Tutti gli articoli di Giuso

Soggettività delle forme

Siamo stati bendati e traportati per un viaggio durato qualche ora fino a un luogo di cui non conosciamo nulla. Veniamo lasciati in un una stanza della quale non sappiamo niente. Aiutandoci con il tatto cominciamo ad immaginare dove siamo finiti. Se pensassimo di vivere lì dentro per il resto della nostra vita riusciremmo ad orientarci perfettamente. Questo perchè dentro la nostra testa avremmo immaginato così bene il mondo intorno a noi da poterci orientare. Quante solo le probabilità di aver immaginato tutti lo stesso mondo? Una volta tolte le bende, ciascuno rimarrebbe sorpreso. Cosa ci garantisce di non essere stati uomini bendati per una vita intera? Chi ci garantisce di non vedere un mondo nostro e personalissimo? Il fatto che siamo tutti d’accordo? No. Anche nella stanza piena di uomini bendati tutti questi si capirebbero fra di loro.
Insomma, la luce che ci arriva potrebbe esserci soltanto utile per localizzare gli oggetti; il resto potrebbe essere frutto della nostra immaginazione. Questo non significa che il mio quadrato sia il tuo cerchio. Non sarebbe possibile perchè non riusciremmo a capirci. Significa che il mio quadrato non è il tuo quadrato. E’ diverso e non lo hai mai visto.

Draquila, l’Italia che trema.

Con un concetto appiccicoso, un Aquilano chiude il film di Sabina Guzzanti dicendo la sua.

‘E’ una specie di dittatura della merda, ma non della tortura. Non c’ho le forza armate fuori casa; non m’arrestano se dico certe cose, mi diffamano, ma non m’arrestano; non mi torturano; non mi picchiano. Forse anche se avessi avuto 25 anni sarei rimasto quì perchè è una dittatura della merda. Però oltre un certo limite non c’hai le forze per opporti a questo. Io ho parlato con un sacco di gente che è stata sotto le dittature e mi raccontavano che la decadenza di alcune persone integerrime si è cominciata a vedere quando tu vedevi che dopo anni ancora ripetevano: “adesso cade, non può durare”.
Questa è la grande illusione: che ciò che è vuoto e che è fasullo non possa durare. Non è vero: dura.

La relatività (dei colori)

Questa sera il Dottore non ha replicato:

“Prendiamo questo tovagliolo per esempio. Tutti, dentro questo ristorante, concorderebbero con me sul fatto che sia giallo. Ma hai mai pensato che tu ed io, guardando lo stesso oggetto, stessimo godendo di un colore diverso? Potresti affermare, senza difficoltà a dimostrarlo, che il tuo giallo, quello del tovagliolo, dello zafferano, del curry e dei girasoli corrisponda al mio marrone. Ma come facciamo a saperlo? I nomi dei colori li abbiamo imparati da altri. E se fossimo intrappolati in una dimensione nella quale ognuno vede una gamma di colori diversa? Entrambi abbiamo ragione e vediamo un mondo diverso, parallelo. Il fatto di riuscire a capirsi però ci allontana irrimediabilmente. Sarà dunque questo il motivo per cui la sensibilità è del singolo e non del genere?
E che dire dei suoni? Conosciamo frequenza, toni, semitoni, intervalli, concordanze e dissonanze musicali. Tutto funziona ‘aritmeticamente’ nel gruppo. Per questo ci è permesso di suonare insieme ad altre persone. Ma non è detto che stiamo ascoltando la stessa sinfonia.”

Prof. Paganini. Ci dia una risposta per favore.

Postumi

In queste città illuminate dalla luce di plastica dei lampioni che obbliga a guardarci in faccia anche quando, tramontato il sole, avremmo la possibilità di riempire i contorni degli uomini come più ci piace, l’importanza della Luna è solo prerogativa dei romantici. E così, l’assenza della luce genuina che rende morbide le nuvole di fumo, lasciate libere nel cielo dopo averle baciate, importa solo a chi ai protagonisti del mondo non dà retta. Ed ecco che di notte, in una città illuminata a forza, la nostra libertà tramonta sull’orizzonte.

Venerdì 8 Ottobre 2010. Corteo studentesco a Milano.

Fissi a guardarli. Vestiti con colori scuri. Portano un elmetto; nella sinistra tengono su uno scudo, nella destra un manganello. Non fanno paura a nessuno. Vogliono bloccare un corteo non autorizzato.
Un corteo di centinaia di ragazzi che marciano sopra il governo, che si affiancano ai giovani universitari, temendo di fare la loro stessa fine. Alla mia sinistra i più bassi tengono per lungo, all’altezza della vita, un’asta di bambù: la stringono per farsi forza, per condannare la tensione dentro i pugni. La musica che fino a quel momento ci aveva fatto compagnia viene fermata. C’è chi provoca, chi lancia petardi, chi annega fra la folla.
Io fisso. Sembra di vivere uno scontro spartano. Corpo a corpo. Falange contro falange. Un po’ emozionato, rido nervoso e scuoto un amico che fuma una sigaretta ed ha la testa già al McDonald’s.
Alla mia destra arriva un altro carico di polizia. Anche loro sono armati. Costringono il corteo dentro una piccola via. Chi aveva un negozio da quelle parti chiude tutto. Poco importa. La fiducia nella polizia è immensa: forse così la pensano anche quelli che stringono la canna di bambù e guardano con aria di sfida (anche loro sentono quest’atmosfera epica) le forze dell’ordine. Altri petardi rimbombano. Polizia davanti e dietro. Ma il cordone vuole passare. Non se la sente di lasciare un centinaio (tanti se ne sono andati) di manifestanti da soli.
C’è chi dice che ce la siamo cercata. Altri dicono che nonostante tante manifestazioni, questa è la sola vera a cui hanno partecipato: senza chiedere permessi a nessuno.
La voglia di combattere e la fiducia di vincere contro gli uomini vestiti di blu e nero crolla in un istante, colpita dai manganelli. Alzano lo scudo e vanno avanti come macchine. Cerco di scappare ma lo sguardo corre affascinato verso qualcosa che non aveva mai visto. Dura tutto qualche secondo, ma l’emozione è fortissima. Si ristabilisce la calma e stanco mi appoggio ad un compagno: trema come un bambino.

