oggi.
Di questo processo di crescita siamo tutti quanti giustamente orgogliosi, perché il successo ce lo siamo guadagnato lavorando e – lasciatemelo sottolineare ancora una volta! – lavorando bene.
La crescita della popolazione studentesca ci ha costretto a ricorrere alla rotazione delle classi sulle aule e a utilizzare i locali di viale Liguria, superando con senso pratico, e soprattutto con buon senso e disponibilità, i disagi che ne derivavano.
Dobbiamo ringraziare quegli studenti che, di fronte ai continui rinvii della Provincia, sono andati a Milano dall’Assessore a rivendicare quanto ci spettava, ottenendo l’anticipazione di un anno del finanziamento dell’opera.
Adesso si tratterà di sopportare con pazienza gli inevitabili disagi che deriveranno dalla presenza del cantiere. Contiamo, come al solito, sull’intelligente disponibilità degli studenti, dei genitori, del personale e dei docenti: ma adesso pensiamo soprattutto a goderci questa soddisfazione perché ce la siamo meritata.
GRAZIE AL BLOG…
… ho potuto rendere omaggio al Professor Emilio Bigi, deceduto sabato scorso alla veneranda età di 93 anni.
Della sua scomparsa sono stato informato da una docente dell’Università di Milano, che aveva presente il mio post dal titolo “Con chi avete a che fare”, del gennaio 2006. Grazie a Paganini, a quel mio articolo si arrivava cercando Emilio Bigi sui motori di ricerca: e avevo già ricevuto commenti su di esso, anche da altri allievi seguiti dal Maestro in altre città durante la sua lunga carriera accademica.
Mi ha fatto particolarmente piacere (e mi ha anche commosso) sapere che il mio omaggio al Professor Bigi fosse annoverato fra i reperti internet destinati ad essergli mostrati in occasione del suo novantaduesimo compleanno. Oltre a Paganini, ringrazio anche Aniello Colavolpe che con la sua caricatura intitolata “il dirigente nella neve” ha sollecitato la riflessione che ha prodotto quello scritto.
CHIUDO IL BAR…
… e faccio togliere le macchinette a Rozzano, se non si comincia a dimostrare un livello di educazione adeguato alla media europea.
Nonostante la disponibilità di bidoni e cestini, ci sono troppi maleducati che buttano cartacce, lattine, bottiglie di plastica, fazzoletti di carta nei cortili, nei fossati ai lati dell’edificio, nell’atrio, nei corridoi, sulle scale, nel giardino e addirittura sui pavimenti delle aule, dove – come è noto – non è consentito consumare alimenti e bevande.
Viene la depressione quando si entra in un’aula a fine lezione e si vedono i bidelli costretti a spazzare quintali di spazzatura lasciati un po’ dove capita. C’è gente che lascia sui tavoli perfino fazzoletti di carta sporchi.
Non parliamo poi delle cicche di sigaretta, perché bisognerebbe aprire un’altra discussione: se è lecito tollerare che nelle vicinanze della scuola dei ragazzi minorenni fumino, e se sia corretto che il personale docente e non docente dia il proprio cattivo esempio.
Il personale collaboratore scolastico è pagato per pulire, d’accordo, ma il lavoro degli operatori non deve essere aggravato dalla maleducazione degli studenti e dalla tolleranza degli insegnanti verso comportamenti che dovrebbero essere invece proibiti o – se mantenuti – sanzionati con la dovuta severità: imponendo agli interessati di stare a scuola al pomeriggio per pulire.
Stiamo iniziando un’azione di sensibilizzazione per la raccolta differenziata dei rifiuti, in cui Rozzano ha una delle percentuali più basse dell’intera provincia di Milano, a testimonianza della necessità e dell’urgenza di un’azione educativa in questa direzione: perché se non ci si fa carico del piccolo sacrificio di selezionare i rifiuti e di ridurne l’esagerata quantità, dopo arrivano gli inceneritori, e poi ci si lamenta del loro impatto ambientale.
Io appoggio con piena convinzione i docenti che stanno intraprendendo la loro meritoria azione formativa in questa direzione. Tuttavia, mi pare che, prima ancora della raccolta differenziata, ci sia proprio l’urgenza di cominciare ad esigere comportamenti rispettosi della buona educazione e della civiltà.
