Eppure questa singolarità dovrebbe insegnarci più d’ogni altro evento storico che la vita è regolata da fattori che non possiamo controllare. Continua la lettura di Venerdì 22 Aprile
Tutti gli articoli di Giuso
E’ “qualunquismo”.
La Sinistra –quella moderna s’intende; che nessuno chiami la Storia– Continua la lettura di E’ “qualunquismo”.
Se la mediocrità non era passata ancora per le parole
Lo amerèmo Shakespeare. Continua la lettura di Se la mediocrità non era passata ancora per le parole
La questione ambientale (niente metafore, finalmente)
Il punto è che un momento d’irreversibilità della questione ambientale può raggiungersi solo al perdurare di una società industriale. Continua la lettura di La questione ambientale (niente metafore, finalmente)
Godiamoci il petrolio: tutto il resto è Sinistra
Disteso, a quattro mani come un lenzuolo, il soffitto che precipita solido dal cielo, invece d’agitarsi soffocante fra l’erba alta e cieca, si dilata dissolto e cremoso fra seme e seme della spiga della campagna notturna:
enorme posacenere al fianco del ruscello.
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Elevata prosa d’amore
Sono settimane che subisco la tensione del nerbo contro lo sfòcio dei sospiri, al ricordo della spuma di cielo che riempì la stanza di blu di Prussia; nella quale, avvolti dal manto slavato, disfacevamo il gomitolo degli intrecci profondi fino a toccarti i brividi che irruvidivano la schiena, ora nuda.
Se la carta ti abbraccia, chiudi gli occhi
Una certa maturità dovrebbe impedirmi di sporcare le pagine di profondità scurissima, tale da ricacciare fuori ogni pensiero caduto sul fondo, allignato sulle parole originali dei poeti.
Ma temo che i pensieri ch’incollo sulla Letteratura, pensieri che stagnano aldiquà del profilo della logicità -perché le Penne mi possano descrivere dalle loro altezze e saggiamente permettere a me di asciugare le guance sulle loro barbe, nel tentativo di scacciarne il torpore e il rodìo del cuore gonfio di lacrime; baciando, con lo sguardo ricacciato in gola, tremando, in punta di piedi, guarendo da innumerevoli trombi, le loro labbra di marmo, riconosciute oceani incavati nelle sabbie meno secche della critica: per me, almeno gocce dalla soddisfazione equilibrata, che diffondono l’aroma grigio della pioggia- si confondano.
Cesare Pavese, 11 Maggio 1928:
In nessun luogo trovo più una pietra
dove posare il capo.
Tutte le cose mi hanno presa l’anima,
l’hanno accesa e sconvolta,
e poi lasciata stanca
a mordere se stessa.
Vertiginosamente
mi han bruciato negli occhi
visioni di infiniti paradisi
posti tanto lontano,
ma appena vi giungevo
erano cose vane,
piene di tanto tedio e tanto orribili
che dovevo fuggire.
E la mia anima stanca tornava a divorarsi
di desiderio feroce.
Oh tutto mi è sfuggito
di tra le mani infrante.
Mi son erto in orgoglio
a schiacciare la vita
e ho trovato soltanto da compiangerla.
Ho cercato di scenderle nel cuore,
di umiliarmi al suo fianco,
di ascoltarne le voci più segrete,
i palpiti silenziosi,
ma tutto come un lungo brivido,
mi torceva d’amore
e mi lasciava poi nella mia febbre.
Insaziabile anima
che mi trascini sempre più lontano
e ogni passo è una nausea più grande.
Ho cercato la pace di me stesso
accordando il mio cuore
col ritmo cieco delle cose mute.
Mi son dissolto nella forza vergine
del vento delle cime,
ma dopo il rapido oblio
mi son sentita l’anima ululare
e dibattersi ancora,
raffica ansiosa e anelante in eterno.
Fin le cose remote che non ho mai raggiunto
le ho precorse col grande desiderio,
e le vedo ormai più sotto un cielo di nebbia
soffocate di tedio.
E ancora dopo tante strade stanche
sono solo in balia della mia anima
che a tratti mi pare voglia strapparsi via
tanto si torce e sanguina.
Sono tanto stremato.
Dal primo giorno ardente
che ho levata la fronte
a cercare me stesso,
in nessun luogo più
ho trovato una pietra
dove posare il capo.
Fukushìma
L’amore di Eraclìto. Vivere di morte, morire di vita.
Introduzione alla marea di fogli rilegati
In queste età di silicio. E di antiche fermetazioni.
Non sono stati i faraoni a costruire le piramidi
Ore 15.15. Gheddafi parla alla televisione di stato. Libia. Nord dell’Africa. Vicino ai due punti sfocati alla lente dei potenti; ologramma destabilizzato dal vento della Tunisia; speranza, senz’occhio al fine. Una sguardo innamorato ad una lezione del publo unido che mai sarà vinto. ”Due miserie dentro lo stesso uomo’ diceva Giorgio. Qualcuno sogna ancora tuffandosi dalle curve sicule.
Che sia sogno; speculazione.
Che i due punti sfocati in realtà siano chiarissimi alle menti che sotto chilometri di terra giocano a dadi e a maggese con la libertà. Andreottianamachiavelliana concezione liberale della stabilità.
E’ dal ’67 che Gheddafi.
E’ dal ’67 che è stato eletto.
E’ dal ’67 che Gheddafi si è preoccupato di essere garante della libertà dei suoi con. Dei suoi cittadini.
Ha lavorato perché fin dall’inizio le scelte appartenessero al popolo. Oggi pomeriggio ordina ad ogni famiglia di riportare i loro figli drogati, giostrati da Bin Laden, a casa. “Sono dei drogati! I figli sbagliano. Il mio governo è dalla parte del giusto. Il mio governo rispetta le leggi di Dio.”
Che sia una vergogna lo ripete tante volte. Insieme alle sillabe di ‘droga’ e ‘Osama Bin Laden’. La responsabilità di quello che sta accadendo è solo vostra. Vostra: libici drogati.
Intanto in Occidente fra un sorriso di Obama e un grido della nostra classe dirigente si parla di stagflazione. Il superamento dei 220 dollari a barile di petrolio e la stagnazione dell’economia mondiale.
Qualche settimana fa, il presidente degli Stati Uniti d’America aveva incollato i nostri occhietti alla televisione, quando ci aveva rivelato che in Egitto si stesse facendo la Storia.