Ci si lamenta troppo facilmente oggi!
Ben lo dice la cara Marialieve che nel compito di storia sottolinea quanto fosse dura la vita nella società di Antico Regime, e quanto difficile fosse la stessa riproduzione della specie «in quanto la donna non era più feconda verso i 20 – 25 anni».
In menopausa a 19 anni?
Tutti gli articoli di Angelo Paganini
In forma da Dio
Compito di filosofia su Tommaso d’Aquino.
Laura Lapotenza scrive che per Tommaso d’Aquino Dio è sempre in forma.
E in forma da Dio, aggiungo io.
Chi sarà mai il suo allenatore?
carezze e parole
Lo sapeva bene anche Gorgia, le parole possono essere una grande medicina: accarezzano l’anima e leniscono il dolore.
Chi può parli a Simone: non saranno parole inutili.
Chi non può parli e scriva ugualmente: le sue parole cureranno altre anime
Ebbene, a che cosa serve il latino?
«Ebbene, a che cosa serve il latino?» si chiedeva uno studente di prima qualche giorno fa.
Ci ho pensato e, per una volta, non credo sia possibile cavarsela dicendo: «Diccelo tu, che hai scelto questo tipo di scuola». Come se non si sapesse quanto poco consapevole e quanto casuale sia spesso la scelta della scuola superiore: «É vicina a casa»; «Me l’hanno consigliata i prof delle medie»; «Ci teneva tanto la mamma»; «Pensavo che la sperimentazione di fisica si facesse in palestra…».
Certo, lo studente in questione diceva che il latino gli piace, ma niente è più aleatorio degli interessi di un quattordicenne e ciò che oggi dà piacere, domani pesa come una montagna: ci vuole qualcosa di più.
Ovvio che la domanda «A che cosa serve il latino?» possa essere considerata ingenua e incompleta. Potremmo chiederci anche a che cosa servano la filosofia, gran parte della storia, la storia della letteratura italiana, la storia dell’arte, la letteratura inglese, la geografia astronomica e, a volte, persino la matematica e la fisica (che per alcuni alunni sono più misteriose dei dogmi della fede).
Il problema è che nella nostra cultura e nella nostra scuola si incontrano e si scontrano due tradizioni: quella antichissima, greca, del sapere per il sapere e quella baconiana – cartesiana del sapere che deve essere utile. Ma perché non parlarne?
Marta Di Noia
La professoressa Marta Di Noia: notturna, pallida, evanescente.
Non è una donna, è un sonnifero.
Comincia a parlare e la cadenza sempre uguale del suo pedante enumerare ti culla, ti stordisce, ti spinge all’evasione, alla ricerca di un altrove in cui rifugiarti.
E già sonnecchi, quando un suo miagolio lamentoso ti percuote: non puoi neppure dormire…
Oh cara, tu sei Marta e noi siamo morti, Di Noia.
Conferenza sulla CGIL – a Pello
Caro Pello,
sicuramente durante il periodo fascista è stato fatto qualcosa di buono per i lavoratori. Il fascismo ha dominato l’Italia per un periodo molto lungo e sarebbe ben strano se non avesse fatto nulla di positivo. Non dimentichiamo che il fascismo si connotava in senso antisocialista ed anticomunista e, per conseguenza, faceva tesoro della novità derivante dal carattere di massa di questi partiti e doveva tener conto delle loro rivendicazioni. Già Bismarck, per esempio, aveva introdotto in Germania un’avanzata legislazione sociale anche per sottrarre la classe operaia all’influenza delle forze di ispirazione socialista.
Quando ne abbiamo parlato in classe non ho avuto difficoltà a riconoscere al regime il merito di aver creato, ad esempio, INPS e INAIL (allora si chiamavano INFPS e INFAIL dove la F stava per “fascista”), l’OMNI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) e gli ECA (Enti Comunali di Assistenza). A Mussolini si deve anche la riduzione dell’orario di lavoro settimanale a quaranta ore (per combattere la disoccupazione).
Tutto questo, come vedi, non ho difficoltà ad ammetterlo, ma ebbe un prezzo: la soppressione di partiti e sindacati non fascisti e l’annullamento di ogni ruolo politico popolare e di ogni libertà di opinione individuale al di fuori di quanto voluto dal partito.
Quanto alla relazione del dottor Fiume, non dimentichiamo che parlava di storia sindacale. Ovvio, quindi, che abbia parlato del contesto in cui si preparò la nascita del sindacato ed ovvio anche che abbia trascurato il periodo fascista in cui il sindacato fu praticamente spazzato via con la violenza e con la repressione.
Se proprio vogliamo rimproverare qualcosa al dottor Fiume (che aveva, comunque, la scusante del poco tempo a disposizione per presentare un lungo periodo storico), possiamo
- rilevare come abbia dato l’impressione che la CGL (alla nascita si chiamava così) sia sorta e si sia sviluppata in una specie di vuoto sindacale: non una parola sulla Rerum Novarum, sul sindacalismo cattolico, sulla CIL, sull’USI, sulla CISL, la UIL, ecc.
- rimarcare che ha presentato la CGT francese come strettamente legata al partito socialista, mentre sin dal tempo del Congresso di Amiens (1906) aveva fieramente proclamato la propria autonomia dai partiti.
Nuovo sito Ministero Pubblica Istruzione: bello ma da migliorare in accessibilità
Nel Blog di Porte Aperte sul Web possiamo leggere un interessante articolo di Alberto Ardizzone sul nuovo sito del ministero della pubblica istruzione.
Giuditta Giustina Bilancia
La professoressa Giuditta Giustina Bilancia, rigorosa e precisa, ha la penna affilata come una spada: decapitare gli errori è la sua missione, valutare la sua passione.
La professoressa Bilancia ha sempre le idee chiare, non ha dubbi o esitazioni e sa sempre quanto vale la prova di un alunno o, addirittura, l’alunno stesso: «Cento? Vuoi scherzare? Non è assolutamente al livello della Supremi, al massimo possiamo dare 99, se vuoi…».
Ed è ovvio che non vuoi.
Addolorata Nellavello
La professoressa Addolorata Nellavello non cambia mai, non pare invecchiare: dev’essere mummia dalla nascita.
Con i colleghi non parla quasi mai, nemmeno risponde al saluto; in classe deve parlare per dovere professionale e produce negli alunni un torpore catalettico.
Le emozioni sembra non la sfiorino: se ne prova, non riescono a trasmettersi al viso ed al corpo.
Vestita grigio lutto, persino la faccia è grigio lutto, segue imperturbabile il suo percorso e, alla fine dell’anno, con l’ampia falce miete le sue vittime.
Speriamo resti lontana dalla nostra scuola.
Deliri da prof
Cinquant’anni ho compiuto quest’anno, mezzo secolo e non ho l’abitudine di lasciare le cose a metà.
Eppure un pensiero mi affligge: ho iniziato la scuola a sei anni e non l’ho ancora finita e nemmeno vorrei.
Forse sono rimasto bloccato in qualche stadio infantile, ma come sto bene a scuola non sto in nessun’altro posto.
No, non farei mai il preside: mi piace stare in classe, anche se c’è chi tira palline di carta, chi ulula, chi fa la paperella e a volte sembra d’essere allo zoo. Ma mi diverto e mi pagano pure.
Per fortuna settembre non è poi lontano…