Tutti gli articoli di Angelo Paganini

Marialieve e la filosofia

Autogestione. In quarta B sono soltanto in otto. Svogliati.
Marialieve, di solito così diligente, afferma perentoria che la filosofia è come la gomma da masticare: dopo un po’ senti il bisogno di sputarla.
Pazienza, mi dico, Leibniz può dar fastidio a molti “palati”.
Ma ormai la fanciulla è scatenata. Non si ferma qui.
«Vorrei tanto avere un professore come Jonny Depp!»
Ti capisco, Marialieve. Io invece che a Jack Sparrow somiglio sempre più al dottor Balanzone. E il carnevale è già passato.
Ma fidati. Le prossime gomme da masticare ti piaceranno di più.

Il prof. Paganini nelle vesti di Leibniz - Pangloss - Balanzone. Disegno di Nello Colavolpe

Il professor Colavolpe mi ha gentilmente raffigurato nei panni di Balanzone, Leibniz, Pangloss.
I riferimenti a Leibniz (e a Pangloss) sono riconoscibili dalla macchina calcolatrice che regge con la mano sinistra e nell’oggetto che porta con la mano destra e che raffigura il sistema binario cui Leibniz dedico approfonditi studi ed una seconda macchina calcolatrice. Per quanto riguarda la gomma da masticare…

Li schifo e li odio

il professor Paganini


Non posso fare a meno di riconoscere che le novità e le differenze sono sempre un problema. Da questo nasce lo stupore e l’interrogativo che nutre la filosofia.
Ma alle domande è possibile rispondere seriamente o in maniera rozza, cercando scorciatoie di comodo.
Le scorciatoie, però, hanno il fiato corto…

L’Italia è spaccata su tante cose, la Lombardia è spaccata, e anche le nostre classi.
Io non voglio certo negarlo: immigrati e zingari possono essere un problema. Dove c’è immigrazione recente o ci sono differenze vistose nello stile di vita sorgono inevitabilmente contrasti sociali: è un dato di fatto.

Come rispondere?
Quella del semplice rifiuto mi sembra una risposta immatura ed infantile, un vano modo di cercare inutili scorciatoie.

Cito, errori compresi, dal noto libro a cura di Marcello D’Orta, Io speriamo che me la cavo

É giusto, secondo te, disprezzare i negri e quanti altri non sono come noi?
Ora io già lo so che tutti diranno che non è giusto, ma io invece dico che è giusto: infatti io credo che gli uomini non sono tutti uguali, ci sono i belli, i brutti, gli alti, i bassi, gli intelligenti e i scemi. così ci sono pure i popoli diversi. Per esempio, io ai tedeschi li schifo e li odio perché fanno scoppiare sempre la guerra, agli inglesi li schifo e li odio perché dicono che sono migliori di tutto il mondo, ai francesi li schifo e li odio perché fanno sempre la guerra del vino con noi. Ai negri io non li schifo e li odio perché non mi hanno fatto niente, però puzzano, e per questo mi fanno un po schifo.
A me mi piace solo l’Italia!!!

Non aggiungo commenti, per ora. Ognuno ci pensi.

Esigenze fisiologiche

Bella giornata oggi. A scuola in bici: 11 chilometri quasi tutti tra i campi del Parco Sud Milano.
L’aria è ancora fredda e il naso cola, ma ci si sente vivi e vivere è un piacere.
In classe, però, gli studenti sono distratti.
In quarta X, nel bel mezzo dell’approfondimento storiografico sui valori sociali nella Francia Napoleonica, Parioli proclama: «Mi scappa la cacca!». Lo invito allora, in buon emiliano, a dar soddisfazione alle sue esigenze fisiologiche e stranamente decide di rimandare.

Parioli proclama: -Mi scappa la cacca! - disegno di DarIO Passaro
 

Schopenhauer e le api

Molti ricordano un celebre paragone marxiano tra l’ape e l’architetto. Andava di gran moda negli anni ’70.
Per i nostalgici cito direttamente il buon Marx.