Ieri ho inviato la mia adesione all’iniziativa di Legambiente per la pulizia straordinaria delle scuole il prossimo 20 marzo: ma prima di quella data, e anche dopo, certe cattive abitudini devono già essere del tutto abbandonate.
Chi ha visto domenica scorsa su RAI3 le scuole di Stoccolma avrà avuto come me un moto di invidia, ma avrà sicuramente pensato anche che una scuola può essere bella anche se è un po’ più modesta, se chi ci vive la rispetta come si deve.
Se questo mio invito rimarrà inascoltato, non potrò far altro che agire sui principali “luoghi di produzione” dei rifiuti che vengono irresponsabilmente abbandonati in giro. Vi porterete la merendina da casa, come alle elementari e alle medie; e non c’è nessuna norma che imponga alla scuola di avere un bar o degli apparecchi di distribuzione automatica.
Se averli vi piace, adoperatevi per mantenerli. E siccome anche ai docenti e al preside piace bersi un caffè al bar, quando andiamo in classe, per cortesia, non lasciamo che i ragazzi facciano merenda, rifiutiamoci di fare lezione con le cartacce in giro.
Quando insegnavo io avevo una ricetta molto semplice: all’inizio delle lezioni, raccolta rifiuti; a fine lezione, recupero dei minuti persi all’inizio per questa operazione. Certo, era un sacrificio anche per me: ma dopo due-tre volte i ragazzi perdevano il vizio. E soprattutto recuperavano la dignità di vivere la loro giornata in un luogo decente.
LA MANIFESTAZIONE DEL 10 GENNAIO SU “IL GIORNO”
UN ANNO, UN PENSIERO
Il 13 gennaio 2008 si concludeva la vicenda terrena della nostra Maria Giovanna Gritti Morlacchi: dopo una lunga malattia e una lunga sofferenza, affrontate con un coraggio ed una forza d’animo che sono stati d’esempio per noi tutti. Quando mi trovo a pensare che una simile prova potrebbe capitare, da un momento all’altro, anche a me, riconosco con franchezza che non sarei capace di tanto. Certo, di fronte alle prove più dure una qualche forma di titanismo si risveglia in ciascuno di noi e, insieme all’inestinguibile istinto di sopravvivenza, ci aiuta a reagire e a tirare avanti, a cercare di spostare l’esito finale (che tutti ci accomuna) più lontano possibile. Ma lei è stata un caso eccezionale. Decisa, energica, temprata dalla consuetudine con gli appuntamenti agonistici e animata da grande amore e sollecitudine per i suoi figli, per lunghi mesi ha lottato senza paura fino a quando è riuscita a trovare dentro di sé una fiammella di energia. “Come fiamma più cresce più contesa / dal vento, ogni virtù che il cielo esalta / tanto più cresce quant’è più offesa”: questi versi di Michelangelo mi parvero un anno fa il migliore omaggio che le si potesse rendere. Li ripropongo ora; ora che la ferita si è trasformata in cicatrice. Ci consola (e se permettete aggiungo che per me è motivo di orgoglio) il fatto che abbia affidato Giuseppe e Pietro alle nostre cure. Sapeva che li avremmo presi a cuore. Con questo gesto di fiducia, da lassù, ci incoraggia ad andare avanti.
NEVE: RIFLESSIONI DI “FINE EMERGENZA”
Migliaia di accessi al sito grazie alla neve, mi riferisce Paganini. Bene: spero che più gente di prima abbia preso l’abitudine di attingere le informazioni dal sito, e che continui a farlo.
Sul merito della questione, in diversi studenti e genitori si è verificata una sorta di impazzimento generale, con una confusione pazzesca (appunto) sui ruoli dei singoli “attori” coinvolti nella vicenda.
Non ho capito il motivo dell’insistenza dei molti che hanno telefonato o scritto sul blog reclamando a gran voce la chiusura della scuola.
