S. Tommaso d’Aquino spiega che l’uomo non sarebbe pienamente uomo se non mirasse a qualcosa che sta al di sopra dell’uomo stesso. La ragione umana può dimostrare che Dio esiste risalendo quindi a Dio dalla realtà, ma l’uomo non può arrivare al suo destino se non attraverso la sua libertà. La libertà è la capacità che l’uomo ha di essere arbitro, cioè padrone delle proprie azioni, scegliendo tra varie possibilità e alternative: di agire oppure di non agire, di fare una cosa piuttosto che un’altra. Se l’uomo fosse portato al suo destino senza libertà, non potrebbe essere felice, non sarebbe una felicità sua, non sarebbe il suo destino. E’ attraverso la sua libertà che il destino, il fine, lo scopo, l’oggetto ultimo può diventare risposta per lui. Il destino è qualcosa di fronte al quale l’uomo è responsabile, è frutto della libertà. La libertà dunque ha a che fare non solo con l’essere protesi a Dio come coerenza di vita ma anche con la scoperta di Dio. Ci sono tanti scienziati, letterati che approfondendo la loro esperienza, hanno scoperto Dio, e tanti che invece hanno creduto di eliminare Dio attraverso i loro studi. Questo significa che riconoscere Dio non è un problema né di scienza né di sensibilità estetica o filosofica, ma è un problema di libertà. La volontà dell’uomo impone delle scelte buone o cattive seguendo un proprio giudizio. La grazia divina “infonde” virtù che portano l’uomo ad una felicità che in questa vita non si potrà trovare. Nel fare ciò, la grazia non distrugge la libertà umana perché ciascuno si muove secondo la propria volontà, liberamente. La grazia divina è dunque indispensabile perché l’uomo voglia il bene e raggiunga la felicità, ma è una grazia che l’uomo vuole liberamente e che quindi “non ha luogo senza un movimento del libero arbitrio”. Ciò significa che ogni uomo decide o meno di chiedere la grazia per sé, e quando la chiede lo fa perché è cosciente di non essere in grado, senza di essa, di raggiungere il proprio destino.
Non posso discutere la sua riflessione sul pensiero di San Tommaso perché non lo conosco (lo dovrebbe fare con chi ne sa qualcosa oppure provare quello che dice se dice e mostra di riassumerlo a tutti), ma la sua ultima frase é smentita ad esempio dalla vita di Alfonse Ratisbonne, un agnostico (ebreo) dell’ottocento che non ha scelto da solo il suo destino, a dire il vero. E’ vero però che in seguito ha scelto liberamente di farsi presbitero. E’ un caso neanche unico (v. San paolo). Che cosa ciò voglia cdire in termini filosofici, non sono in grado di dirlo. In termini semplici, Dio é al di sopra della nostra comprensione e dei nostri ragionamenti e non manca di sorprenderci.
Certo.
Potremmo citare anche André Frossard.
Tuttavia questo dal punto di vista di Tommaso d’Aquino e della Chiesa cattolica non esclude la libertà umana: l’idea è che la grazia non toglie, ma suppone e perfeziona la natura umana.
Matteo avrebbe detto meglio se avesse parlato di “accettare” la grazia, piuttosto che di “chiederla”, ma per uno studente di quarta liceo (quale, se non ricordo male, era allora) ha fatto un lavoro apprezzabile.
Fede speranza e carità non dimentichiamo mai Cristo è sempre vicino ascolta quando nella mente e nel cuore arriva la sua voce attraverso lo spirito Santo , lo so che non è semplice ma in soccorso soprattutto da anziani soffia su noi la speranza di un grande futuro di pace ave Maria
A distanza di anni da quell’articolo, provo a rispondere alla sua riflessione.
Ritengo che la libertà, per l’uomo, sia una componente che non venga mai a mancare, anche e, sopratutto, di fronte al destino.
Nella mia chiave di lettura la scelta del proprio destino è intesa come costruirsi una strada, un percorso composto dalle nostre scelte, prese liberamente. Molti di noi, ad esempio, non hanno scelto di essere battezzati con un rito cattolico, ma successivamente si sono trovati liberi di credere in qualunque entità divina secondo determinati canoni religiosi.
In merito invece al destino inteso come qualcosa che ci capita indipendemente dalle nostre azioni, è proprio qui che a mio parere la libertà risulta fondamentale perché
siamo chiamati ad una reazione, che appunto “genera movimento”.
Mi trovo d’accordo con il professor Paganini nell’affermare che il termine “chiedere” non sia appropriato nel contesto della frase.
Per concludere, in merito alla sua ultima frase, le scelte di Dio saranno sempre al di sopra di comprensione e ragionamenti, ma è naturale e, mi permetto di dire, doveroso, porsi delle domande a riguardo.
Caro Matteo intanto grazie per il suo articolo. Per capire meglio la relazione tra la libertà e la relazione con Dio, oppure la grazia come lei indica, bisogna però scendere più in profondità sulla natura dell’uomo. L’uomo come indica lo stesso S Tommaso e in una continua lotta tra ragione e volontà. In questo contesto la grazia o l’azione di Dio, ordina le cose, aiutando a scegliere ciò che l’uomo da solo non riesce a fare. La ragione non è sempre, anzi quasi mai l’elemento determinante. Pensiamo che oggi l’uomo più che la ragione segue la sua volontà, quindi i suoi impulsi emozionali o sentimentali, cerca il piacere semplice e veloce e la consolazione. Sono rari i casi di uomini dove la ragione e superiore alla volontà. Ma in entrambi i casi l’uomo non è libero di scegliere quindi non e arbitro visto che ne la volontà ne la ragione comprendono la verità e stolgo a dell’uomo. E qui che l’incontro conDio ordina entrambi in un difficile equilibrio che solo si riesce a trovare con la preghiera e il costante contatto con lo spirito. L’uomo completo e colui che abbandona se stesso e segue La volontà di Dio, che orienta tutta la dimensione dell’uomo verso l’eterno.