Protagora afferma: “L’uomo è misura di tutte le cose, per quello che sono così come sono, per quello che non sono così come non sono”. Questa massima può essere interpretata in due modi:
- interpretazione relativista: la natura delle cose è esattamente così come pare a ciascuno (quindi visione soggettiva)
- accettazione dei limiti umani: gli uomini devono attenersi a criteri di giudizio esclusivamente umani, perché non possono confrontarsi con una verità assoluta e quindi divina.
Io non sono d’accordo con questo pensiero. A mio parere ogni persona ha una visione soggettiva delle cose e del mondo, ma spesso essa corrisponde all’oggettività e ad un pensiero comune considerato reale e concreto da tutti. Penso quindi che delle verità assolute con cui paragonarsi esistano e siano assolutamente accessibili dall’ uomo.
Per quello che ho capito sul pensiero di Protagora, se una persona dice “il sole brilla” e un’altra dice “il sole non brilla”, allora entrambe le affermazioni sono giuste. Secondo me non è vero perché ad esempio in questo caso, tra i pensieri dei due, una verità assoluta che può essere provata c’è, ed è che il sole brilla. Quindi ritengo esatta solamente la prima affermazione e di conseguenza, ritengo sbagliato il pensiero di Protagora.
Certo, Protagora potrebbe rispondermi: “per te il sole brilla, ma soltanto di giorno, per un cieco non brilla mai. E tutti e due avete ragione”. No, invece, perché io posso vedere il sole brillare solo di giorno ma ciò non significa che per me brilli solo in quel momento: esso non smette mai di brillare ma semplicemente lo fa da un’altra parte del mondo. Vi è quindi una spiegazione scientifica in grado di dimostrare ciò che è vero ed oggettivo. Il cieco non vede il sole brillare perché ha una percezione del mondo diversa, ma questo non significa che egli viva in un mondo concretamente diverso; quindi anche per lui ci devono essere delle certezze, magari anche dimostrate scientificamente, e queste portano al formarsi di pensieri comuni ed oggettivi.