Possiamo definire la nostra società come una società di massa; quest’ultima, infatti, come quella attuale, è caratterizzata in primo luogo da una diffusione di massa dei prodotti di consumo (telefoni, automobili, televisori…) accessibili a tutti in particolare nel mondo occidentale.
Le prime manifestazioni di questo tipo di società risalgono agli inizi della Seconda rivoluzione industriale, mentre con la Terza essa si diffuse in tutto il pianeta, dando luogo a un fenomeno non più solo economico, ma anche politico e culturale: la globalizzazione.
Nella società di massa i cittadini vivono in grandi città e vengono rappresentati non più da piccole comunità, ma dalle grandi istituzioni (Stati, partiti, sindacati…); gli individui non producono più ciò che consumano, ma lo comprano con il denaro ricavato dal lavoro; i comportamenti quotidiani delle persone, infine, si uniformano secondo modelli generali. In una società di massa, dunque, i singoli individui scompaiono rispetto al gruppo.
Con la diffusione della società di massa anche la vita privata delle famiglie mutò: insieme all’illuminazione elettrica e all’acqua potabile si diffusero i cosiddetti mass media, cioè i mezzi di comunicazione di massa (radio, televisione, quotidiani).
In campo economico si sviluppò enormemente il settore terziario, ossia il settore dei servizi (banche, ospedali, scuole…) e nacque la pubblicità.
Anche il mondo della scuola subì un radicale cambiamento: l’istruzione, non più considerata un bene riservato ai più abbienti ma un diritto di tutti cittadini, venne resa obbligatoria e gratuita, nonché organizzata e finanziata dallo Stato. Tuttavia ciò provocò la reazione degli ambienti più tradizionalisti, che vedevano in un popolo alfabetizzato e istruito un pericolo per le classi privilegiate.
Con la società di massa si diffuse in molti stati europei il suffragio universale maschile (in Italia nel 1912). L’estensione del diritto di voto fece nascere nei movimenti politici la necessità di conquistare il consenso di un gran numero di elettori e portò quindi alla nascita dei partiti politici di massa. Contemporaneamente sorsero organizzazioni sindacali nazionali, la cui arma principale per ottenere aumenti dei salari e riduzioni delle ore lavorative era lo sciopero.
Per concludere bisogna ricordare che, oltre all’omologazione e alla spersonalizzazione degli individui di fronte al gruppo, l’avvento della società di massa favorì la nascita dei movimenti politici totalitari del ‘900 (fascismo, nazismo e comunismo), impensabili al di fuori di questo tipo di contesto.