Durante il periodo dell’antico regime, che si estende tra il Trecento e il Settecento, gran parte del consumo della popolazione era destinata al nutrimento. Eppure, per le famiglie meno agiate era difficile riuscire raggiungere il tetto minimo di 1000 calorie al giorno.
Spesso, quando il grano non bastava, per fare il pane si usavano semi di bassa qualità di molti tipi, anche allucinogeni. In periodi di carestia la gente arrivava perfino al cannibalismo.
Al contrario i ricchi, volevano sfoggiare il loro lusso ed arrivavano ad assumere circa 7000-8000 calorie al giorno; così facendo molti di loro andavano incontro a morti premature causate dall’eccessivo nutrimento.
Un’altra grande differenza che si poteva facilmente notare tra le diverse classi era l’abbigliamento: infatti mentre i ricchi sfoggiavano sontuosi vestiti lunghi, i poveri, non potendo permettersi di pagare abbastanza stoffa, erano soliti indossare vesti di media lunghezza.
Secondo noi questa società vista con occhi critici potrebbe rispecchiare la nostra in modo molto più radicale; infatti anche oggi si può notare un’ampia differenza tra il ceto sociale più agiato e quello meno agiato e, inoltre, il consumismo è ancora oggi molto diffuso, ma è cambiato il prodotto d’interesse degli acquisti: il principale oggetto di desiderio non è più il cibo ma qualcosa di materiale e permanente (come apparecchi tecnologici e vestiario). Dunque il divario sociale è un fenomeno riscontrabile in ogni epoca, con la differenza che in ognuna di esse l’oggetto che rappresenta lo status sociale cambia relativamente al contesto.
Eleonora Albanese e Noemi Giangregorio della 4aB