Il 4/12/13 siamo andati al Teatro Fellini di Rozzano per partecipare a un incontro con un gruppo di detenuti e non detenuti, guidati da uno psicologo, che formano una specie di “gruppo” chiamato “Gruppo della Trasgressione”. Hanno partecipato molte classi da diverse scuole.
All’inizio dell’incontro, l’esperto ha fatto un discorso introduttivo che è stato lungo e difficile da capire. Dopo è iniziata la parte che mi ha veramente colpito: i detenuti hanno recitato in un breve sketch, che mi ha fatto sorridere; tuttavia non ho capito se la scena rappresentata fosse veramente tratta da alcune delle loro vite, o se fosse solo una rappresentazione fittizia della vita di un gruppetto di ragazzi che “giocano a fare i grandi” arrivando addirittura a trasgredire le leggi e pagandone le conseguenze, spesso finendo per essere arrestati e condannati alla reclusione, cosa che non capisco del tutto, perché è giusto che chi ha compiuto un crimine deva pagare, magari anche andando in prigione, ma il senso stesso della parola lascia intendere che il carcere sia solo un luogo di reclusione e isolamento, anziché un posto dove anche le persone che hanno commesso i reati peggiori possono avere la possibilità di rifarsi una vita e non “restare nella m…. per sempre”, come si è detto in classe.
Dopo la “scenetta”, i detenuti hanno descritto la loro esperienza in carcere. Alcuni sono dentro da qualche anno e presto usciranno di prigione, altri sono condannati all’ergastolo e probabilmente usciranno dopo trenta, quarant’anni o non usciranno nemmeno, perché le condizioni opprimenti di alcune strutture di reclusione sono tali da ripercuotersi negativamente sui detenuti. Alcuni, inoltre, hanno detto che la prigione è una palestra di vita; mentre altri sostenevano il contrario, cioè che stare dietro le sbarre è negativo e che, uscendo, si tende a comportarsi nuovamente come criminali o si è vittime dell’isolamento sociale.
Quello che ho capito da questa esperienza è che, se le prigioni fossero luoghi di rieducazione, i metodi applicati lì devono mirare a migliorare le vite dei carcerati, altrimenti dovrebbero cessare di esistere.
Maria
L’incontro con i membri del gruppo della trasgressione è stato molto toccante, ascoltare storie degli errori che hanno commesso che prima d’ora pensavo accadessero solo nei film mi ha fatto riflettere. Questo incontro mi ha tolto pregiudizi sulle persone che finiscono in carcere: ho capito che sono le situazioni che ti portano a fare reati e atti osceni, che le persone non nascono cattive ma le condizioni in cui si ritrovano a vivere le portano ad esserlo. Ho capito che le persone possono cambiare e capire gli errori commessi precedentemente.
I membri di questo gruppo non chiedono perdono ma solo accettazione e le loro storie le raccontano con l’anima e si capisce che si sono veramente pentiti.
Mi hanno insegnato ad esternare i miei sentimenti con le persone così da essere aiutata a compiere le scelte giuste. Mi hanno insegnato che tutti hanno bisogno di un’altra possibilità.
Voglio, quindi, ringraziarli con tutto il cuore per avermi fatto trascorrere attimi così significativi e profondi.
Arianna