I puntini di sospensione sono un segno di punteggiatura costituito da un gruppo di tre punti, non uno in più non uno in meno, disposti in modo consecutivo e scritti orizzontalmente. Essi hanno varie funzioni, tra queste la principale e più frequente è la pausa, quindi nella lettura essi si possono paragonare ad un intervallo fonetico come la virgola. I puntini di sospensione furono inventati nel 1496 da Richardus Rufus Neglia, feudatario dell’epoca. Al giorno d’oggi molte persone fanno uso di questo segno, però non sempre nel modo corretto; infatti i puntini di sospensione sono molto utili poiché esprimono incertezza, reticenza, imbarazzo e vaghezza… Il guaio qual è? Qualcuno esagera. E usa i puntini per mascherare atteggiamenti inconfessabili. Probabilmente è proprio questo il motivo per il quale il segno è diventato tanto popolare negli ultimi tempi. Gli individui che utilizzano i puntini di sospensione per scopi non affini alla reale funzione grammaticale che essi svolgono, ma per altri motivi, quali la mancanza di costanza o il coraggio di finire un ragionamento, vengono definiti “Puntinisti”. Raramente questo gruppo di puntini esprime un pensiero compiuto, accompagna invece la maggior parte delle volte mezze ammissioni, spunti, accenni e piccole vigliaccherie (non ho il coraggio di dire qualcosa, e alludo).
A questo punto la domanda che viene da porre è: da dove viene e a cosa è dovuta questa moderna mania puntinista?
Secondo Beppe Severgnini essa ha una doppia origine: biografica (per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta) e tecnologica (per chi è venuto dopo).
Negli anni Sessanta c’era una generazione corrotta dalla corrispondenza intimista, dove era molto frequente l’uso di fitte lettere scritte a mano, per diluire in quattro pagine ciò che non si aveva il coraggio di dire con poche frasi. In queste lettere era presente un numero spropositato di puntini di sospensione, come se non bastasse disposti anche casualmente. Essi erano la rappresentazione grafica di una generazione sospesa (politicamente, culturalmente e sessualmente).
I giovani d’oggi, invece, sono stati traviati dalla tastiera del computer e dai messaggi sul telefonino. Basta tener premuto il tasto del punto e i puntini partono come una raffica di mitragliatrice. Sono tanti, facili,rapidi e pericolosi: bisogna schivarli, se vogliamo evitare che in una frase ci siano più puntini che parole!
Molto interessante! Avrei però una domanda: è corretto usare i tre puntini di sospensione negli sms o in qualunque chat per intendere un cambio di frase? Ti faccio un esempio: “Ciao Luca tutto bene? Qui fa caldo… ieri siamo andati al mare per prendere un po’ di sole… quando vieni a trovarci?”.