Tutti gli articoli di Maria Grazia Gualazzini

… quando una cometa si tuffa

Navigando in giro per il cyberspazio ho trovato questo splendido filmato, in cui sembra che la cometa si tuffi con uno splash dentro al Sole, ma non è così. La cometa in effetti va a finire direttamente dentro alla nostra stella. L’esplosione che si vede è completamente scollegata dall’evento perché inizia prima che la cometa abbia un qualsiasi tipo di interazione con il campo magnetico del Sole. Queste immagini sono state raccolte dal satellite SOHO, il più grande rilevatore di comete. La cometa che si vede nel video molto probabilmente appartiene alla famiglia delle comete Kreutz, un gruppo con orbite simili che gravita intorno al Sole.
(Tratto da Scienza 7 – la newsletter di Ulisse – Pubblicata da Sissa Medialab)

prove INVALSI

Riporto quanto ho trovato “girovagando”.

SCUOLA/ 1. Le prove Invalsi? Non è un test di 4 ore a rovinare il lavoro di ogni giorno
Elena Ugolini (INVALSI)
mercoledì 11 maggio 2011

Nel corso di questa settimana circa 2.250.000 studenti sono impegnati a svolgere le prove di italiano e matematica Invalsi. Sono gli alunni che frequentano la II e V primaria, la I secondaria di primo grado e la II superiore. Penso sia giusto usare il termine “prove” per indicare ciò che è contenuto nei fascicoli su cui sono chiamati a lavorare i nostri figli: si tratta di esercizi, problemi, domande sul testo costruite a partire da quadri di riferimento concettuali ben precisi. Non sostituiscono quelle che i docenti costruiscono ogni giorno per verificare ciò che i propri studenti hanno imparato, la loro capacità di argomentare, giudicare, esprimersi, trovare strade nuove per risolvere problemi. Le prove Invalsi non potranno mai prendere il posto di questo lavoro quotidiano che gli insegnanti svolgono e che gli studenti sono chiamati a fare. Hanno una funzione limitata, ben precisa, non esaustiva. Perché allora farle? Sono prove che hanno lo scopo di offrire alcuni elementi confrontabili su tutto il territorio nazionale per più di 550.000 studenti per ciascuno dei livelli coinvolti. Sarebbe possibile avere elementi comparabili sulla padronanza della nostra lingua facendo svolgere la “stessa” interrogazione orale a “tutti” i ragazzi, “contemporaneamente”? Possiamo ammettere, almeno come ipotesi di lavoro, che avere questi dati relativamente a tutto il territorio nazionale possa avere una qualche utilità?Un ragazzo di seconda superiore che con il proprio docente di italiano ha avuto la fortuna di leggere e studiare Shakespeare – lo dicevamo ieri in una trasmissione radiofonica con Paola Mastrocola – non avrà sicuramente avuto alcun problema a svolgere la prova Invalsi. Non sono necessari addestramenti particolari. Occorre “semplicemente” abituare i ragazzi al rigore, all’attenzione ad ogni singola parola, a non trarre conclusioni senza chiedersi il perché. È quello che chiede di fare ogni giorno chi insegna, chi aiuta a capire, a conoscere in profondità, a non rimanere in superficie. Niente a che vedere con quei libretti pieni di esercizi banali e ripetitivi usciti in concomitanza delle prove Invalsi, redatti, magari, dagli stessi autori di sussidiari e libri di testo usati regolarmente dentro le scuole.È opportuno dare il giusto valore a queste prove, che non sono né la risoluzione né la causa di tutti i problemi. Per farle svolgere gli insegnanti hanno dovuto rinunciare a circa 4 ore di scuola sulle 1000 previste nell’arco di un intero anno scolastico.