Quanto ha senso la lotta antiberlusconiana?

Quanto ha senso la lotta contro Berlusconi? Mi fa paura perché il rischio di apparire ridicoli è troppo vicino.

Ieri ho ascoltato il discorso che l’Onorevole Di Pietro ha pronunciato alla Camera. Per quanto condivida i pensieri con i quali il partito dell’Italia dei valori ha risposto ‘no’ alla maggioranza, sono stato colpito dai modi; e negativamente.
L’Onorevole Di Pietro sembra un randagio al quale astuti accalappiacani cercano di allacciare il collare.
Del randagio ha l’energia ma non la classe e lo stile con il quale si combattono i nemici più grandi. E’ un Ettore che lotta contro Achille, ma quì serve l’astuzia del David.
L’Onorevole butta sul tavolo argomenti che per me sono interessantissimi, primo fra tutti la loggia p2 e il passato di Berlusconi legato alla Massoneria che dovrebbe essere più conosciuto; ma il modo in cui lo fa è lo stesso con cui il campagnolo butta la crusca vicino ai maiali.

Personalmente, credo che sentire un discorso come quello dell’Onorevole non può che scoraggiare chi crede che, per buone ragioni, Berlusconi debba essere a casa sua e non a casa nostra. Chi ha il coraggio di discutere di politica, esprimendo le proprie idee ma rischiando di essere visto alla stregua del signor Di Pietro?

Se mai dovessi essere parlare con chi non la pensa come me preferirei essere accostato alla personalità di Cicerone, che con un discorso in senato fece scappare Catilina, che a quella di ‘Beppe’ Grillo o di Di Pietro.

Cicerone parla in senato
Cicerone denuncia Catilina, affresco di Cesare Maccari a Palazzo Madama in Roma che raffigura Cicerone mentre pronuncia una delle orazioni contro Catilina

Riflessioni al cioccolato

Gli ultimi morsi sono quelli più dolci, che in bocca vorrebbero rimanere di più, frantumati il triplo dai molari per sentirne di più il gusto e che ti fanno rimpiangere di aver buttato tutto giù troppo velocemente.

Sarà questo quello che i vecchi pensano quando decidono di volersi svegliare presto, nelle ore in cui giovani chiedono altri cinque minuti alla sveglia.
Pronti a voler vivere come le vespe, che vicino all’acqua e al sole si agitano e vanno a riposarsi dopo il tramonto, quando i loro sensi non vedono più.

Mordere le curve

Non semplicemente girare il manubrio, bisogna morderle le curve.
Mi innamoro degli amici ogni giorno. Mi illudo nei sogni e mi faccio strada fra i fantasmi che ho sostituito alle persone reali.

Loro sono i miei fratelli. Mi sento svuotati i polmoni se non li vedo, se non sento la loro voce; se passa giorno senza che dia a loro attenzioni, senza che io spenda una sigaretta bruciata con loro.

Tanto alcool insieme che scioglie la lingua e satura agli occhi i colori come nebbia o una stretta di mano.

La sensualità tradotta in lingua.

Cordelia mi odia e mi teme.

Che cosa teme una ragazza? Lo spirito.
Perchè? Perchè lo spirito rappresenta la negazione di tutto il suo essere femminile.

Per un uomo, la bellezza, un fisico attraente, eccetera , sono dei buoni mezzi. Con essi si possono anche fare varie conquiste, tuttavia non si perverrà mai a una vittoria completa.
Perchè?
Perchè con essi si viene in guerra con una ragazza nel suo stesso campo, e nel suo campo ella è insuperabile.
Con mezzi simili si può portare una ragazza ad arrossire, ad abbassare gli occhi, ma mai ad essere oppressa da quell’indescrivibile ansia che tanto rende interessante la bellezza.

Diario del seduttore – Kierkegaard

Palloncini a elio

Un venditore di palloncini è più di un semplice commerciante. E’ custode invano di un mondo intero, sopra al suo berretto.

Mi sono perso nei miei pensieri e ho pensato ai palloncini gonfiati all’elio. Sbattuti con il volto verso il cielo, fino a che il filo a cui sono legati glielo permette.
Alcuni rimangono invenduti e perdono parte del gas di cui sono stati gonfiati. Altri vengono slegati dal vento, lo seguono mentre forte li spinge verso l’alto e vivono ogni giorno soffrendo di vertigini prima che il Sole li uccida.

Sarà possibile, per noi palloncini, non perdere l’elio e piombare a terra, insieme a tutti i vecchi palloncini che si lasciano calpestare dalla struttura fissa del quotidiano? E’ possibile volare in alto senza fare la fine di Icaro?

Mi vengono in mente due scogli sui quali prendere il respiro: la frase, che conosco come citazione di Giovanni Falcone, che dice di non aver paura di niente perchè chi ha paura muore ogni giorno, invece di morire una sola volta come tutti gli altri; e Baudelaire quando ogni mattina, appeso sul muro di camera mia, m’invita ad ubriacarmi di vino, di poesia o di virtù a mio piacimento.