L’interessante articolo scritto da Lorenzo Gatto ci ha dato lo spunto per riflettere sulla gestione attuale dei problemi legati alle catastrofi naturali. Purtroppo la situazione non è cambiata.
Consideriamo per esempio il terremoto avvenuto in Abruzzo nella notte del 6 aprile 2009. L’evento suscitò molto scalpore e per mesi ci furono servizi ai telegiornali, che dedicavano parte delle notizie ai politici invisita nei luoghi della disgrazia dove promettevano mari e monti.
Per dimostrare che il governo si stava occupando della situazione, si pubblicizzò molto la ricostruzione della Fontana delle 99 Cannelle. Il governo stanziò 8 milioni di euro per la ricostruzione degli edifici post sisma. L’Aquila ne ricevette solo 2 e mezzo.
La speculazione che deriva dal terremoto è senza limiti, oggi come un tempo. Attualmente, però, la situazione è ben più preoccupante, in quanto i clan della Camorra sono consapevoli della possibilità di trarre grande guadagno da queste situazioni. Le infiltrazioni mafiose prima del terremoto erano modeste in Abruzzo, poiché non vi era la possibilità di fare grandi affari. Tuttavia, come dice Roberto Saviano nel suo libro La bellezza e l’inferno: «Ora si apre una miniera per le imprese». In pratica più il danno e la catastrofe si fa grave, più i clan, proprietari delle imprese, guadagnano. Il rischio della ricostruzione è dovuto agli enormi costi proposti dalle azienze “legali”: la gara di appalto viene, infatti, vinta dalle aziende mafiose, che propongono prezzi molto più competitivi e, di conseguenza, vengono preferite rispetto alle altre imprese. L’avanguardia dell’edilizia in subappalto in Italia è completamente in mano ai clan. Il rischio è che in tempo di crisi i clan arrivino a spartirsi i grandi affari in Italia: l’Expo di Milano se l’è aggiudicato la Ndrangheta mentre la ricostruzione d’Abruzzo, in subappalto, la Camorra.
L’unica soluzione è creare una commissione in grado di controllare la ricostruzione degli edifici. I prezzi competitivi dell’edilizia camorrista sono dovuti alla scadenza dei materiali, adoperati per la ricostruzione degli edifici, e ai metodi approssimativi, “non a norma di legge”. Si tornerebbe così alla stesso dramma, se dovesse avvenire un altro cataclisma. Il crollo dell’ala nord della Casa dello Studente, per esempio, fu provocato non solo dal terremoto, ma anche da una serie di errori e carenze in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori.
Solo di fronte a simili avvenimenti viene da pensare come sia importante rispettare le regole. Eppure ogni volta che la terra trema sembra sempre che sia la prima volta che accada nella storia italiana: non si ricostruisce adottando criteri volti a non far riaccadere simili tragedie, ma si continua ad adottare la condotta criminale, presente largamente nel nostro paese. Come scrive Roberto Saviano nel libro Vieni via con me: «Se sentissimo un terremoto come il terremoto di tutti, la speculazione criminale e politica scomparirebbero dal nostro paese».
Federico Minoldo
Federica Landais
Roberta Bertoli