Salve a tutti! Non scrivevo proprio da un bel po’: finalmente mi si è presentata l’ occasione di tornare a farlo.
L’argomento che tratterò riguarda la gita che ho fatto Venerdì 18 con la mia classe (la mitica 3F) a Sirmione e Verona.
Morettina mi ha già preceduto, ma quello che racconterò, è come l’ ho vissuta IO questa gita, non qualcun’ altro e quindi come non l’ ha vissuta nessun’ altro.
Ritrovo alle 7:15 che, per intenderci, per qualcuno è un orario pressochè drammatico (meno me, io alle 5:30 del mattino sono già bello sveglio). Tutte e due le classi (con noi c’era anche la 3A) con le prof. Granata, Mazzini e Pelizzoni, sono fuori scuola, un silenzio tombale, volano solo fiochi “auguri” a Delmenico e Consuelo che quel giorno compivano rispettivamente 18 e 17 anni (a proposito: AUGURONI ANCHE DA PARTE MIA!). Leggera nebbiolina, sole coperto dalle nuvole e minaccia di pioggia incombente. Peccato, perchè mi aspettavo qualcosa di più, qualcosa tipo… un briciolo di sole, niente nebbia nè nuvole…
Si parte con il pullman: viaggio sereno. Chi ascolta musica, chi chiacchiera, chi gioca come in ogni viaggio in pullman che si rispetti. Arriviamo a Sirmione piuttosto in anticipo sull’ orario previsto: troppo in anticipo. Tanto in anticipo, che le prof. devono anticipare per telefono la guida turistica alle Grotte di Catullo. Ci incamminiamo sotto una leggera pioggia, e qui la Peneff mi fa notare che piove: la cosa mi ha rasserenato perchè non credevo ci avrebbe messo così poco a realizzare piovesse (la Josie mi perdoni se ho messo questa battuta ma era troppo bella per non metterla). Arriviamo all’ entrata delle grotte di Catullo e ci tocca aspettare per un po’ sotto una fastidiosissima pioggerellina. Cominciamo a scattare le prime foto poi entriamo. Visita con lezione sulle origini del posto e sulle rovine della presunta casa di Catullo -per dir la verità- non molto ineteressante, senza nessuno spunto di particolare importanza.
Terminata la visita abbiamo tre ore tre (ripetizione voluta) di assoluta libertà: immaginatevi dei sedici/diciassette/diciottenni liberi di scorrazzare per una città all’ ora di pranzo cosa possano fare… mangierebbero dovunque e qualunque cosa. così è stato: io e il mio gruppo siamo andati i cerca prima di una gelateria, poi di una birreria (avremmo voluto provare anche del cibo per cani ma non ce ne è stato tempo…). Trovata la gelateria, abbiamo consumato un gelato pessimo (in effetti, sarebbe stato meglio il cibo per cani…) poi ci siamo buttati alla ricerca della birreria forse con il solo scopo di ubriacarci (ovvio che scherzo). Quando finalmente troviamo la birreria non ci troviamo dentro le nostre prof. (…dannazione…)? Ci limitiamo a poco e niente chi beve un po’ di birra, chi un succo di frutta tanto concentrato di vitamine da fargli venire volgia di farsi Sirmione-Verona a piedi. Da notare che mentre eravamo alla ricerca della gelateria, il buon Mumi ha pensato bene di chiedere ai passanti dove potessimo trovarne una; fra inglesi, francesi, tedeschi, thailandesi, indiani, etiopi, siciliani non c’era un sirmionese manco per scherzo: sembrava venissero apposta da tutto il mondo a Sirmione solo per farsi chiedere informazioni da Mumi e dirgli che erano semplici turisti!
Terminate le tre ore di libertà, torniamo al pullman pronti per partire per Verona.Partiamo alla volta di Verona, viaggio sereno senza troppi problemi.
Finalmente a Verona. A un certo punto, sul pullman, il suono più acuto che abbia mai sentito mi perfora il timpano destro, squote il cervello ed esce bucando il timpano sinistro. Una sgraffiata su una lavagna? No. Lo stridio di una forchetta su un piatto di porcellana? No. LA GUIDA. Catiuscia (un nome una donna), che dal microfono del pullman comincia a spiegarci qualcosa su Verona (io intanto mi contorcevo su me stesso con le orecchie tappate per il dolore). Scherzi a parte, si capisce che la guida è tutt’ altro che impreparata, spiega la millenaria storia di Verona con chiarezza incredibile. Scendiamo finalmente dal pullman e giriamo per un po’ tutta Verona. Non sto ad elencare tutti i magnifici luoghi che abbiamo visto, mi soffermerò su piazza Dante (o piazza Signori) che è il risultato della commistione dei diversi stili architettonici e periodi storici che hanno attraversato tutta Verona; sulla casa di Giulietta dove mi faccio scattare una foto vicino alla bronzea statua della bella Capuleti, a proposito, sarebbe tradizione mettere una mano sul seno destro della statua per avere fecondità e fortuna in amore (inutile che vi dica che proprio quella parte è la più luminosa di tutta la statua!). Infine l’ arena di Verona che da fuori dava l’ idea di essere più grossa di quanto in realtà non fosse. Infatti -e questo lo si capisce benissimo quando ci si è dentro- può ospitare solo 20.000 persone, il che è poco per un’ arena e solo un concerto di Fabri Fibra non riuscirebbe a fare il tutto esaurito.
Beh, finito tutto questo siamo tornati sul pullman (abbiamo constatato l’ aggressività del nostro pulmista che più volte non ha lesinato clacsonate a chi gli stava davanti); ed in seguito a casuccia nostra. Io personalmente ho scavato nel mio cuore un posto speciale per questa gita che mi auguro di non scordare mai e poi mai.
Ciao a tutti, Matteo “Matts” Soldo
P.S.: Se state leggendo questo Post Scriptum mi congratulo con voi: avete letto tutto quel popò di roba che ho scritto!