Quattro ore a fronte di 18 mesi di lavoro svolto da docenti ed esperti per mettere a punto i fascicoli, del tempo che i ricercatori dell’Invalsi impiegheranno per scrivere un rapporto dettagliato sui risultati di un campione rappresentativo di scuole controllato da osservatori esterni. I dati restituiti invece alle singole scuole che non hanno avuto la supervisione esterna, nel caso in cui non sia stata fatta bene la somministrazione, saranno carta straccia, a danno esclusivo di chi male le ha svolte. La buona notizia di ieri è che solo in 3 scuole delle 2.300 individuate per il campione della seconda superiore, ci sono state difficoltà. Lo scorso anno tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado avevano partecipato di buon grado alla rilevazione, senza caricarla di significati che non ha e che non potrà mai avere. È fin troppo evidente che misurare i risultati dei nostri studenti solo con test esterni standardizzati sarebbe un crimine, perché significherebbe depauperare una tradizione culturale, educativa e didattica che non ha niente a che fare con l’addestramento: non bisogna confondere il significato di questa operazione con i suoi sottoprodotti.
Ma tra questo estremo e la rinuncia a qualunque forma di comparazione esterna dei livelli di apprendimento degli studenti c’è la strada del sano realismo. Prima delle rilevazioni Invalsi un quadro contraddittorio della scuola italiana veniva offerto da una parte dagli esiti delle grandi indagini internazionali, che denunciavano l’esistenza di un profondo divario tra nord e sud e di una iniqua varianza di risultati tra scuole; e dall’altra dai risultati di un esame di Stato alla fine del secondo ciclo in cui il Paese compariva come un grande insieme indistinto, senza alcuna significativa differenza tra scuole. In realtà, chi sa che cosa c’è “dietro” un 80, un 90, un 100 come esito finale? Se la tradizione dell’esame di maturità, con la presenza del colloquio orale alla presenza di una commissione esterna, è a mio parere insostituibile; se non può esservi dubbio sull’esistenza di Indicazioni nazionali che mettono in evidenza il valore in sé della conoscenza come risposta ad una domanda di senso, tuttavia poter disporre di dati esterni comparabili sugli apprendimenti è di cruciale importanza. A meno di accettare la situazione attuale, in cui le università preferiscono proporre loro stesse prove selettive in ingresso, non potendo dare alcun valore al punteggio conseguito nell’esame di Stato. Pensiamoci.

… e noi del Calvino cosa ne pensiamo?

2 giugno

Buona festa della Repubblica democratica e fondata sul lavoro (art. 1).
La Repubblica che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale (art. 2).
La Repubblica che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto (art. 4).
La Repubblica, una e indivisibile, che riconosce e promuove le autonomie locali (art. 5).
La Repubblica che tutela con apposite norme le minoranze linguistiche (art. 6).
La Repubblica che promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione (art. 9).
… la nostra Repubblica.

Dedicato a tutte le mamme

MADRE
La parola più bella
sulle labbra del genere umano è “Madre”,
e la più bella invocazione è “Madre mia”.
E’ la fonte dell’amore, della misericordia,
della comprensione, del perdono.
Ogni cosa in natura parla della madre.
Kahlil Gibran

MAMMA
La visione si era dissolta, ma (…) era riuscita
a tenere con sé un pezzo dell’anima di sua madre,
che avrebbe per sempre fatto parte di lei,
una seconda spina dorsale per mantenerla forte negli anni a venire,
un secondo cuore che avrebbe battuto nel suo petto.

Robin Maxwell, “Il Diario Segreto di Anna Bolena”

Paternità nel lavoro

Vi riporto quanto ho letto nella bacheca di una corsia dell’ospedale di Melzo e che mi ha particolarmente colpita. Ognuno degli scritti che viene riportato nelle varie bacheche disseminate per tutto l’ospedale riporta la dicitura iniziale “I sassolini bianchi di Pollicino”.
Paternità nel lavoro