L’interruzione di un servizio pubblico (e tale è il servizio scolastico) è addirittura un reato sanzionabile in base al codice penale. Per quale ragione il preside dovrebbe rischiare di incorrervi, proprio non mi riesce di capirlo: perché uno studente non vuole venire a scuola, o perché un genitore non ritiene sia il caso di mandarcelo, in base al proprio buon senso, in considerazione delle difficoltà di spostamento?
Cosa c’entra questa decisione individuale del singolo genitore o studente con la scelta, che spetta giustamente alle autorità competenti (prefetto e sindaco), di riconoscere l’impossibilità di erogare il servizio scolastico e di disporne quindi la chiusura?
Alla luce degli avvenimenti, l’unico giorno in cui sarebbe stata consigliabile la chiusura è il 7 gennaio. Sono il primo a ritenerlo, perché già il giorno 6 si è capito che buttava male: ma né il prefetto né i sindaci l’hanno disposta. E in tal caso, cosa avrebbero pensato quei ragazzi che si sono presentati a scuola in quel giorno, se avessero trovato chiuso?
Non era corretto, nei loro confronti, che ci fossero preside e personale docente e non docente a tenere aperto l’uscio e a garantire almeno in parte il servizio?
Chi non voleva, o non riteneva opportuno venire a scuola, che cosa ci ha perso per questo?
Non capisco.
Ricorriamo a un altro esempio: un conto è la mia scelta di non aprire il rubinetto del gas, tutt’altra cosa è la decisione dell’azienda fornitrice di interrompere l’erogazione! Quest’ultima ha l’obbligo (Putin permettendo) di mettermi il gas nel tubo, indipendentemente dalla mia scelta di cucinare o no.
Estremizzando il ragionamento, il comportamento dei genitori e degli studenti che reclamavano perché non chiudevamo è altrettanto assurdo di quello di chi, non volendo cucinare, tempestasse di telefonate l’azienda fornitrice per far interrompere l’erogazione del gas! O di chi, non volendo prendere il tram, telefonasse all’ATM per farli rientrare tutti in rimessa!
Dunque, se (alla faccia del riscaldamento globale!) dovesse nevicare ancora (o, peggio, verificarsi qualche altra emergenza): verificate tramite il sito del comune di Opera o di Rozzano che non sia stata disposta la chiusura delle scuole: potrebbe eventualmente deciderlo anche il prefetto per tutta la Provincia di Milano, e in tal caso lo direbbe già la TV. Fatto questo accertamento (si può anche telefonare al nostro centralino: ma tenete conto che non possiamo rispondere contemporaneamente e 1000 persone), si decida se venire oppure no.
Tranquillamente: e se è il caso, giustificando regolarmente l’assenza come di consueto.
Rispetto alla tempestività delle informazioni fornite attraverso il sito internet, Paganini ha già chiarito nel suo commento a un altro post che abbiamo semplicemente riferito tempestivamente le decisioni della autorità competenti.
Per Rozzano, non c’è mai stato il minimo dubbio sull’intento del sindaco di tenere aperte le scuole; per Opera, purtroppo il sindaco, dopo aver espresso la medesima intenzione, ha modificato il suo orientamento nel pomeriggio del 7, e il Prof. Paganini, previa intesa telefonica con me, ha subito aggiornato il sito dando informazione della chiusura di Noverasco per il giorno 8 gennaio: questo cambiamento, di cui alcuni non erano informati, ha fatto sì che alcuni ragazzi si presentassero a scuola trovando il cancello chiuso. Non ne ho colpa, ma mi dispiace molto e mi auguro che proprio che non succeda più.
Per completezza e in conclusione, chiarisco che gli unici ad avere un qualche interesse a “subire” un’ordinanza di chiusura, sarebbero i docenti e gli altri lavoratori della scuola, me compreso: niente levatacce, niente viaggi lunghi e perigliosi, nessun obbligo di servizio.
Il 7 e l’8 gennaio ci è toccato invece di fare del nostro meglio per raggiungere la sede (qualcuno con un’ora o più di ritardo) e di fare il possibile per servire gli utenti che, nonostante la neve, avevano scelto di usufruire del nostro servizio. Siamo, nonstante tutto, ancora vivi e in buona salute.
Buon anno a tutti.