Il 18 gennaio 1919 a Parigi si tenne la Conferenza di pace in cui i vincitori della Prima guerra mondiale (Francia, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti) stabilirono le condizioni di pace. Gli Stati sconfitti furono convocati solo per la firma dei trattati.
I principi che dovevano ispirare gli accordi di pace erano stati già esposti dal presidente americano Woodrow Wilson nel gennaio del 1918, quando davanti al Senato degli Stati Uniti aveva presentato Quattordici punti che riassumevano i progetti statunitensi per le future relazioni internazionali. Wilson richiamava al rispetto dell’autodeterminazione delle nazioni, della libertà dei mari, in sintesi di quei principi democratici in nome dei quali la Triplice Intesa – l’alleanza con cui Francia, Gran Bretagna e Russia entrarono in guerra – si era impegnata nel conflitto. (Chi fosse interessato a leggere il testo completo dei “Quattordici punti”, può trovarlo cliccando sul link posto qui di seguito: http://it.wikipedia.org/wiki/Quattordici_punti).
Siamo nell’Ottocento, nel regno della regina Vittoria. Le parole d’ordine sono: austerità e rigore. È un periodo di regole ferree e precise; uomini e donne hanno ruoli ben definiti e distinti. Secondo voi, chi se la passa meglio? Ovviamente gli uomini!
Vige la concezione della “donna angelo”: un’autorità nelle faccende domestiche, dal corpo puro e pulito. Per questo motivo non deve assolutamente truccarsi e scoprire la pelle; inoltre non deve nemmeno affaticarsi, quindi il suo unico compito è quello di occuparsi della casa e dei figli. Non può lavorare. È considerata proprietà del marito, a cui è sottomessa anche sessualmente.
Già nel corso di questo secolo si cominciano a vedere i primi tentativi di migliorare la condizione femminile; ad esempio, nel 1869 John Stuart Mill scrive il primo vero saggio femminista, La soggezione delle donne, in cui sostiene che la parità dei sessi migliorerà anche gli uomini, abolendo l’ultima forma legale di schiavitù.
Uno dei sostenitori delle idee di Mill è il celebre avvocato Richard Pankhurst. Sua moglie Emmeline fonda nel 1903, assieme alle mogli di alcuni politici laburisti, la WSPU, la Women Social and Political Union.
Le appartenenti a questa associazione compiono gesti plateali e anche violenti; ogni volta vengono arrestate. Ma questo fa parte di una precisa strategia: farsi arrestare viste dai giornalisti e una volta in carcere, fare lo sciopero della fame. All’inizio i direttori dei penitenziari ricorrono all’alimentazione forzata; successivamente si pone fine a questa pratica e si ricoverano le scioperanti, allungando così il periodo di carcerazione.
Le donne sono pronte a tutto pur di essere ascoltate: esempio eclatante è quello di Emily Wilding Davison che, il 5 giugno 1913, all’ippodromo di Epsom tenta di fermare un cavallo in corsa per attirare l’attenzione su di sé. Purtroppo l’animale la travolge e lei, gravemente ferita, muore tre giorni dopo. Il sacrificio della Davison riaccende il dibattito sulla concessione del diritto di voto alle donne.