Nel mondo del lavoro di oggi, la responsabilità di chi ha un ruolo di guida aziendale o sociale nei confronti di coloro che collaborano con lui deve essere animata da un interesse educativo.
Chi guida altre persone nel lavoro deve esercitare una paternità che miri a che esse scoprano chi sono e possano vivere con libertà quello che sono.
Non è necessario fare lo psicologo, né l’insegnante; occorre solo fare il proprio lavoro e trasmettere le ragioni per le quali lo si fa in un modo piuttosto che in un altro, con un criterio che viene proposto agli altri, ma non imposto.
A questa paternità si contrappone un atteggiamento opposto: il paternalismo.
Semplificando molto, il paternalista cerca di essere buono, ma vuole affermare se stesso attraverso la propria bontà, invece di affermare l’altro.
L’atteggiamento parternalistico nel lavoro fa in modo che le persone diventino possesso di chi lo esercita. Questo è possibile perché, in fondo, fa comodo.
C’è una connivenza tra il paternalismo e la vita comoda.
L’altro, di norma, è scomodo.
Se trovi qualcuno che ti sprona, che ti sfida, che non ti tratta da esecutore, che ti fa riflettere…
Tutto questo non è così comodo.
La scelta della paternità nel lavoro è molto meno comoda anche per chi la esercita, perché questi deve mettersi in gioco, conoscere le persone, ammettere i propri errori, dialogare.
La scelta della paternità è molto più difficile, ma molto più affascinante, perché ha come conseguenza di far crescere persone piene, interessanti, di creare una realtà dove si vive una certa vivacità, anche attraverso eventuali tensioni e conflitti.

Bernard Scholz (esperto in organizzazione aziendale)

MATh.en.JEANS

La grande avventura di “MATh.en.JEANS” si è conclusa.

“MATh.en.JEANS” è l’acronimo di “Méthode d’Apprentissage des Théories mathématiques en Jumelant des Établissements pour une Approche Nouvelle du Savoir” che in italiano si può tradurre come “Metodo di apprendimento delle Teorie matematiche attraverso il gemellaggio degli istituti scolastici per un approccio nuovo al sapere”.

Gli studenti dell’I.I.S. “Italo Calvino” sono stati coinvolti nei seguenti tre temi di ricerca :

  • ’Poligoni di Reuleaux’ (classi 3A-3C-4C liceo Rozzano e 3E-4E liceo Noverasco), seguiti nel percorso da Andrea Montoli, dottorando presso il Dipartimento di Matematica “F. Enriques”
  • ‘Poliedri uniformi e no’ (classi 3E-4E liceo Noverasco, 1B-2A-3D liceo e 2C I.T.C. Rozzano ), seguiti nel percorso da Alessandro Cattaneo, ricercatore junior presso il Centro “matematita”
  • ‘Circonferenze e sfere’ (classi 4A-4D-5D liceo Rozzano), seguiti nel percorso da Alice Garbagnati, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Matematica “F. Enriques”.

Lavorando come è stato proposto dai ricercatori, per lanciarsi nello studio di un problema, non è stato necessario possedere “prima” tutti gli strumenti per risolvere la questione.

Certezze e risposte hanno ceduto il posto al dubbio e alla discussione.

Lungi dall’essere riservato ad una élite, il progetto è stato rivolto a tutti.

Attraverso la rappresentazione, la formulazione, il dibattito e la critica l’attività ha aiutato ad acquisire conoscenze e a valorizzare le capacità creative.

I laboratori di “MATh.en.JEANS” hanno creato per gli allievi, compresi quelli meno motivati o quelli che sono scolasticamente più deboli, un luogo di scoperta, di creatività e d’investimento possibile e un ambiente che ha incoraggiato e valorizzato le loro iniziative.

E, non ultimo, questo progetto ha consentito di acquisire “un metodo” di avvio alla ricerca …

Fare della ricerca matematica è un modo per scoprire la matematica in modo diverso, dall’interno.

Sabato 24 aprile presso il Dipartimento di Matematica dell’università di Milano si è svolto il convegno conclusivo nel corso del quale è avvenuta la presentazione “ufficiale” dei risultati a cui sono pervenuti i ragazzi.

