L’azione di governo di Giolitti fu caratterizzata da una profonda contraddizione. Il suo modo di far politica venne definito del “doppio volto”:
• aperto e democratico nell’affrontare i problemi del Nord
• conservatore e corrotto nello sfruttare i problemi del Sud
Per quanto riguarda il Nord, non represse gli scioperi e favorì l’organizzazione di associazioni di lavoratori. Alle critiche dei conservatori che lo definivano troppo tollerante, rispose affermando che in Italia non esisteva un reale pericolo rivoluzionario. Giolitti promosse numerose riforme in campo sociale: venne riconosciuta la validità degli scioperi per motivi economici, venne regolamentato il lavoro femminile e minorile, fu resa obbligatoria l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e ricostruì la Cassa nazionale per l’invalidità dei lavoratori, diminuì le ore lavorative, istituì l’ispettorato del lavoro e nel 1912 introdusse il suffragio universale maschile. Il progresso era ovunque: la rete ferroviaria, i trafori alpini, lo sviluppo dell’idroelettricità, le grandi opere di bonifica e d’irrigazione consentirono un notevole incremento della produzione in tutti i settori. La produzione del grano e dei vini raddoppiò. Ebbe inizio l’esportazione del cotone.
Tutto ciò portò all’aumento dei salari dei lavoratori e, di conseguenza, nel Nord si andò diffondendo un benessere economico.
Il Mezzogiorno, invece, era depresso ed impoverito, abbandonato ai latifondisti; in particolare, era diffuso il clientelismo e la corruzione. Qui Giolitti, al contrario del Nord, controllò le elezioni politiche facendo ricorso ai prefetti, impedì agli avversari di tenere i comizi elettorali, falsificò i risultati elettorali e usò la malavita per intimidire gli avversari. Di fronte agli scioperi, non fu neutrale: fece intervenire le forze dell’ordine e ciò causò numerose vittime. Per questo modo di operare gli fu rivolto l’appellativo di ministro della malavita. I salari dei lavoratori scesero portando povertà e disoccupazione. Molti contadini furono costretti a emigrare verso l’America.
Giulia D’Antuono e Giulia Naretti