Diligente la signorina Tuzzi e scrupolosa, mi chiede indicazioni per la sua tesina: «Devo mettere i numeri di pagina? Devo scrivere qualcosa nell’intestazione?»
Sui numeri di pagina son tutti d’accordo: ci vogliono. E l’intestazione? Forse in un testo breve non è indispensabile, ma la metterei: Nome, Cognome, Titolo.
«E la bibliografia? Devo mettere la bibliografia anche se metto le note a piè di pagina?»
«È un servizio in più offerto al lettore. Per quanto precise siano le tue note, sarà contento di trovare raccolte insieme tutte le indicazioni bibliografiche che possono interessargli».
«E come devo elencare i libri?»
«Segui il buon senso: se ci sono argomenti diversi, suddividili. In ogni raggruppamento segui l’ordine alfabetico per autore. Se di un autore citi più libri, segui l’ordine cronologico. Ovviamente, se in qualche sezione della bibliografia l’ordine cronologico delle pubblicazioni dovesse contare più dell’ordine alfabetico, non esitare».
«E come devo compilare le voci della bibliografia?»
«Ci sono degli standard, ma non si tratta di leggi imperative. Quando adotti un criterio, però, segui sempre quello».
«Un esempio? Mi faccia un esempio».
«Eccolo: Cognome, Nome, Titolo del libro, Luogo di Pubblicazione, Casa editrice, anno di pubblicazione. Molti, però, mettono l’anno di pubblicazione, tra parentesi, subito dopo il nome dell’autore. Se il libro è una traduzione, è meglio indicare prima l’edizione originale».
«E se devo indicare un articolo tratto da una rivista o un contributo tratto da una raccolta?»
«Allora Cognome, Nome, “Titolo dell’articolo”, Nome della rivista o titolo della raccolta, Luogo di pubblicazione, numero della rivista, data di pubblicazione, numeri delle pagine. Anche in questo caso l’anno di pubblicazione può andare subito dopo il nome dell’autore e va messo tra parentesi».
Tutti gli articoli di Angelo Paganini
Forse che senza filosofia gli uomini non avrebbero la morale?
«Forse che senza filosofia gli uomini non avrebbero la morale? Sarebbe attribuirle troppo». Lo dice una giovane acuta. Ha ragione.
La morale è nata prima della filosofia. Esiste ovunque ci siano esseri umani.
Però… basta scoprire l’esistenza di morali diverse per porsi una domanda più alta. E questa è già filosofia.
Le risposte, poi, divergono.
Punti di domanda
Aggiornare il blog (versione 2.9.1 di wordpress) questa volta non è stato semplice. La versione del database era superata, ma il trasferimento ad uno nuovo creava vistosi problemi di codifica, tanti punti di domanda in rombi neri.
Le procedure previste per correggere la codifica non davano risultati apprezzabili.
Così ho pensato di ricorrere, sul file del database, al vecchio “trova e sostituisci”.
I risultati non sono completi, ma è già un passo avanti.
Chi trovasse errori nei propri articoli vecchi, può correggerli direttamente oppure segnalarmeli.
Grazie
Ringrazio per i consigli e per l’aiuto:
Relativisti
A ritroso. É evidente, ma qualche volta la scuola fa male. Non serve a niente, eppure mi vien da dirlo in francese: à rebours. E mi immagino à la recherche du temps perdu.
Tanta complicazione per dire che il seguito della storia l’ho già pubblicato: https://www.istitutocalvino.edu.it/blog/2010/02/la-coscienza/
«Sono intelligenti. Ah, quanto sono intelligenti!» proclama la professoressa Pvati. Non lo dice di tutte le classi. Qui riconosce i frutti migliori del suo lavoro, qui scopre i germi di nuove strepitose conquiste. Una terza superlativa.
Eppure qualche dubbio mi viene quando mi toccano alla quinta ora arruffati e confusi.
Amato scaracolla sulla sua sedia selvaggia: prima o poi riuscirà a domarla.
Crimi commenta disinvolto ogni mia parola: simpatico effetto eco, perbacco. Ma potessi spegnerlo…
Saracca si infila le penne nel naso e nelle orecchie. Gli cadono, le raccoglie, le infila, gli cadono, le raccoglie… ossessivo compulsivo.
Però in questa baraonda fanno anche osservazioni intelligenti.
«Ognuno ha una sua morale, diversa da quella degli altri» annuncia Bonetti fiero.
Ridacchiano gli altri, come se avesse scoperto l’acqua calda. Tutti individualisti e relativisti, in fondo.
L’ora è quasi finita. Faccio una domanda io: «A che cosa serve la morale, che funzione ha?»
«Serve a regolare i rapporti tra gli uomini» risponde Crimi.
«Siete d’accordo?» chiedo agli altri.
Non trovano di meglio.
