Tutti gli articoli di Andrea Maserati

Martin Lutero

Dipinto raffigurante Martin Lutero
Martin Lutero

Martin Lutero nacque il 10 novembre 1483 ad Eisleben, una città situata nella regione centro-orientale della Germania. Suo padre, Hans Luther, aveva fatto fortuna come imprenditore nelle miniere di rame, mentre la madre, Margarethe Ziegler era una massaia.

Nel 1484 poco dopo la nascita di Martin (primo di 7 fratelli), i genitori si trasferirono nel vicino paese di Mansfeld, dove il padre era stato eletto quadrumviro, rappresentante e difensore della cittadinanza davanti alle autorità superiori. Proprio in questa cittadina Lutero frequentò la scuola di latino mentre successivamente nel 1497 si recò a Magdeburgo per proseguire gli studi presso la scuola dei Fratelli della Vita Comune. Lutero ci rimase solo per un anno, infatti successivamente andò a vivere da alcuni parenti ad Eisenach, dove stette fino al 1501.

Continua la lettura di Martin Lutero

Gengis Khan

Gengis Khan, monumento a Hulunbuir, Mongolia Interna, Cina
Gengis Khan, monumento a Hulunbuir, Mongolia Interna, Cina

Gengis Khan, fondatore dell’impero mongolo, nacque a Yesunge in una tenda piantata nei pressi del fiume Onon, la zona che odiernamente corrisponde alla Mongolia settentrionale, fra il 1155 ed il 1167.Suo padre era Yesughei Khan, capo incontrastato d’alcune tribù minori riunite sotto il nome di Manghol (i mongoli). Questo diede a suo figlio il nome Temujin, che come tradizione di quella popolazione, faceva riferimento ad una gloriosa impresa appena compiuta dal genitore: infatti il padre aveva appena sconfitto due capi tartari, uno dei quali si chiamava proprio Temujin.

Gengis Khan passò la sua giovinezza a combattere battaglie con un piccolo esercito contro l’Impero Cinese per esser degno di guadagnare il tanto ambito posto del padre una volta che sarebbe morto (Khan=sovrano).

Dopo che suo padre fu avvelenato dai tartari , a soli 9 anni dovette occuparsi della sua famiglia e soprattutto di tutta la sua tribù poiché ne era diventato il sovrano. Targhutai, capo dei Taciuti, voleva impossessarsi del territorio ereditato dal ragazzino e percui radunò sotto il proprio potere gran parte dei clan un tempo fedeli a Yesughei ed attaccò il campo. Gengis Khan data l’evidente inferiorità, lasciò tutto e si rifugiò sulle montagne, anche se poi venne sgominato e quindi catturato. Per un certo periodo venne trasportato da tenda in tenda come un trofeo, ma poi una notte riuscì a scappare sul monte Burkan Kaldun e radunando tutti i suoi famigliari preparò la sua rivincita.

Gengis Khan richiamò così a sé molti giovani figli di vecchi compagni del padre e con loro organizzò razzie sempre più grandi ai Taciuti, lasciando in vita chi si fosse unito al suo gruppo.

Negli anni successivi, si recò presso l’accampamento di Dai Sescen dove celebrò le nozze con la sua promessa sposa Borte, e grazie a questo il suo esercito aumentò, poiché la donna gli spedì un grande numero di servi che sarebbero stati mandati a vivere nella sua città. Perciò, avendo riunito con la forza ormai tutte le tribù della Mongolia, venne nominato dai capi dei vari clan il “capo supremo delle genti mongole” e nel 1211 iniziò il suo piano per la conquista dell’Asia centrale.

Il nuovo condottiero si rese conto però che le organizzazioni militari delle tribù mongole numericamente contenute limitavano le potenzialità di conquista. Creò così il Touman, un esercito unico costituito da ben 10000 unità,  che però richiedeva anche un’organizzazione del comando e una grande disciplina sconosciute in passato. L’organizzazione creata da Gengis Khan dell’esercito mongolo rendeva visibile ogni soldato e le sue qualità da combattente sino dalla giovane età. I migliori potevano così entrare nella legione personale del Khan, la guardia imperiale, diventando così una vera e propria scuola per ufficiali. Il sistema basato rigidamente sul merito infondeva nei militari mongoli la gran voglia di mettersi in evidenza e sperare in una possibile promozione, e questa fu l’arma segreta del Khan che lo portò a grandi conquiste belliche, infatti riuscì a trasformare un’orda di nomadi pastori e cacciatori in un’armata invincibile.

