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Terremoti, scienza e dita incrociate

E’ il titolo di un intervento molto bello di Marco Cattaneo (direttore di Le Scienze) sul suo blog: cattaneo-lescienze

Le domande che pone Cattaneo sono importanti ed ogni cittadino dovrebbe esserne a conoscenza, esse si basano anche su un convegno tenuto l’altro giorno all’ Università di Napoli, coordinato dal rettore Guido Trombetti (un matematico). Il convegno dal titolo: “Si possono prevedere i terremoti?” (la prima presentazione è di Paolo Gasparini, uno dei maggiori sismologi mondiali, la seconda è di Giuliani, che si è rivelata molto approssimativa in diversi punti importanti) si può visionare qui:

ConvegnoNapoli

Il video dura quasi due ore e contiene alcuni dettagli tecnici, ma illustra bene, molto meglio di tanti dibattiti televisivi, come procede la ricerca e la discussione scientifica: ragionando sui fatti, cercando di spiegarli alla luce della razionalità senza supponenza e certezza, sottoponendo i propri risultati in maniera chiara agli altri esperti, consapevoli che nella scienza le verità sono provvisorie.

la ricerca scientifica ed un paese normale

In questi giorni su Repubblica si raccolgono le testimonianze dei “cervelli in fuga” italiani (link), si tratta di un fenomeno di proporzioni inaudite rispetto agli altri stati europei. Se ne discute anche sul blog della rivista ‘Le Scienze’, dove uno dei giornalisti (Marco Cattaneo) ha scritto un pezzo, a mio parere, bellissimo su cosa intenda per paese normale. Lo riporto in basso.
Speriamo che quando i nostri studenti saranno più grandi le cose siano cambiate e non siano costretti ad andar via come questi giovani ricercatori. saluti, etufino