Il nostro presupposto è il lavoro in una forma nella quale esso appartiene esclusivamente all’uomo. Il ragno compie operazioni che assomigliano a quelle del tessitore, l’ape fa vergognare molti architetti con la costruzione delle sue cellette di cera. Ma ciò che fin da principio distingue il peggior architetto dall’ape migliore è il fatto che egli ha costruito la celletta nella sua testa prima di costruirla in cera. Alla fine del processo lavorativo emerge un risultato che era già presente al suo inizio nell’idea del lavoratore, che quindi era già presente idealmente. Non che egli effettui soltanto un cambiamento di forma dell’elemento naturale; egli realizza nell’elemento naturale, allo stesso tempo, il proprio scopo, che egli conosce, che determina come legge il modo del suo operare, e al quale deve subordinare la sua volontà.

Oggi, però, i miei bravi studenti di quinta X sono andati ben oltre ed hanno colto il ben più profondo rapporto che lega l’ape ed il filosofo.
Stavo facendo un giro di domande su Schopenhauer quando si è fatta la luce ed ecco la grande novità interpretativa: «Un posto centrale nel pensiero di Arthur Schopenhauer è occupato dall’importante figura dell’Ape Maia e dal suo celebre velo…».
Domine non sum dignus.

Arthur Schopenhauer

L’idraulico

il professor Paganini galleggia su un copertone nella sua casa allagata, con un libro in mano - disegno di Nello Colavolpe

Il guasto in bagno supera le mie limitate abilità e competenze, così mi risolvo a chiamare un idraulico.
Finalmente arriva, dopo alcuni giorni, perché ha più impegni del Presidente del Consiglio dei Ministri e guadagna più di un presidente di consiglio d’amministrazione.
Quando gli apro si presenta: «Buongiorno! Sono ‘l sciur Ferrari, l’idraulico». Si guarda in giro e «Ohé, ma quanti liber! Anche la mia Teresa la ghe n’ha tanti. Voleva fare la prufesoresa di lettere, ma mi gu di: “Fa minga la scema che i prufesur in tücc mort de fam. Ti te ghe de studiaa economia e commercio che ghem la dita de mandaa avanti”». Poi mi fissa e «Alura, svelt, in due l’è ‘l guast che il tempo è denaro?»
«Quale guasto? – gli dico – Ci dev’essere un equivoco. Non c’è nessun guasto e io non ho chiamato nessun idraulico. Del resto non avrei potuto permettermelo: faccio il professore!». Poi lo accompagno alla porta.
Speriamo che santa Caterina d’Alessandria, patrona dei filosofi, mi aiuti a riparare il guasto. Se no come lo spiego a mia moglie che ho cacciato via l’idraulico?

Ringrazio il professor Colavolpe per il bel disegno che rende più di tante parole.

Fanti e cavalieri!

É festa. Che cosa può mai fare un professore? Ovviamente corregge i compiti in classe.
Eh sì, sono qui che correggo i compiti di storia della terza X ed eccomi tra le mani il compito del mitico Mattia Losecchio: ampio, lunghissimo, dettagliatissimo (mi ha fatto saltare l’intervallo per finirlo).
Parla dei cambiamenti della tecnica militare nel corso della Guerra dei Cent’anni, spiega che un tempo «la cavalleria era il cuore della forza dell’esercito», ma che i sovrani, «dal momento che molti feudatari si sottraevano all’obbligo di difesa, cominciarono a dotarsi di una cavalleria leggera, formata da fanti, arcieri e balestrieri»
Oh Mattia, tu hai fatto un miracolo! La prossima volta, per restare allo stesso livello, dovrai propormi almeno un cerchio quadrato.

vignetta di Dario Passaro raffigurante un fante con un bastone con la testa di cavallo

panta rei

il professor Paganini


Correggo i compiti di filosofia della terza X.
Come sempre il compito di Mattia Losecchio è completo e dettagliato (il destino è nel nome).
Mi sto chiedendo come faccia e se veramente sia umano, quando, incredibile, trovo un errore. Invece dell’eracliteo panta rei che tutti ben ricordano, mi scrive phanta rei.
Grazie, Mattia!
Che sia sete o phantasia, sei tornato tra noi: sarà più bello darti un 10.