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L’uomo è la misura di tutte le cose

Protagora afferma che l’uomo è la misura di tutte le cose.
Egli sostiene che non si può dire chi sia più sapiente tra un sano e un malato che si cibano degli stessi alimenti, con il primo che ritiene che esso sia gustoso mentre il secondo lo cataloga come amaro.
Con Protagora nasce il relativismo, perché mette l’uomo al centro di tutto.
Facciamo un altro esempio: Francesco e Andrea camminano e uno dei due afferma di avere freddo, mentre l’altro ritiene che invece ci sia un’ottima temperatura.
La loro passeggiata continua, incontrano una ragazza e uno dei due ne rimane affascinato, mentre l’altro ne è oltremodo disgustato.
Per ultimo, entrano in un bar e prendono cappuccio e brioches.
Francesco, arrivato alla cassa, rimane allibito davanti a uno scontrino così caro: 2.50€.
Andrea, invece, ritiene che il prezzo sia giusto.
Gli dice infatti: «Bisogna considerare le tasse che paga questo bar, i dipendenti a cui dare lo stipendio a fine mese…E’ un ottimo prezzo comunque».
Quindi, la giornata era fredda o afosa?
La ragazza era affascinante o di una bruttezza micidiale?
E, per ultimo, il prezzo era conveniente o non lo era?
Chi dei due ragazzi aveva ragione?
Chi diceva il vero?
Non esiste giusto o sbagliato, non esiste il vero o il falso, perché ogni impressione è corretta: ognuno vede ciò che gli è dato vedere, secondo la propria esperienza e il proprio status.
Protagora afferma che all’uomo non è dato sapere cos’è una qualsiasi cosa nel suo essere, ma solo come questa cosa appare a lui.
È l’uomo, quindi, l’unità di misura, il metro di giudizio di ogni cosa.

Come nacque il mondo

Nell’alba dei tempi il mondo non esisteva. Lo spazio era come un semplice telo nero, piatto e vuoto.
Venne un giorno in cui da questo spazio vuoto nacque qualcosa.
Un barlume di luce che rischiarava le tenebre.
Col passare dei secondi quella luce mutò e divenne una splendida donna, che con il suo sublime canto fece scaturire un manto di stelle e una distesa di prati a perdita d’occhio.
Tutto questo nasceva nella mente della donna in modo inconsapevole, come se lei fosse stata creata da un’altra entità estranea solo con lo scopo di dare origine alla vita sulla terra.
La sua nascita era stata del tutto casuale, era stata partorita dalle tenebre, ma da esse non voleva ritornare.
Esse però le imposero di trovare qualcuno che le facesse compagnia, oppure l’avrebbero inglobata di nuovo.
Così, dalla mente della donna nacquero altre donne simili a lei.
Ma esse si sentivano sole; nonostante tutto.
Le donne erano a corto di idee, non sapevano che forma dovessero avere gli esseri che avrebbero fatto loro compagnia.
Un giorno una di loro ebbe l’idea di lasciare la decisione alle Tenebre e  la donna dal sublime canto espresse nella sua mente il semplice desiderio di avere una qualunque compagnia.
Così le Tenebre partorirono gli animali.
Tra tutte le bestie nate se ne distinse una parte: gli uomini.