Gli studenti che hanno partecipato a MATh.en.JEANS con il tema di ricerca dal titolo ‘Poligoni di Reuleaux’ sono stati invitati a presentarlo a Mirabilandia in occasione delle gare di matematica organizzate da Kangourou i giorni 9-10-11 maggio 2010.

i giovani matematici del Calvino a Mirabilandia
mathenjeans la galleria fotografica
breve descrizione fotografia
1 mattina presto in metrò 1 mattina presto in metrò
2 comincia la nostra giornata… 2 comincia la nostra giornata
3 allestimento banchetto 3 allestimento banchetto
4 Le nostre creazioni 4 Le nostre creazioni
5 le nostre creazioni 5 le nostre creazioni
6 il nostro cartellone 6 il nostro cartellone
7 Colleoni e Refrigeri 7 Colleoni e Refrigeri
8 Le nostre ragazze 8 Le nostre ragazze
9 La Gualazzini testa la nostra preparazione 9 La Gualazzini testa la nostra preparazione
10 La Gualazzini è felice 10 La Gualazzini felice
11 Siamo pronti 11 Siamo pronti
12 La seconda A 12 La seconda A
13 Serena Salvi si prepara al gran momento 13 Serena Salvi si prepara al gran momento
14 Serena 14 serena
15 Il gruppo si riunisce prima della presentazione 15 Il gruppo si riunisce prima della presentazione
16 Il pubblico arriva 16 Il pubblico arriva
17 Iniziamo la nostra esposizione 17 Iniziamo la nostra esposizione
18 esposizione parte 1 18 esposizione parte 1
19 esposizione parte 2 19 esposizione parte 2
20 esposizione parte 3 20 esposizione parte 3
21 esposizione parte 4 21 esposizione parte 4
22 esposizione parte 5 22 esposizione parte 5
23 esposizione parte 6 23 esposizione parte 6
24 esposizione parte 7 24 esposizione parte 7
25 esposizione parte 8
26 esposizione parte 9 26 esposizione parte 9
27 esposizione parte 10 27 esposizione parte 10
28 esposizione parte 11 28 esposizione parte 11
29 esposizione parte 12 29 esposizione parte 12
30 I nostri compagni della sezione di Istituto Agrario 30 I nostri compagni della sezione di Istituto Agrario
31 I nostri avversari del San Carlo 31 I nostri avversari del San Carlo
32 Francesca espone 32 Francesca espone

La Riforma, atto terzo

Il prossimo anno scolastico, dopo elementare e media, toccherà alla scuola secondaria pagare il suo tributo : il governo ha scelto di recuperare circa 8 miliardi di euro in tre anni dal settore cui non riconosce alcun particolare valore, ovvero la scuola pubblica.
La secondaria superiore, dopo la cura Gelmini – Tremonti sarà sicuramente ridotta di personale. Infatti, il piano triennale, approvato l’anno scorso, prevede per l’anno scolastico 2010/11 un ulteriore taglio di – 25.600 docenti e – 15.167 unità di personale Ata.
Scompariranno dai bienni dei licei diritto ed economia; diminuiranno ovunque le ore delle scienze sperimentali e nei bienni dei licei classico e artistico non saranno presenti del tutto gli insegnamenti scientifico-sperimentali.
Le attività laboratoriali saranno tagliate del 30%. Si ridurranno drasticamente (mediamente 4 h settimanali) gli orari di lezione in tutti gli indirizzi.
Si prevede, poi, l’articolazione in un primo biennio, finalizzato all’assolvimento dell’obbligo di istruzione ma fortemente differenziato fra tutti gli indirizzi. Tutto ciò in forte contraddizione con il documento tecnico allegato al D.L. del 22 agosto 2007 mirato alla “equivalenza formativa di tutti i percorsi”.
In esso si legge che tutte le scuole secondarie si devono impegnare a orientare la propria azione formativa al conseguimento delle “competenze-chiave” di cittadinanza, individuate, in coerenza con le indicazioni dell’Unione Europea, quali requisiti fondamentali per l’apprendimento permanente e per la cittadinanza attiva.
La “riforma Gelmini” sarà, inoltre, ricordata come l’atto di negazione del diritto costituzionale all’istruzione. Non sarà più garantito il diritto all’apprendimento e le pari opportunità a tutti, a prescindere dalle condizioni soggettive di partenza e dal luogo dove si nasce e si vive. Si verrà così a creare una più marcata demarcazione tra forti e deboli, proprio sul terreno formativo, individuato come il più potente strumento per la mobilità sociale.
Si realizzeranno solo tagli e parlare in questa situazione di autonomia e organico funzionale può persino apparire provocatorio.