Socrate fu, senz’ombra di dubbio, un innovatore nel campo della filosofia, proprio per il suo modo di vederla e considerarla.
Egli spostò l’attenzione della filosofia dall’ambito della natura a quello dell’uomo, inquadrandolo da tutti i punti di vista, soprattutto per quanto riguarda la vita interiore. Da qui l’utilizzo di confutazione e ironia, due “armi” utilizzate da Socrate per esaminare gli interlocutori con i quali si fermava a parlare. Socrate li sottoponeva al suo esame e li smascherava: non sapevano ciò che credevano sapere.
Ecco: proprio la tematica del “Sapere di non sapere” è caratteristica dell’ideale Socratico.
Grazie alla visione di una rappresentazione teatrale dell’Apologia di Socrate, ho potuto cogliere questa tematica fondamentale. Anche nel mezzo del discorso per difendersi dall’accusa rivoltagli da Meleto, Socrate sottopone i giudici al suo esame e, con un’eloquenza straordinaria, pone loro davanti una realtà semplice: Socrate sa di non sapere, ed è per questo che desidera la verità. Questo è il messaggio che mi è stato trasmesso dall’Apologia.
Oltre a un nuovo modo di pensare all’uomo, Socrate introdusse anche un nuovo rapporto vita-filosofia: la filosofia come modo di vivere. Egli fu probabilmente il primo a vedere la filosofia così ed è questo che lo ha reso tanto celebre e affascinante.
Socrate, inoltre, non lasciò nulla di scritto, perché egli pensava che la sapienza andasse cercata nel dialogo delle anime che si fecondano reciprocamente.
Dunque, per me, il grande merito di Socrate fu quello di aver capito che la ricerca della verità è possibile solo a partire dalla consapevolezza di non sapere. Egli rimase sempre coerente con sé stesso, tentando di coinvolgere gli altri nella sua ricerca della verità: un Innovatore.