Protagora afferma che l’uomo è la misura di tutte le cose.
Egli sostiene che non si può dire chi sia più sapiente tra un sano e un malato che si cibano degli stessi alimenti, con il primo che ritiene che esso sia gustoso mentre il secondo lo cataloga come amaro.
Con Protagora nasce il relativismo, perché mette l’uomo al centro di tutto.
Facciamo un altro esempio: Francesco e Andrea camminano e uno dei due afferma di avere freddo, mentre l’altro ritiene che invece ci sia un’ottima temperatura.
La loro passeggiata continua, incontrano una ragazza e uno dei due ne rimane affascinato, mentre l’altro ne è oltremodo disgustato.
Per ultimo, entrano in un bar e prendono cappuccio e brioches.
Francesco, arrivato alla cassa, rimane allibito davanti a uno scontrino così caro: 2.50€.
Andrea, invece, ritiene che il prezzo sia giusto.
Gli dice infatti: «Bisogna considerare le tasse che paga questo bar, i dipendenti a cui dare lo stipendio a fine mese…E’ un ottimo prezzo comunque».
Quindi, la giornata era fredda o afosa?
La ragazza era affascinante o di una bruttezza micidiale?
E, per ultimo, il prezzo era conveniente o non lo era?
Chi dei due ragazzi aveva ragione?
Chi diceva il vero?
Non esiste giusto o sbagliato, non esiste il vero o il falso, perché ogni impressione è corretta: ognuno vede ciò che gli è dato vedere, secondo la propria esperienza e il proprio status.
Protagora afferma che all’uomo non è dato sapere cos’è una qualsiasi cosa nel suo essere, ma solo come questa cosa appare a lui.
È l’uomo, quindi, l’unità di misura, il metro di giudizio di ogni cosa.
Si può dire però che è sempre vero, per tutti, che ognuno percepisce in modo diverso ciò che lo circonda?