Negli anni successivi riuscì in grandissime imprese e condusse il proprio esercito alla conquista della Cina, della Russia, della Persia, del Medio Oriente e della parte dell’Europa orientale, mettendo in atto la sua filosofia “con noi o contro di noi”. Riuscì a creare l’impero più grande della storia.

Fu un condottiero molto abile e impavido, anche se certe volte un po’ crudele (la sua filosofia era “con noi o contro di noi”), ma il suo animo virtuoso era bilanciata da alcune semplici paure, come quella per i cani e credenze negli spiriti e nelle tradizioni sciamane.

Gengis Khan morì il 18 agosto 1227 a causa di una caduta da cavallo, quando il suo impero si estendeva dal Mar Caspio al Mar Cinese, dalla Persia alla Siberia meridionale. Tuttavia questo grande Impero sopravvisse integro per pochi decenni, fino alla morte di suo nipote Kubilai Khan nel 1294.

La società di Platone

Scultura raffigurante la testa di Platone
Testa ritraente Platone, rinvenuta nel 1925 nell’area sacra del Largo Argentina a Roma e conservata ai Musei Capitolini. Copia antica di opera creata da Silanion.
L’originale, commissionato da Mitridate subito dopo la morte di Platone, fu dedicato alle Muse e collocato nell’Accademia platonica di Atene.

Platone, fra le tante opere scritte, ne ha prodotta una per me molto significativa: La Repubblica. Vi presenta il concetto di giustizia ed un modello di organizzazione dello Stato.

Secondo Platone l’anima dell’uomo è costituita da tre diverse parti: razionale, animosa e concupiscibile (desideri corporei). Per rendere al meglio all’interno della società, ogni individuo viene indirizzato verso un’occupazione specifica, secondo il tipo di anima che in lui prevale. Secondo il filosofo, ad esempio, i governanti devono avere un’anima in cui prevale la parte razionale, saper distinguere il bene dal male e possedere il senso della giustizia. Quindi Platone intende che il governo debba essere gestito da filosofi. Sostiene, cioè, un governo di tipo oligarchico, mentre si dimostra critico nei confronti della democrazia, ritenuta una forma di governo inefficiente.

Platone introdurrebbe nel suo stato un sistema che oggi verrebbe definito comunismo appunto “platonico”, in cui suggerisce l’abolizione della proprietà privata nelle classi superiori e l’introduzione della comunione dei beni al fine che tutti siano tenuti a vivere condividendo i propri possedimenti nell’interesse della comunità. Questa iniziativa è pensata anche affinché non si formino caste all’interno della società poiché Platone pensa che non ci debbano essere al suo interno differenze eccessive di ricchezza e povertà in quanto anche nocive e possibili fonti d’ingiustizia.

Il filosofo propone inoltre che lo stato non debba essere troppo esteso, affinché i confini siano ben protetti.

Secondo Platone le donne dovrebbero avere gli stessi diritti degli uomini e ricevere lo stesso tipo di educazione. Non dovrebbero esistere coppie fisse perché la stessa sessualità dovrebbe essere esercitata come servizio alla comunità ed i periodici accoppiamenti decisi dai governanti allo scopo di ottenere la miglior prole possibile.

Secondo il comunismo platonico, i bambini dovrebbero essere tolti alle famiglie in tenera età e allevati in comune a cura dello Stato, ignorando i loro genitori naturali, e considerando ogni adulto come un padre e ciascun ragazzo come un fratello.

I ragazzi fin da giovani in base alla loro predisposizione, dovrebbero essere indirizzati verso le attività più opportune per il loro tipo di anima:

  • prevalenza dell’anima razionale: educazione ginnico-musicale, studio di matematica, astronomia e filosofia per diventare, infine, governanti
  • prevalenza della parte animosa: educazione ginnico-musicale per diventare guerrieri
  • prevalenza della parte concupiscibile: avviamento al lavoro manuale.

