Alessandro II, zar dal 1855, tentò di attuare una politica di riforme. In particolare, nel 1861, abolì la servitù della gleba. Ogni contadino avrebbe ricevuto in uso permanente la terra che sino ad allora aveva lavorato come servo. Questa legge, però, non migliorò le condizioni di vita dei contadini perché era previsto il pagamento di un riscatto, ma i contadini spesso non riuscivano a pagarlo e finivano col perdere la terra a vantaggio dei contadini più ricchi, i kulaki. Il malcontento favorì la diffusione del nichilismo e del populismo.
I nichilisti avevano posizioni materialiste e positiviste. Esaltavano le scienze esatte e rifiutavano la tradizione ed i doveri familiari e religiosi. Non avevano alcuna fiducia nelle riforme proposte dalla classe dirigente.
I populisti, invece, erano il movimento slavofili. Si opponevano a chi avrebbe voluto imitare i modelli capitalistici occidentali (gli occidentalisti) e sostenevano una via nazionale allo sviluppo della Russia. Questo sviluppo sarebbe partito dalla classe contadina. Gli slavofili, infatti, idealizzavano il popolo contadino, le sue tradizioni e la sua stabilità. I populisti intendevano alfabetizzare i contadini e renderli coscienti della loro condizioni; il loro scopo ultimo era l’abbattimento dello Stato, da sostituire con comunità agricole.
Uno dei loro metodi di lotta era il terrorismo.
Tra il 1865 ed 1866 nacque una società segreta, l’Organizzazione. Obiettivi: creare cooperative di contadini e fare propaganda in vista di un’insurrezione generale.
All’interno dell’Organizzazione si distinse una piccolo nucleo di rivoluzionari, l’Inferno. Puntava alla lotta violenta contro il governo e contro la classe dirigente. In particolare, decisero di uccidere lo zar Alessandro II, ritenuto responsabile della miseria dei contadini e degli operai.
Nel 1866 un membro dell’Organizzazione, Karakozov, rivoluzionario russo, tentò di sparare allo zar, senza però riuscire a colpirlo. Dopo essere stato catturato, venne impiccato. Negli anni successivi si scatenò una dura repressione e gli attentati terroristici si fecero più frequenti.
Nel 1879 ci fu un ulteriore fallimento da parte del terrorista Solov’ev, il quale venne condannato all’impiccagione. Dopo questo attentato il governo proclamò lo stato d’assedio, ma ciò non impedì nuovi tentativi di uccidere il sovrano.
Il 1° marzo 1881 contro lo zar venne lanciata una bomba, ma rimase illeso. Si mosse a piedi per capire bene che cosa fosse successo, ma un altro terrorista lo colpì con una seconda bomba. Morì un’ora dopo.
La sua uccisione fu seguita da una violenta repressione. Il nuovo zar Alessandro III riorganizzò la polizia politica ed adottò misure repressive. Il terrorismo si rivelò così una strategia fallimentare.
Giulia Naretti Giulia D’Antuono
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Oggi Trump Berlusconi Bossi…