Da sempre potenze come la Spagna, il Portogallo e l’Inghilterra si sono affermate come protagoniste nello scenario coloniale. Al contrario di questi paesi l’Italia non ebbe mai lo stesso successo: i suoi tentativi di conquista coloniale non sempre andarono a buon fine.
Il caso della Libia dimostra le difficoltà che l’Italia ha storicamente incontrato nei suoi progetti di espansione. Nell’ottobre del 1911 inizò il bombardamento da parte delle navi italiane di Tripoli, permettendo l’occupazione della città senza eccessivi problemi. La popolazione restò infatti tranquilla, permettendo agli italiani di assumere un atteggiamento paternalistico nei confronti dei conquistati, atteggiamento dovuto ad una profonda ignoranza nelle conoscenze delle tradizioni libiche. Poco dopo, infatti, scoppiò una rivolta della popolazione che si trovava nel territorio occupato dagli italiani: l’esercito italiano subì molte perdite poichè nessuno mai si sarebbe aspettato una reazione così violenta. La risposta dell’esercito italiano non si fece attendere: i soldati incominciarono ad uccidere e a colpire la popolazione in modo indiscriminato e chi non fu giustiziato fu deportato in carceri italiane.
A questo punto il governo italiano decise di cambiare tattica, proclamando innanzitutto la sovranità italiana sulle province turche, la Tripolitania e la Cirenaica. Successivamente, anzichè continuare l’attacco alla Libia spostò il conflitto in Turchia. Il governo ottomano, preoccupato per un possibile intervento italiano sul proprio territorio, avviò le trattative di pace e il ritiro delle truppe turche indebolì i libici.
Le repressioni delle rivolte libiche da parte del governo italiano continuarono anche durante il periodo fascista, in cui l’Italia impiegò per la prima volta mezzi aerei all’avanguardia.
La resistenza libica durò fino il 1930 quando Pietro Badoglio, governatore della Libia, decise di occuparsi personalmente del problema e deportare migliaia di libici in campi di concentramento.
In nessun’altra colonia la repressione italiana ha assunto le dimensioni di quelle libiche; i tanti massacri e b0mbardamenti non confermano quindi il presunto buonismo del colonialismo italiano rispetto a quello delle altre potenze europee: la storia conferma infatti che non sempre gli italiani sono brava gente.