Questo tipo d’organizzazione politica e sociale è sicuramente di tipo utopistico, Platone ne era consapevole. Nonostante questo, il filosofo ha scritto questa composizione per mandare dei messaggi chiari alla comunità:

  • chi governa deve avere come punto di riferimento sempre e soltanto il bene comune
  • la ricchezza spesso corrompe.

L’uomo dei record

Lionel Messi con la maglia del Barcellona

Lionel Messi, famosissimo giocatore del Barcellona, domenica 9 dicembre 2012 ha infranto il record di gol segnati in un anno solare (85 gol), detenuto in precedenza da Gerd Muller e che durava ormai dal 1972. Questo record battuto non fa altro che confermare le grandi qualità del giocatore catalano, il quale ha dimostrato in diverse occasioni le sue qualità innate per il gioco del pallone.

Lionel Messi è nato a Rosario il 24 giugno 1987 da una famiglia molto povera e composta da altri due fratelli ed una sorella. Fin da piccolo Lionel dimostra le sue grandi qualità balistiche, ma la strada verso il calcio professionistico gli viene sbarrata da un problema di malfunzionamento degli ormoni della crescita che lo porta ad essere di statura molto bassa, tanto che viene soprannominato da tutti la pulga (la pulce). Nonostante questo Carles Rexach, il direttore sportivo del Barcellona, quando lo vede giocare per la prima volta rimane talmente estasiato dal suo talento che è pronto a portarlo a giocare nel suo team e si rende anche disponibile a pagargli le cure molto costose qualora si fosse trasferito in Spagna. Messi accetta subito questa opportunità e non avendo a disposizione della carta Rexach fa firmare a Messi un contratto scritto addirittura su un tovagliolo di carta.

Così il giovane Lionel si trasferisce in Spagna e comincia la sua nuova avventura al Barcellona ufficialmente il 1 marzo 2001 aggregandosi alla cantera catalana, dove comincia anche le sue costose cure ormonali, che lo porteranno a crescere fino all’altezza di 1,69m. Dopo soltanto tre anni, il 16 ottobre 2004 all’età di 17 anni fa il suo esordio con la prima squadra e il 1 maggio 2005 segna il suo primo gol. Fin dalla sua prima partita con il Barcellona offre delle prestazioni ottime, che gli permettono di giocare sempre di più, fino a diventare titolare fisso nella formazione blaugrana. Messi comincia così a segnare e a fare assist regolarmente, evidenziando una superiorità tecnica netta nei confronti dei suoi avversari e dei suoi compagni che lo porta ad essere determinante in quasi tutte le partite da lui disputate.

Nel corso di questi anni Lionel ha vinto un numero spaventoso di trofei con il Barcellona (5 Campionati spagnoli, 5 Supercoppe di Spagna, 2 Coppe di Spagna, 3 Champions League, 2 Supercoppe Uefa, 2 Coppe del Mondo per club), ma ha anche vinto numerosi trofei individuali. Quelli più di spicco sono i tre palloni d’oro vinti consecutivamente (2009-2010-2011) che lo portano ad eguagliare giocatori leggendari come Michel Platini, ma avendo ancora 25 anni ha grandi possibilità d’infrangere questo record prestigioso.

La sua statura ed il suo tocco di palla magico rendono quasi impossibile non paragonarlo ad un altro grande calciatore che ha fatto la storia di questo sport: Diego Armando Maradona. I giornalisti spesso si sono sbilanciati, affermando che Messi sia anche più forte di colui che viene ritenuto “il più grande di tutti”. Probabilmente ci saranno tanti dubbi e opinioni riguardo questo tema, ma credo che non si potrà mai arrivare ad una soluzione comune, poiché i due giocatori sono vissuti in due periodi storici diversi ed ognuno dei due ha comunque scritto una pagina importante nella storia del calcio.

Giovanna d’Arco

Ritratto di Giovanna d'Arco


Fra il 1337 e il 1453, la Francia e l’Inghilterra si affrontarono nella famosa guerra dei Cent’anni, causata da problemi di eredità del trono dopo la morte del re francese Carlo IV. Infatti il re inglese, il parente maschio più prossimo, perché figlio di Isabella (la sorella di Carlo IV) rivendicò il trono, ma i francesi gli preferirono Filippo IV di Valois, la cui parentela era meno stretta, ma in linea maschile, come previsto dalla legge salica. La guerra in un primo momento vide la netta supremazia degli inglesi, testimoniata da diverse vittorie come ad esempio quella di Calais. Ormai la Francia sembrava spacciata, anche perché ci furono diversi scontri interni anche fra concittadini causati dal malcontento per l’andamento fallimentare della guerra. Fortunatamente nel 1415, grazie al grandissimo apporto di Giovanna d’Arco, l’inerzia della guerra cambiò.

