Oggi studiavo storia per la famigerata simulazione di terza prova. Argomento: primo dopoguerra e fascismo.
Leggendo di quest’ultimo ho iniziato a pensare a che periodo dovesse essere e a come sia stata possibile l’instaurazione di un simile regime.
Facile, mi direte voi: gli oppositori vengono eliminati, si controllano i mezzi di comunicazione e la cultura, si promuovono eventi e organizzazioni che facciano scomparire il singolo a favore di un sentimento collettivo di unione e nazionalità. In sostanza viene a mancare la libertà di parola e quindi non si hanno più diversi punti di vista, l’informazione viene controllata e sottoposta a pesante censura.
Libertà di parola: penso sia questo il concetto-chiave. Al riguardo Voltaire diceva:
“Non sono d’accordo con le tue opinioni, ma difenderò sempre il tuo diritto ad esprimerle.”
Credo che siamo tutti d’accordo con lui, no? Le libertà di parola e di pensiero sono dei diritti fondamentali di ogni individuo.
Eppure…
Al giorno d’oggi spesso sentiamo parlare di episodi come ad esempio la chiusura di un blog o di una pagina su un qualunque social network perchè contente argomenti che istigano alla violenza, all’odio verso qualcuno. Facebook permette di “segnalare” i contenuti ritenuti inappropriati dagli utenti e tra le motivazioni che si possono indicare, oltre a nudismo e bullismo, c’è: contenuto che incita all’odio e/o alla violenza.
Ma queste non sono limitazioni alla libertà di espressione? Non sono forse queste forme di censura? La risposta a me sembra affermativa e di conseguenza mi sorgono altri dubbi: se esistono dei limiti, con che criterio devono essere posti? Quando si può dire che tale diritto sia stato violato?
A queste domande non so trovare una risposta convincente. L’unica possibilità che mi viene in mente è che libertà di pensiero e di parola debbano essere due concetti separati. Sei libero di pensare tutto quello che vuoi, ma devi stare attento a esprimere le tue opinioni in pubblico (o sul Web): potresti essere “bannato”.
Incitare alla violenza significa spesso invitare a commettere reati gravi: si può trattare di istigazione a delinquere o di apologia di reato.
http://it.wikipedia.org/wiki/Apologia_di_reato.
Poi, ovviamente, un privato può decidere di non ospitare nel suo spazio web opinioni razziste o violente anche quando non costituiscono reati.
Io credo che la libertà di parola ed opinione sia un diritto, come hai detto tu, che tutti reputano essenziale ma che non sempre viene rispettato. Alla tua domanda “se esistono dei limiti, con che criterio devono essere posti?” rispondo: secondo me è giusto che questi limiti esistano ma devono essere posti quando un individuo non usufruisce di questa libertà solo per dare un suo parere ma ne approfitta per danneggiare gravemente qualcuno o qualcosa. La libertà di parola ed espressione DEVE limitarsi all’esprimere la propria opinione ovviamente accompagnata da un’adeguata dimostrazione o da motivazioni.
Credo poi che anche i fascisti (prendo loro come esempio perché li hai citati) debbano essere liberi di esprimere la loro opinione, di giustificare o motivare ciò che è accaduto durante la seconda guerra mondiale perché solo così si può cogliere il vero significato della storia, le motivazioni e le cause che hanno portato a quell’orribile accadimento che fu l’olocausto. Solo così possiamo cercare di evitare che la storia si ripeta, che non si ripeta una tale tragedia dal punto di vista storico, umano e culturale.
Solo se abbiamo a disposizione il punto di vista di tutti, anche di quelli il cui pensiero è opposto al nostro, possiamo arrivare ad avere un’opinione completa, valida ed argomentata. E solo così a nostra volta potremo disporre del diritto di libertà di parola.
Cara Robbè,
ma sbaglio o quando ti sei registrata su Facebook hai spuntato il famoso check-box con il quale hai dichiarato il tuo consenso per le condizioni di utilizzo? Credo sia una cosa lecita imporre i termini di servizio, cosa che d’altronde fanno tutti i siti ormai.