La Rerum Novarum non fu sicuramente un documento improvvisato. Alle sue spalle ci furono anni di lavoro e ampie ricerche da parte di autorevoli vescovi. Questa enciclica rappresenta il primo passo concreto della chiesa sul tema del dibattito sociale.
Papa Leone XIII scelse di prendere una posizione moderata, che criticava sia l’odio e i movimenti rivoluzionari della classe operaia, sia il comportamento verso i dipendenti e lo schiavismo che a volte era ancora presente in certe situazioni. Alle seguenti problematiche egli sottolinea il valore delle associazione (le quali possono essere sia di soli operai, sia miste, ovvero con operai e padroni). Precisa anche che è meglio creare una nuova associazione che rappresenti appieno la propria idea, piuttosto che aderire ad una alla quale poi non si parteciperebbe entusiasticamente. Infine il Papa condanna la lotta di classe e la massoneria, poichè esse minerebbero all’armonia tra le due classi sociali.
Nello specifico la Rerum Novarum non condivideva l’idea dell’abolizione della proprietà privata poiché con essa non veniva meno il problema della povertà ma anzi, si acutizzava la diversità, sconvolgendo anche poi tutto l’ordine sociale. Per questo motivo l’enciclica venne vista dai marxisti come un’opera principalmente strutturata per criticare la politica socialista in quanto la denuncia verso il capitalismo appariva molto blanda. Infatti risuonava molto forte la difesa della proprietà privata da parte del Papa, il quale chiedeva un intervento mirato dello Stato, mentre per quanto riguardava l’affermazione dei diritti dei lavoratori Leone XIII non chiariva allo stesso modo il ruolo che avrebbe dovuto rivestire lo Stato nella questione suddetta. Un altro tema trattato dalla Rerum Novarum era quello delle organizzazioni sindacali, le quali, in poche parole, avrebbero dovuto semplicemente opporsi alle organizzazioni socialiste e di classe.
Questo testo rappresentò perciò, principalmente per i cristiani, un forte richiamo rivolto ad uno Stato assenteista che non rispettava e difendeva affatto i diritti degli operai, i quali erano ormai sempre più oppressi dalla legge del profitto.
L’enciclica infine non forniva soluzioni definitive ma confermava il valore della possibilità di riunirsi in associazioni, poichè essa non derivava altro che dalla natura socievole dell’uomo.