Secondo voi le razze esistono? Di primo impatto ci verrebbe da dire di sì: ci sono persone con pelle nera, gialla, bianca, rossa, o con occhi a mandorla o naso schiacciato.
Eppure dividere gli uomini in “gruppi” per il colore della pelle o per altre caratteristiche è scorretto, anche dal punto di vista scientifico.
La ricerca genetica ha dimostrato che le razze in realtà non esistono. Tutte le popolazioni, infatti, hanno gran parte dei geni in comune. Non esistono geni specifici di un popolo o di un colore particolare. Le diverse fisionomie, quindi, sono dovute all’adattamento dell’uomo alle condizioni ambientali.
Geneticamente parlando, possono essere più diversi due italiani che un italiano e un africano presi a caso: si può affermare quindi senza ombra di dubbio che nella specie umana non esistono razze dal punto di vista genetico.
Solamente in questi ultimi decenni la concezione di razza è stata superata grazie alle dimostrazioni scientifiche e alla globalizzazione. In passato, invece, la distinzione tra razze era considerata ovvia e fu causa di molti scontri e guerre.
Alcuni esempi non troppo remoti possono essere il genocidio degli ebrei negli anni ‘40 con Adolf Hitler o dei pellerossa in America.
Grandi problemi anche tra bianchi e neri: la segregazione razziale neglli Stati Uniti e l’Apartheid in Sudafrica non ci sono più, ma episodi di razzismo si manifestano ancora in tutto il mondo.
Un esempio paradossale di razzismo è offerto dal conflitto tra Hutu e Tutsi in Ruanda.
Su una popolazione di 7.300.000, di cui l’84 % hutu, il 15 % tutsi e l’1 % twa, le cifre ufficiali diffuse dal governo ruandese parlano di 1.174.000 persone uccise in soli 100 giorni (10.000 morti al giorno, 400 ogni ora, 7 al minuto).
A dispetto dell’atrocità del fatto, dal punto di vista della genetica i due gruppi sono estremamente affini e, come nella stragrande maggioranza dei fenomeni razzisti, le differenze sono principalmente di tipo sociale e culturale.
Giulia D’Antuono e Giulia Naretti