Sabato libero per risparmiare sul riscaldamento?
Dopo le sollecitazioni di Marina Lazzati, assessore all’istruzione ed all’edilizia scolastica della provincia di Milano, anche noi del Calvino ci siamo espressi.
Gli studenti delle nostre due sedi hanno votato a grande maggioranza per il no. I professori si sono divisi.
Mentre i colleghi di Noverasco, compatti, hanno fatto la stessa scelta dei loro studenti, a Rozzano è stato accolto l’invito dell’assessore: chiusura della scuola nella giornata di sabato.
Non si poteva, però, ignorare l’opposizione degli studenti spaventati dall’idea di dover concentrare troppe ore di lezione in una giornata.
Per convincere gli alunni, i docenti favorevoli al sabato libero hanno trovato la soluzione perfetta: «Tranquilli ragazzi, la scuola sarà meno pesante: faremo didattica laboratoriale».
Ma è così facile cambiare il modo di lavorare a scuola?
Io credo proprio che non sia facile. Altrimenti lo avremmo fatto prima.
Non è facile perché ogni organizzazione ha le sue routine, le sue abitudini, le sue tradizioni. Al cambiamento resisteranno inevitabilmente molti insegnanti, ma anche, badate bene, molti studenti. Anche per loro è rassicurante fare come si è sempre fatto.
Saranno quasi inevitabili un aggravio di fatica per gli studenti, un peggioramento dei risultati scolastici e, per conseguenza, potranno aumentare le bocciature.
Che fare?
Ecco la mia proposta: si parta prima con la didattica laboratoriale, supportandola magari con opportune iniziative di aggiornamento.
Se l’esperienza si dimostrerà positiva, potremo passare, senza rischi, al sabato libero. Se non funzionerà, avremo almeno evitato di appesantire l’orario giornaliero dei nostri studenti.