Tutti gli articoli di Eleonora Manstretta

Sapere di non sapere

“Io so di non sapere”.

Questa frase è del famoso filosofo Socrate, processato e condannato a morte, con l’accusa di corrompere i giovani e di introdurre nuove divinità in luogo di quelle tradizionali.

Socrate viene definito il più sapiente dall’oracolo di Delfi ed egli, incredulo, inizia ad indagare. Pone domande a tutti coloro che venivano reputati sapienti. Si rende conto che nessuno veramente sa e quindi, sapendo di essere ignorante come loro, ma ammettendo di non sapere, può essere considerato più sapiente degli altri, che invece credevano di sapere.

Il sapere è qualcosa di infinito. Per questo, chi sa di non sapere tutto e riconosce i propri limiti, ammette di essere umano.

Sono d’accordo con Socrate sul fatto che parte della verità va ricercata all’interno di noi stessi, senza presunzione di conoscere. Ci sono molte domande a cui nessuno è riuscito a rispondere e ci sono verità ovvie, come quelle di fatto, che tutti sono in grado di riconoscere.
Le domande più difficili, quelle a cui non troviamo risposte condivise, riguardano il bene ed il male, il giusto e l’ingiusto.

Socrate cerca queste risposte attraverso il dialogo, con molta pazienza, senza aver la pretesa di sapere tutto subito.

Il grande potere della parola

Elenco qui sotto alcune citazioni del filosofo Gorgia, che mi hanno particolarmente colpito:

  1. “La parola ha la virtù di stroncare la paura, di rimuovere la sofferenza, di infondere gioia, d’intensificare la commozione”
  2. “L’anima viene tutta presa nell’irresistibile magia del discorso”
  3. ” …della parola si sono ricavate due arti, quella di traviare la mente e l’altra di ingannare l’opinione pubblica”
  4. “La parola, che appunto convince, costringe la mente che ha convinta, tanto a lasciarsi sedurre da ciò che viene detto, quanto ad approvare ciò che viene fatto”
  5. “… le parole: alcune affliggono, altre dilettano, altre incutono terrore, altre infiammano chi ascolta, altre infine stregano e avvelenano l’anima, con i poteri della persuasione maligna”

Tutte queste affermazioni sono incentrate sul grande potere che ha il discorso, la parola.

La mente crea le parole

Affascinante: il primo approccio della filosofia è molto istruttivo in quanto ci fa riflettere sul vero senso della parola.

Per il filosofo dunque la parola è lo strumento con cui si trasmettono le emozioni e con cui si può fare del bene e del male; è il mezzo con cui si può ingannare la gente, con cui si può modificare la verità a proprio vantaggio e con cui si può influenzare la mente altrui.
Ciò mi ha obbligato a fermarmi un attimo a pensare, a dare una risposta affermativa alle seguenti domande:

  • quante volte dopo aver ascoltato un discorso o anche semplicemente una notizia abbiamo cambiato stato d’animo?
  • quante volte siamo stati affascinati dalle belle parole di qualcuno e siamo stati convinti che quello che stava dicendo fosse vero, anche se magari non lo era?
  • quante volte capita che noi crediamo in qualcosa e grazie a un discorso veniamo influenzati e cambiamo opinione?

Posso perciò dire che la filosofia ci permette di mettere a fuoco cose che sappiamo, ma sulle quali non ci siamo mai fermati a riflettere veramente. Addirittura possiamo trarne anche degli insegnamenti, delle massime di vita: in questo caso mi sono convinta che la parola fa parte di ciò che abbiamo veramente di nostro. Con la parola concretizziamo idee, creiamo discorsi, definiamo caratteri di persone, insomma pensiamo e comunichiamo. Per Gorgia la parola non esprime la realtà, ma conta solo per l’effetto che fa. Io non sono d’accordo perché la parola è efficacie se  richiama qualcosa di reale. La forza della parola non sta solo nei suoni, sta soprattutto nei significati. Dobbiamo però farne buon uso, perché molte volte con essa possiamo fare errori, come ad esempio dire cose che forse non pensiamo realmente, ferendo così anime di persone che non ci hanno fatto nulla. Dobbiamo riuscire a controllare le nostre emozioni e non trasformarle subito in parole! Credo quindi che la parola sia molto importante e utile, però quando siamo consapevoli del significato che le attribuiamo.

E allora, lo ripeto, non sono d’accordo con Gorgia. Per lui la parola serve ad avere la meglio sugli altri, ma può essere usata per questo soltanto grazie al significato che le dà forza. Ecco, questo è importante: la parola comunica, trasmette significati. Solo grazie ai significati può far leva su sentimenti ed emozioni, ma i significati sono prima di tutto al servizio della ragione e la ragione libera, non rende schiavi.

L’origine della pioggia

All’origine del mondo, a volte, il cielo si riempiva di nuvole ma non pioveva mai.

pioggia

Viveva nei boschetti della terra una ninfa Napea di nome Pioggia, figlia di Zeus. Era molto bella e piena di allegria, tanto da suscitare anche molta invidia, soprattutto da parte di Fiamma, una ninfa Driade malvagia, che viveva nella foresta e che si divertiva ad incendiare gli alberi.
Pioggia organizzava spesso con le sue amiche meravigliose danze animate dalla sua elegante flessuosità nel ballare e giochi a cui partecipavano i ragazzi dei villaggi vicini.
In occasione di una festa, la bella ninfa, giocando a nascondino, conobbe un giovane di nome Markus di cui si innamorò perdutamente. Il suo amore fu corrisposto, anche se il fanciullo era già promesso sposo a Fiamma.
Pioggia e Markus passarono intere giornate insieme, coltivando il loro forte amore, fino a quando, entrando in una foresta, si ritrovarono davanti Fiamma, che, appena li vide, scatenò la sua ira uccidendo il ragazzo.
L’innamorata riuscì a scappare, pregando Zeus di salvarla. Il padre allora la trasformò in una nuvola per tenerla vicino a sè nella volta celeste.
Pioggia, da allora, continuò a vagare per il cielo non smettendo mai di piangere per la tristezza insita in lei. Unica consolazione era quella di poter in tal modo spegnere gli incendi generati da Fiamma.