Durante la mattina del giorno 29 maggio 1453, il sultano turco Maometto II ordinò alle sue truppe di scagliarsi contro la città di Costantinopoli. L’inizio di questo aspro scontro era già cominciato alla fine dell’anno 1452, quando il capo della spedizione turca aveva mandato da Adrianopoli a Costantinopoli la dichiarazione di guerra. All’inzio di settembre Maometto giunse nella città con una schiera di circa cinquantamila uomini armati, affinché riuscissero a verificare la forza delle difese, mentre sul mare la flotta attraversava le acque del Bosforo.
Il ricco sultano aveva chiamato un uomo specializzato nella costruzione e nella fusione di bombarde, l’ungherese Urban. Dopo aver ricevuto una grossa somma di denaro iniziò a fabbricare l’arma da guerra, capace di abbattere contemporaneamente i tre ordini di mura di Costantinopoli, considerate invalicabili.
Nel frattempo mentre l’imperatore Costantino XII chiedeva più volte al papato, ai governi italiani e ai sovrani dell’Europa occidentale di aiutarlo, iniziarono i lavori di rafforzamento della difese murarie e di perfezionamento del fossato che circondavavano la città.
Il 7 aprile del 1453 l’esercito turco diede inizio all’assedio mentre cinque giorni dopo arrivarono anche le imbarcazioni, predisposte a bloccare chiunque avesse tentato di trasportare rifornimenti sia alimentari sia militari all’esercito dell’imperatore Costantino XII.
I Turchi erano molto organizzati e disponevano di abbondanti risorse: possedevano un esercito efficiente, composto da circa centocinquantamila soldati, compresi diecimila “giannizzeri”, (truppe a piedi, forza strategica dell’esercito Ottomano) e una flotta imponente di circa centocinquanta navi da guerra. I Bizantini invece erano soltanto un decimo dei nemici, ed avevano l’aiuto di un piccolo gruppo di Genovesi e Veneziani; inoltre possedevano rispetto ai turchi circa un terzo delle loro imbarcazioni. Questi ultimi erano superiori ai Bizantini per la disponibilità delle armi da fuoco: il massiccio cannone realizzato da Urban infatti era capace di sparare persino proiettili del peso di quattro quintali.
Di fronte alla netta forza degli avversari, Costantinopoli reagì e dispose lungo l’imboccatura del Corno d’Oro una lunga catena dal veneziano Bartolomeo da Soligo. Il sultano Maometto impiegò di conseguenza migliaia di uomini per costruire in terraferma uno stretto passaggio fra il Bosforo e il Corno d’Oro, sul quale fece attraversare circa una settantina di biremi trascinate su tronchi di legno.
La sera del 28 maggio 1453 Maometto fece annunciare dagli araldi che avrebbe provocato la battaglia. Raggiunte le posizioni assegnate venne scatenato l’attacco: grazie ad un piccolo varco nelle mura, i soldati turchi penetrarono nella città e colsero di sorpresa i difensori. A mezzanotte il sultano, acclamato dai propri uomini, fece il suo ingresso nella città ormai distrutta. Il saccheggio, che durò all’incirca tre giorni vide omicidi ( anche quello di Costantino XII), stupri, spoliazioni di chiese e di palazzi. Morirono quattromila persone fra uomini donne e bambini e i restanti venti-venticinquemila furono catturati e in seguito venduti come schiavi.
La notizia dell’assedio di Costantinopoli si diffuse rapidamente in tutto il mondo, tanto da provocare sgomento e preoccupazione.