Un grande masso spinto sulle pendici di un monte verso il suo crinale
Soccombe
Ad un piccolo sasso lasciato cadere dall’alto.
P.U.J.S.V.
Un grande masso spinto sulle pendici di un monte verso il suo crinale
Soccombe
Ad un piccolo sasso lasciato cadere dall’alto.
P.U.J.S.V.
A tutti i professori.
All’istituto d’istruzione superiore Italo Calvino, come in ogni altro IIS del nostro paese, si educano i ragazzi perchè possano essere preparati alla vita oltre la scuola, dalle capacità lavorative a quelle logiche, dal senso del dovere al rispetto per gli orari. La frase può sembrare scontata e quasi banale ma è molto importante sottolinearlo poichè tutto ciò che si impara a questo punto della vita può riflettersi sull’intero arco vitale di una persona e, di conseguenza, sulla società che lo ospita, la nostra società.
Spesso ci lamentiamo del fatto che “in Italia non c’è meritocrazia, chi si impegna viene affossato e chi non fa nulla viene portato in palmo di mano” e cose simili: e se tutto ciò potesse essere fermato alle scuole superiori? Il periodo che è certamente alla base del pensiero socio-politico di una persona. Il mio appello è rivolto a tutti i prof: insegnate la meritocrazia a scuola. Molti già la insegnano con i fatti ma insegnatela esplicitamente, ve lo chiedo dal cuore. Parliamone in classe, evidenziamo l’importanza dell’equità nella società. Fate si che la classe dirigente del futuro sappia l’importanza dell’avere ciò che si merita, fate si che sia diversa da quella attuale. Perchè è il dare per scontati certi valori che li fa affievolire, non sono sottigliezze, nulla di banale. Nelle vostre mani avete un grande potere ed una grande responsabilità, sono certo che lo sappiate bene.
Questa lettera vuole essere un appello accorato, non una critica. Nel battermi per l’equità so di essere nel giusto, sentivo di doverlo fare. “Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.” J. F. Kennedy. Giovanni Falcone amava riportare questa frase.