È proprio con queste parole che il nostro amico filosofo Hegel definisce Dio, ma (ahimè) non ci sta dicendo che Dio sia un fattone. Secondo Hegel Dio è tutto e tutto è Dio, anche tu caro lettore sei una parte di Dio! In altre parole Hegel afferma che Dio prende coscienza di se stesso gradualmente grazie a noi. Ma come? In sostanza si forma e progredisce grazie alla nostra morte, ossia: noi siamo rappresentazioni finite di Dio, che, ovviamente, non è finito. Ciò significa che noi, in quanto esseri determinati, siamo negazione di qualcosa, quindi nel momento della nostra morte si ha la negazione di una negazione, ovvero un’affermazione; più precisamente, la negazione del finito è l’affermazione dell’infinito, cioè di Dio.
Dio, però, non progredisce solo attraverso la nostra morte ma (per fortuna!) anche grazie alla nostra vita; infatti secondo Hegel noi siamo stimolati ad agire nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un ostacolo, di conseguenza cresciamo, e con noi anche Dio, poiché noi siamo suoi momenti.
In entrambe le situazioni tutto si basa sul susseguirsi di tesi, antitesi e sintesi. Per capire meglio cosa intenda Hegel con questi termini prendiamo il seguente esempio: noi nasciamo in una condizione di innocenza (tesi), ossia non conosciamo il vizio; crescendo scopriamo l’esistenza del vizio (antitesi); la virtù è la sintesi, cioè il saper vivere in modo innocente pur conoscendo il vizio.
Tutta la storia e la realtà procedono secondo questo sistema dialettico.
Gabriele Bertoli, Roberta Bertoli & Federica Landais.