L’età giolittiana (1901-1914), ossia il periodo in cui Giovanni Giolitti fu Primo Ministro italiano, coincise con il decollo della rivoluzione industriale nel nostro paese. I progressi più evidenti si registrarono nell’industria siderurgica, elettrica, meccanica (con la nascita di aziende come la Fiat, l’Alfa Romeo e la Lancia) e nel settore tessile (principalmente nell’industria del cotone); queste industrie avevano sede soprattutto nel cosiddetto triangolo industriale, formato da Torino, Milano e Genova.
Lo sviluppo industriale dell’Italia fu favorito da alcune condizioni particolari: in primo luogo l’industria italiana venne fortemente aiutata dall’intervento statale (in particolare grazie alle commesse statali nel settore siderurgico); in secondo luogo la politica protezionistica dello Stato, attuata con l’imposizione di alte tasse sui prodotti esteri, favorì il notevole sviluppo delle industrie del Nord (anche se danneggiò i prodotti tipici del Sud); il decollo industriale venne infine agevolato dai finanziamenti delle grandi banche alle nuove industrie, ancora incapaci di autofinanziarsi (in questo periodo nacque la banca mista, una commistione tra banca commerciale e banca d’affari specializzata in prestiti a breve, medio e lungo termine).
Lo sviluppo industriale mutò il modo di vivere degli italiani, almeno nelle città: l’arrivo nelle case dell’illuminazione elettrica, dell’acqua corrente e del gas e il miglioramento delle condizioni igieniche (dovuto alle innovazioni in campo medico e sanitario) portarono un notevole miglioramento nel livello medio di vita della popolazione. Le conseguenze della repentina crescita non furono però solo positive: lo spostamento di grandi masse dalle campagne alle città, sedi delle principali industrie, comportò notevoli disagi per gli abitanti e soprattutto per le classi operaie, costrette a vivere in quartieri sovraffollati e malsani; nelle case, inoltre, il riscaldamento rimaneva un lusso e i servizi igienici erano spesso in comune; in questo periodo, infine, la piaga sociale dell’alcolismo conobbe un notevole incremento: esso era infatti il rifugio più diffuso tra i contadini e gli operai dalle disumane condizioni di lavoro a cui erano sottoposti.
Interessante la considerazione sull’alcoolismo; i dati sono notevoli, a livello di valori intendo; la fonte?
Intanto grazie per il commento; la fonte è il libro di storia Clio Magazine 3A.
Grazie a te