Non si insegna ciò che si sa, si insegna ciò che si è
Soren Kierkegaard
È inevitabile che l’insegnante insegni non solo come
fare qualcosa, ma anche che cosa è preferibile fare e perché:
comunichi cioè non solo tecniche ma anche valori.
Alfonso Berardinelli,
L’eroe che pensa. Disavventure dell’impegno
La morte / si sconta / docendo
(io, parafrasando Ungaretti)
Carissimi studenti del Calvino,
mi chiamo Maurizio Capone, ho 30 anni e sono uscito dal Liceo Scientifico Italo Calvino nel luglio 2005. Sono rimasto così legato al Calvino che, pur non vivendo più a Rozzano, quando riesco ripasso a trovare i miei professori e a rivivere la magia di quell’ambiente. Ho anche tenuto un paio di lezioni sulla Divina Commedia (ho svolto dei modesti studi danteschi) a fine 2009 e ricordo ancora con allegria, dopo che sfoderai una cinquantina di versi recitati a memoria (Paganini non ripete!), il commento insolitamente romanesco di un ragazzo: «Amvedi, oh ma qua c’avemo er fijo de Benigni!». Chissà se troverò il tempo di venire a raccontarvi il mio Nievo e Tolstoj (tra qualche riga capirete), sarebbe bello.
Poiché purtroppo il tempo è tiranno (tempus edax rerum, vero latinisti?), non riesco a scrivervi la miriade di ricordi positivi e malinconici che mi evocano gli anni “calviniani” (se ci fosse la macchina del tempo tornerei oggi stesso a 14 anni per ripercorrerli tutti). Ma, per sopperire a questo, ho scelto di fare una vera “operazione amarcord”: vi riporto il mio lascito d’addio alla scuola, che scrissi proprio sul blog; i ringraziamenti in calce alle mie tesi di laurea triennale e magistrale; un messaggio di fine anno. Questi testi possono fungervi come reperti per tracciare una stratigrafia della mia fedeltà al Calvino, ai miei professori e, in particolare, per mia inclinazione personale, alle Lettere e ai saperi umanistici in generale. Ovviamente, rileggendo, qualcosa oggi lo modificherei, ma è eticamente corretto che ve li presenti così senza cambiare una virgola dei testi. L’esito finale è prolisso, dunque, qui si parrà la (vostra) nobilitate. Solo i veri die hards, solo i duri a morire arriveranno in fondo.