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Che strano sogno…

“I sogni sembrano reali finché ci siamo dentro, non ti pare? Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c’era qualcosa di strano.”

Sveglio.

Ho ricordi confusi di quello che ho appena sognato, ma se mi trema ancora la mano non deve essere stato molto piacevole. Respiro a fondo e cerco di calmarmi.

Ora ricordo. Ho fatto un incubo. Uno di quelli che, una volta svegli, viene spontaneo dire “per fortuna era solo un incubo”.

Allora, vediamo se riesco a raccontarlo. Chiedo scusa già da adesso se quello che sto per raccontare risulterà un po’ confuso, ma abbiate pietà: non è facile ricomporre i cocci di un sogno come il mio…

Ero… un professore. Esatto, un professore di liceo, almeno credo. E mi lamentavo… mi lamentavo con un collega. Credo fosse perché i miei studenti erano demotivati durante le mie spiegazioni e quando interrogavo o facevo verifiche, le mie classi erano piene di banchi vuoti. Ero arrabbiato per questo perché, ero assolutamente convinto che le mie spiegazioni fossero chiarissime e non capivo perché fossi sempre interrotto per chiedere delucidazioni.

Ero un bravo professore che agiva per il bene dei suoi ragazzi! Era per il loro bene se li tenevo sotto torchio con le interrogazioni e li caricavo di lavoro! E loro come mi ripagavano? Con continue assenze strategiche? Non lo potevo tollerare.

Ricordo di essermi lamentato di una ragazza che un giorno mi disse una cosa del tipo “Lei ci dà da studiare come se non avessimo anche altre materie”. Ma come si permetteva? Io le davo una mano e lei me la mordeva? Che maleducazione!

Ricordo che mi lamentavo dei risultati imbarazzanti di tutte le mie valutazioni, che gran parte degli studenti andasse a ripetizioni e che a fine anno c’era sempre un numero consistente di rimandati nella mia materia. Com’era possibile? Io gli insegnavo in modo addirittura troppo semplice, non poteva essere colpa mia! Ero sicuro di non sbagliare in niente.

Ricordo, infine, che il mio collega mi disse qualcosa – sono certo che sia qui che è cominciato il vero e proprio incubo –, ma non ricordo cosa… So che è stato in quel momento che mi sono sentito crollare il mondo addosso e ho cominciato ad urlare e disperarmi (ed è proprio dopo questo fatto che mi sono svegliato).

Ecco! Mi disse con un tono particolarmente severo: “Questa situazione è colpa tua. Se decine di studenti hanno problemi con te, non è possibile credere che sia solo ed esclusivamente colpa loro. Stai sbagliando tutto.” Ed ecco spiegato perché mi sono disperato: ero cieco. Le mie certezze si basavano su presupposti assolutamente sbagliati, quindi con quella frase le mie certezze erano venute a crollare come un castello di carte.

Ora sono più calmo. Meno male che era solo un sogno. Dopo tutto, professori così non esistono neanche…