Il 18 gennaio 1919 a Parigi si tenne la Conferenza di pace in cui i vincitori della Prima guerra mondiale (Francia, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti) stabilirono le condizioni di pace. Gli Stati sconfitti furono convocati solo per la firma dei trattati.
I principi che dovevano ispirare gli accordi di pace erano stati già esposti dal presidente americano Woodrow Wilson nel gennaio del 1918, quando davanti al Senato degli Stati Uniti aveva presentato Quattordici punti che riassumevano i progetti statunitensi per le future relazioni internazionali. Wilson richiamava al rispetto dell’autodeterminazione delle nazioni, della libertà dei mari, in sintesi di quei principi democratici in nome dei quali la Triplice Intesa – l’alleanza con cui Francia, Gran Bretagna e Russia entrarono in guerra – si era impegnata nel conflitto.
(Chi fosse interessato a leggere il testo completo dei “Quattordici punti”, può trovarlo cliccando sul link posto qui di seguito: http://it.wikipedia.org/wiki/Quattordici_punti).
In realtà le potenze europee non parteciparono alla conferenza guidati da questi alti ideali:
- la Francia voleva indebolire la Germania per assumere una posizione dominante in Europa;
- la Gran Bretagna puntava a evitare la rovina della Germania perché temeva che la Francia divenisse troppo potente. Le fu però necessario trovare un accordo con i Francesi per ottenere l’eliminazione della flotta tedesca e la spartizione delle colonie tedesche;
- l’Italia pretendeva i territori che le erano stati promessi da Francia e Gran Bretagna.
In un certo senso anche Wilson portava avanti gli interessi del suo paese: l’introduzione del libero commercio e la soluzione dei contrasti attraverso trattative pacifiche erano, infatti, la via più semplice per affermare la superiorità economica e politica degli Stati Uniti.
In contrapposizione alla proposta di Wilson, Georges Clemenceau, che provava un forte risentimento verso la Germania, presentò una soluzione punitiva: intendeva piegare lo stato tedesco per consentire alla Francia di realizzare i propri progetti. Prevalse questa linea poichè la pace “democratica” sostenuta dal presidente americano era avversa agli scopi che si erano prefissati gli stati vincitori che non volevano rinunciare alle proprie ambizioni nazionali.
Federica Landais, Roberta Bertoli & Federico Minoldo.