“A volte sogno un paese che funziona.
Un paese in cui i politici pensano ai cittadini come ai loro datori di lavoro. E chiedono scusa quando sbagliano. E se ne vanno, quando perdono. Mi è capitato di vedere Chirac rientrare all’Eliseo su un’auto privata. Mi è capitato di sentire che Kohl, l’uomo che ha unificato la Germania, veniva espulso dal partito per un finanziamento illecito.
Sogno un paese in cui un cittadino che chiede giustizia riesce ad averla, non dico in una settimana, all’inglese, ma in un anno. Ti pare poco un anno? Trecentosessantacinque giorni per il signor Scafidi potrebbero essere molti, anche troppi, per scoprire perché suo figlio è morto per andare a scuola.
Sogno un paese in cui le mamme portano i bambini a scuola con la bicicletta, non con il cayenne. E quando ci vanno con il cayenne non lo abbandonano in mezzo alla strada perché tanto chissenefrega se l’autobus non ci passa.
Sogno un paese in cui nessuno, dico nessuno, ha il fegato di dire che non ha corrotto un giudice, ha solo evaso le tasse. Mi capita persino di sognare un paese in cui la gente le paga, le tasse. Tutta.
E a volte sogno pure un paese in cui nessuno pensa che la camorra è meglio dello Stato. E men che meno lo dice.
Sogno un paese che ha il più alto numero di medici rapportato al numero di cittadini, si chiama Italia. E non devi aspettare otto mesi per fare una mammografia.
Sogno che le cliniche private, le scuole private, le aziende private non prendono sovvenzioni dallo Stato. É il mercato, baby
Sogno un paese in cui l’ora di religione è l’ora di storia delle religioni. Immagino che qualcuno si offenderà, ma pazienza. Ci sono anche gli altri.
Sogno un paese che produce da sé l’energia che consuma, che ricicla la spazzatura e non butta i frigoriferi in mezzo alla strada.
Proprio l’altra sera ho visto due tizi che lasciavano una lavatrice sul marciapiede. Ma non potevano essere arrestati. Siamo a Roma. Sogno anche un paese in cui la legge è uguale per tutti. così come le lavatrici sono uguali per tutti.
Mi sogno, certe notti, un paese in cui alla tv non fanno un programma che si chiama “Raccomandati”. Perché essere raccomandati non è da furbi, è da s****zi. E io, francamente, non me ne vanterei.
Sogno un paese in cui i figli dei medici fanno gli avvocati. E i figli degli avvocati i medici. Ma perché non gli idraulici?
Sogno un paese in cui un professore universitario deve assumere un giovane ricercatore e pubblica un’inserzione come quelle che leggi su Nature, o su New Scientist. Si vedono i curriculum e “porca miseria, ma questo è bravo!”. Contratto, studiolo, fondi per la ricerca. Succede, su Marte, appena di là dalle Alpi.
Sogno un paese che va al G8 non per rappresentare il vecchio che avanza, ma perché se lo merita. Una volta il G7 e il G8 erano i gruppi dei paesi più industrializzati. Ma allora oggi noi lì che ci facciamo? Il termine di paragone al ribasso?
Faccio un sacco di sogni, io, certi giorni. Mi capita di intravedere un paese in cui il presidente del consiglio (e finitela di chiamarlo premier, che è anche più patetico) ha 48 anni. E i ministri giù di lì.
Sogno che vado a votare e scelgo io per chi voto, non loro. Perché così è capace anche Mugabe.
Sogno davvero un sacco di cose. Troppe, a dire la verità. Perché sogno persino che i cittadini – che hanno la loro parte di responsabilità in questo sfascio – pensino che le cose pubbliche sono un po’ anche loro, e meritano rispetto.
Sogno che nessuno, dico nessuno, affitta due locali a otto extracomunitari a cinquecento euro ciascuno, per poi andare in piazza a lamentarsi degli immigrati.
Sogno che il sabato pomeriggio le discoteche sono un po’ più vuote, e le librerie piene fino a traboccare.
Sogno un paese in cui tanti bei signori di ottantacinque anni si occupano febbrilmente del Natale dei loro nipoti. Perché loro ormai sono già stati “la classe dirigente”. E i risultati si vedono.
Sogno un posto in cui la gente compra il giornale e lo legge. In cui quelli che dicono “no, io non leggo” vengono guardati con sufficienza. Non viceversa.”

Brunetta e i ricercatori come capitani di ventura

Il ministro Brunetta nei giorni scorsi ha detto che: ” I ricercatori sono un po’ capitani di ventura, stabilizzarli è un farli morire.”
Questa idea è ingenua e falsamente romantica e penso che lui lo sappia.

Un ricercatore come ad esempio uno che si occupi di scienza, per lavorare al meglio ha bisogno di fondi duraturi, un laboratorio attrezzato, della possibilità di avere dei collaboratori validi e infine che tutto ciò sia garantito per un tempo congruo in modo da portare a termine la sua ricerca. E se il ricercatore deve invece occuparsi di sopravvivere la ricerca ne viene ovviamente sacrificata.
Negli USA come in altri Stati vengono accolti i ricercatori italiani, perché? non vale l’inverso? per gli scienziati stranieri è quasi impossibile lavorare in Italia. Anzi dall’italia i ricercatori più bravi sono costretti ad andarsene. Uno studente che ora si iscrivi a matematica o fisica se vorrà continuare a fare ricerca non potrà che proseguirla all’estero.

a questo proposito segnalo l’articolo con un’intervista al ricercatore italiano che ha sviluppato l’algoritmo di ricerca alla base di google. “Guadagno meno, resto per tigna”

 

piano attuativo del governo: il testo

cari tutti,
ho trovato un riferimento al piano attuativo della Gelmini, con anche la tabella dei tagli previsti per i prossimi anni menzionata dal sindacalista stamattina.
il link :
http://www.cidi.it/segnaliamo/piano_programmatico.pdf

una sintesi è disponibile sul sito di orizzontescuola qui.
Come alcuni di noi dicevano stamattina, la cosa auspicabile è informarsi e informare le famiglie degli studenti il più possibile.