«E come può essere un affare soltanto individuale ciò che serve a regolare i rapporti con gli altri?»
Suona la campanella. Ne parleremo la settimana prossima.
La coscienza
Dal mio diario
Rieccomi in terza.
«E come può essere un affare soltanto individuale ciò che serve a regolare i rapporti con gli altri?» ci chiedevamo la settimana scorsa.
«Prof, ognuno deve rispondere alla propria coscienza. Questo è l’importante. Se sei a posto con la tua coscienza, va tutto bene» insiste Crimi.
«Giusto, Crimi, bisogna seguire la coscienza, ma la coscienza ha sempre ragione?»
E la chiamano libertà…
Leggiamo in classe una pagina di John Locke, uno dei grandi padri della tradizione liberale.
1689, Locke considera i casi in cui chi detiene il potere ne abusa e pone le premesse per una dissoluzione del governo legittimo.
Agisce pure contro il suo mandato quando adopera la forza, i mezzi e gli uffici della società per corrompere i rappresentanti e guadagnarli ai suoi disegni; o quando apertamente impegna in anticipo gli elettori prescrivendo alla loro scelta persone che, con sollecitazioni, minacce, promesse o altro, ha associato ai suoi piani; e se ne serve per far eleggere uomini che già in precedenza hanno promesso di votare e deliberare in certe maniere.
Dettar legge in tal modo a candidati ed elettori e modificare la prassi elettorale che altro è se non stroncare il governo alle radici e appestare la fonte stessa della sicurezza comune?
Registrazioni incomplete
Il blog della scuola ha quasi 500 utenti. Di questi circa 140 sono del tutto inattivi e non hanno completato la loro registrazione con nome e cognome.
Chi vuole conservare la registrazione, la completi entro il 13 febbraio.
Dal 14 febbraio rimuoverò gli utenti inattivi con registrazioni incomplete
Morale, morali?
Fondare la morale?
I miei alunni non nascondono i dubbi. Il relativismo estremo sembra essere l’ovvietà dei giorni nostri.
Ma forse una risposta è possibile. Ci provo.
Non pretendo di essere originale: salgo sulle spalle di Aristotele. Nella Politica, dice che l’uomo è il più comunitario di tutti gli animali perché parla:
Continua la lettura di Morale, morali?É chiaro quindi per quale ragione l’uomo è un essere comunitario molto più di ogni ape e di ogni altro animale che viva in gruppo. Infatti, come sosteniamo, la natura non fa niente a caso. Tra gli animali solo l’uomo possiede la parola. La voce serve ad indicare la gioia e il dolore e, per questo motivo, la possiedono anche gli altri animali (…); il discorso invece serve ad esprimere l’utile e il nocivo, e quindi il giusto e l’ingiusto. Ecco l’elemento che differenzia l’uomo dagli altri animali: l’avere, egli solo, la percezione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e degli altri valori. L’avere in comune questi valori crea la famiglia e la polis.
Una terza speciale
Caotici ed effervescenti, arrivano a discutere tutti insieme ad alta voce. Fanno domande su domande e, prima che l’insegnante abbia finito di rispondere, ne fanno altre. Poi, per lo più, non son soddisfatti delle risposte. Insomma, anche se al prof costa fatica, potrebbe sembrare la classe ideale. Eppure, qualche volta, soprattutto alla quinta ora, son proprio irrequieti come se avessero la scabbia e distratti come se si sentissero già altrove.
Oggi, poi, c’è un’insolita effervescenza, un furtivo passare di mano in mano.
Che sarà mai?
Mi alzo di scatto: due mani si scambiano caramelle, manciate di caramelle.
Si bloccano un istante, sorridono: «Per far la vita meno amara, prof».
Quasi ne chiedo una anch’io.
Privatisti
Privatisti: arrivano, qualche volta, dagli istituti con presa d’atto del ministero specializzati in due cose: recupero anni e raccolta quattrini. La prima riesce poco; la seconda, mi dicono, va meglio.
Alcuni si illudono di poter comprare il successo scolastico.
Altri raccontano di quanto sia più seria la scuola privata: «I professori lavorano, non fanno come i fannulloni della pubblica: ci sono corsi anche il pomeriggio».
«Guarda che paghiamo, non vorrai farci buttare i soldi?» dice qualcun altro al figlio lazzarone.
Eppure, a volte funziona. Succede quando lo studente ci tiene davvero. É il caso di Elvio. Alla seconda bocciatura, mamma e papà gli avevano trovato un posto di lavoro. «Ma a settembre torno a scuola: recupero anni» aveva detto lui.
«Non vogliamo buttare i soldi»
«Ci metto tutti i miei risparmi e gli stipendi dell’estate. Se non bastano, pagherò la differenza quando ricomincerò a lavorare».
Elvio il diploma l’ha pagato, eppure se l’è anche meritato.
Ma come lui… ho conosciuto soltanto lui.