A una prima superficiale osservazione e lettura dei testi può sembrare che Sant’Agostino voglia far dipendere la ragione umana dalla fede. Invece, leggendo le sue considerazioni sul rapporto tra fede e ragione, o meglio ancora tra fede e conoscenza, si scopre un uomo d’avanguardia, le cui idee anticipano di secoli molti studi filosofici successivi.
Secondo Agostino infatti la fede e la ragione umana, non devono essere viste come due mezzi contrastanti per raggiungere la conoscenza, ma come due potenzialità che l’uomo deve saper integrare. Le Scritture così come ci furono consegnate usano spesso un linguaggio ambiguo, perciò la ragione può aiutare la fede a comprendere le verità rivelate, interpretando metafore e immagini bibliche. Ma allora la ragione umana è migliore della fede e la sovrasta? No perché la ragione umana può spingersi ovunque, ma non ci permette di sapere cosa si deve raggiungere, allora la fede entra in gioco e guida l’animo umano alle decisioni giuste.
In alcune occasioni però è necessario che si lasci spazio per indagare alla ragione, e che solo in seguito la fede intervenga per analizzare ciò che la ragione ha scoperto.
Sant’Agostino dà un esempio di ciò parlando dei testi antichi: spiega infatti come l’uomo possa imparare dagli scritti antecedenti al cristianesimo, ma si debba servire di essi come un mezzo: non rinnega la validità dei testi pagani, ma ritiene necessario analizzare la loro dottrina sotto un ottica cristiana.
Citando il filosofo: “Non si tratta di rigettare la fede, ma di percepire con la luce della ragione le verità che già credi con la ferma fede”. Ciò che ci sta dicendo è che la fede (ma vale anche per altre correnti di pensiero) non varia la propria natura se osservata con la razionalità, ma deva farsi forte di ogni tipo di conoscenza che possiamo fornirle. Agostino dice inoltre che non si deve mai subordinare la ragione alla fede poiché ci furono donate allo stesso modo, ed essendo un dono è bene che usiamo anche la ragione; inoltre senza di essa non potremmo nemmeno capire cosa voglia dire “credere in Dio”.
Agostino rimane però un uomo di chiesa e un teologo, e conclude dicendo che la fede deve essere anteposta alla ragione là dove essa non può spingersi, e che grazie alla fede che purifica la mente, la ragione può riprendere la sua strada.
Tenendo conto del fatto che queste sono parole di un religioso del IV secolo d.C. è innegabile che siano all’avanguardia per la loro epoca.
Pur non essendo io credente ritengo questi pensieri assai saggi e queste idee moderne. Infatti alla ragione umana serve un metodo per scegliere la strada da percorrere, e sia esso la fede o qualsiasi altra dottrina, è importante che nessuno dei due venga subordinato all’altro. Ciò è importante poiché l’uomo rimane prima di tutto un essere razionale.
Buongiorno Dott. Ripamonti, quale può essere nel suo ragionamento l’alternativa laica alla fede nella guida della ragione verso un principio, un fine del nostro essere e agire?