Giovanna d’Arco nacque verso il 1412 nel villaggio di Domrémy, un paesino sulla Mosa ai confini fra la regione della Champagne e quella della Lorena. Viveva in una famiglia numerosa dedita all’agricoltura e, come la maggior parte delle persone di questa classe sociale, non sapeva né leggere né scrivere.

Nell’estate del 1425, all’età di tredici anni, cominciò ad udire delle voci da lei attribuite all’arcangelo Gabriele e alle sante Margherita e Caterina. Sin dall’inizio le fu comunicata la sua missione: era stata scelta da Dio per salvare la Francia e aiutare il Carlo VII, erede legittimo al trono. Da quel momento Giovanna cominciò a passare gran parte delle sue giornate a pregare e a confessarsi.

Una sera, quando tornò dopo un pomeriggio passato nei campi, scoprì che il suo villaggio fu invaso dagli inglesi. Perciò egli si nascose in una credenza e assistette alla morte della sorella diciottenne, violentata e uccisa da alcuni soldati. Giovanna venne quindi mandata a vivere dagli zii in un villaggio vicino.

Dopo aver lasciato per sempre l’unica casa che avesse mai conosciuto, spinta dalla chiamata divina, Giovanna si recò a Chinon per incontrare il re Carlo VII che furono informati riguardo le visioni della ragazza. In un primo momento, il re nutrendo dei sospetti sulle sue intenzioni, incaricò il suo migliore arciere di prendere il suo posto sul trono. Arrivata al castello, Giovanna si accorse dello scambio e lo rivelò apertamente, suscitando lo stupore del re che le concesse un colloquio privato. La donna, disse a Carlo che sarebbe stato incoronato a Reims e avrebbe scacciato gli Inglesi dalla Francia ed infine gli chiese espressamente di organizzare l’assedio alla città d’Orléans

Convinto dalle premonizioni di Giovanna, Carlo la mise a capo di un esercito con il quale raggiungere la vittoria sugli inglesi e assicurare la città di Reims per l’incoronazione.

Giovanna si presentò sul campo di battaglia con indosso un’armatura bianca e con un proprio vessillo. L’apparizione impressionò profondamente entrambi gli eserciti, non abituati a vedere una donna impegnata nei combattimenti. La Pulzella d’Orléans condusse alla vittoria i francesi, motivati dalla loro carismatica condottiera. Ma la caparbia Giovanna, determinata a sferrare un altro attacco, radunò nuovamente le truppe per liberare per sempre la città di Orléans dalla dominazione inglese. Nonostante il grande sforzo per l’attacco finale, i francesi fallirono nel loro tentativo e si dovettero ritirare, anche perché Giovanna venne colpita da una freccia nel petto.

Nonostante questo, gli eserciti francesi continuarono a trionfare sugli inglesi, sempre più indeboliti, ma Giovanna iniziò a provare un grosso senso di colpa scaturito dalla carneficina di vite umane sacrificate per questa guerra. Perciò la Pulzella contattò il re d’Inghilterra tramite una lettera proponendo loro di ritirarsi.
Come per miracolo il re accettò la proposta. Si trattò di una vittoria sorprendente che consentì l’incoronazione di Carlo a Reims, proprio come Giovanna aveva predetto.

Una volta incoronato, Carlo VII sembrò pienamente soddisfatto, ma on altrettanto Giovanna, che decise di continuare a combattere nonostante le sue truppe, ridotte ormai da varie migliaia a poche centinaia di uomini, erano stanche e affamate. Diverse persone informarono Giovanna che non soltanto Carlo aveva abbandonato l’intenzione di fare una guerra, ma stava pianificando un modo per tradirla. La giovane però non ascoltò nessuno perché si sentiva obbligata a continuare a combattere con determinazione fino a quando le “voci” non le avessero ordinato altrimenti.

