Il periodo storico conosciuto come Belle Epoque, ovvero gli anni di passaggio tra ‘800 e ‘900, fu caratterizzato da invenzioni e progressi in campo tecnico e scientifico senza paragoni con le epoche passate. Con la Belle Epoque molte nuove comodità entrarono a far parte della vita quotidiana di ogni uomo, migliorando le condizioni di vita e contribuendo alla nascita di un ottimismo sempre più esteso. Questa espressione voleva esprimere la contrapposizione tra l’epoca precedente e l’epoca successiva alla guerra; esprimeva l’idea che il nuovo secolo sarebbe stato un’epoca di pace e benessere.
In questo contesto di cambiamenti ed evoluzione l’influsso della rivoluzione industriale era evidente, soprattutto in campo tessile. Le fabbriche inglesi determinarono un cambiamento nel vestire poiché avevano le condizioni per fornire buoni tessuti a prezzi sempre meno elevati. L’importazione di una maggior gamma di tessuti dall’Oriente e dal mondo coloniale permise la creazione di abiti adatti alle diverse occasioni: da vestiti estivi creati con tessuti freschi e comodi ad abiti da sera in seta pregiata.
Grazie all’incremento di produzione e vendita di capi d’abbigliamento nacquero i grandi magazzini, che permettevano l’acquisto a prezzi più agevoli e accessibili a quasi tutte le classi sociali. Le barriere di ceto svanirono grazie alla crescita dei redditi, che permise alle famiglie di dedicare una parte sempre maggiore all’acquisto di abbigliamento.
Parigi fu, in questi anni, il punto cardine dello sviluppo della moda. Negli ateliers parigini i sarti liberavano la propria fantasia in creazioni piene di decorazioni ed elementi sfarzosi, spesso raggiungendo anche l’esagerazione, al fine di stupire e attirare l’attenzione.
Come reazione a questi eccessi, nacquero a Londra movimenti di protesta contro la moda. La motivazione principale delle rivolte non era tanto di tipo moralistico bensì sanitario: si lottava per una moda che non costringesse il corpo della donna rinchiuso in abiti scomodi e molto spesso dannosi per la salute. L’obiettivo era quello di spingere a creare abiti funzionali, comodi e liberi dal superfluo.
In questo contesto ebbe particolare successo la stilista parigina Gabrielle Chanel, che inventò la moda del XX secolo. I suoi modelli erano semplici ed eleganti, comodi ma senza rinunciare al buon gusto. Nel suo lavoro Coco venne influenzata dagli anni trascorsi presso un orfanotrofio dove le suore le ispirarono l’ “amore” per il bianco e il nero, colori principali nelle sue collezioni.
Il taglio dei suoi abiti si ispirava all’abbigliamento maschile, poco sfarzoso e più tradizionale; tra le sue innovazioni il più importante fu il tailleur, composto da una giacca larga stile cardigan, una gonna semplice e comoda e una camicetta di seta coordinata. Una particolarità di Chanel fu il fatto che non si definiva una sarta ma una creatrice di moda, lei stessa infatti ammise di non aver mai abbozzato nemmeno un modello: “Scolpisco il modello, più che disegnarlo. Prendo la stoffa e taglio. Poi la appiccico con gli spilli su un manichino e, se va, qualcuno la cuce. Se non va la scucio e poi la ritaglio. Se non va ancora la butto via e ricomincio da capo… In tutta sincerità non so nemmeno cucire.”
Chanel non fu solo una grande stilista ma impegò il suo talento anche in opere teatrali e cinematografiche; creò abiti di scena per opere e balletti, prendendosi così una pausa dal frenetico mondo della moda.
Nel 1957, all’età di settantadue anni, Coco si ripresentò al pubblico con una nuova collezione innovativa. Dopo gli ultimi successi, morì nel 1971 lasciando agli aiutanti la sua maison, passata infine nelle mani di Karl Lagerfeld nel 1983.