Contro ogni parere , la Pulzella fa spedita dal re verso Compiègne dove ebbe luogo una battaglia durante la quale venne fatta prigioniera dai cavalieri del duca di Borgogna.

Abbandonata da tutti, Giovanna venne accusata di eresia e di stregoneria ed ebbe quindi inizio il processo per dimostrare che era una strega. Più e più volte le vennero poste domande sulle sue visioni e sulla sua fede nella Chiesa Cattolica.

Poco prima che il processo si concludesse, venne chiesto alla Pulzella di rinunciare alle sue vecchie aspirazioni e di giurare di non indossare più armi o abiti maschili, pena la morte sul rogo. Giovanna accettò e così fu solo condannata alla prigione a vita. All’ultimo momento, però, la giovane donna si rifiutò di sottomettersi al giudizio di una corte inglese e questa sua decisione fece di lei un’eretica destina a morte certa.

Nel maggio del 1431, Giovanna d’Arco venne bruciata sul rogo nella piazza del Mercato Vecchio di Rouen.
Giovanna d’Arco fu una donna molto importante per la storia Francese, poiché diede un grosso contributo alla liberazione della Francia dagli invasori inglesi. Molti studiosi mettono in dubbio le sue molteplici visioni religiose, ma comunque tutti sono d’accordo sul grande coraggio che ha messo in campo e che ha dato quella motivazione in più utile ai soldati francesi per combattere al meglio per la propria patria.

Ayrton Senna: un nome, una leggenda

Ayrton Senna
Ayrton Senna

Ayrton Senna è stato un pilota di F1 ed ha corso per varie scuderie, dalla meno famosa Toleman fino alla più rinomata McLaren. Il pilota nasce a San Paolo il 21 Marzo 1960 e, grazie alle buone risorse economiche del padre, riesce ad entrare nel mondo dell’automobilismo. Inizia a correre sulla pista d’Interlagos ottenendo subito grandi risultati grazie alla sua bravura innata, ma anche per il desiderio di misurarsi con chi è migliore di lui.

Dopo diversi anni di gavetta nelle categorie minori, esordisce finalmente in F1 nel 1984 nel Gran Premio del Brasile guidando la vettura della scuderia Toleman. Fin dalle prime gare, Ayrton riesce ad ottenere ottimi risultati con la sua monoposto, anche se inferiore  per prestazioni a vetture come la McLaren e la prestigiosa scuderia di Maranello. Una gara di quell’anno che è entrata nella storia è stata quella di Montecarlo in cui il pilota brasiliano è arrivato secondo sotto un diluvio, evidenziando una superiorità quasi imbarazzante nella guida su una superficie bagnata rispetto a tutti gli altri piloti. Dopo tre anni in cui garegga per la Lotus, con cui ottenne nuovamente risultati strabilianti, nonostante la sua monoposto non fosse pienamente all’altezza delle  migliori, Senna nel 1988 passa alla McLaren, la scuderia con l’autovettura più performante in F1. Ad aspettarlo come compagno di squadra non c’era però un dilettante, ma il pluricampione del mondo di F1 Alain Prost. Fra i due, nelle successive due stagioni, ci sarebbe stata una intensa lotta interna per la vittoria del titolo mondiale, senza esclusioni di colpi.

Continua la lettura di Ayrton Senna: un nome, una leggenda

Il mito…

Per comprendere che cos’è un mito abbiamo preso spunto da una frase citata da Mircea Eliade, scrittore rumeno autore di diversi libri:

Il mito è un testo sacro; si riferisce ad un avvenimento che ha avuto luogo nel tempo primordiale, il tempo favoloso delle origini. È dunque sempre il racconto di una “creazione”: si narra come qualcosa è stato prodotto, come ha cominciato a essere.

Ritratto di Mircea Eliade (1907-1986) su un francobollo moldavo
Ritratto di Mircea Eliade (1907-1986) su un francobollo moldavo

Un esempio di mito che riguarda la creazione è quello in cui si narra che Dio, in sette giorni, creò il nostro pianeta: dal cielo alla terra, dagli animali agli uomini, dal buio alla luce. Tutto in sei giorni ed infine al settimo giorno si riposò. Continua la lettura di Il mito…