Quando ero piccola, prima di andare a dormire, amavo farmi raccontare una favola dai miei genitori, non importava se narrasse di potenti cavalieri o di animali parlanti, la cosa fondamentale era viaggiare con la fantasia prima di entrare nel mondo dei sogni. Sicuramente sarà capitato anche ai bambini che hanno vissuto nell’antica Grecia di farsi raccontare delle storie dagli adulti, ma di cosa parlavano?
Io credo che fin da piccoli gli antichi greci fossero stati abituati a sentir narrare le mitiche imprese di eroi e dei come Perseo, Zeus od Orfeo, gli infanti ateniesi, così come i bambini al giorno d’oggi per quanto riguarda i racconti evangelici, capivano che quelle che ascoltavano non erano semplici storielle, ma qualcosa di più importante e profondo. I miti, infatti, non sono nati con uno scopo ludico, come si può pensare, ma con l’intento di spiegare fenomeni come la creazione del mondo, la nascita dell’uomo, la presenza del male sulla Terra ecc.. Le conoscenze fisiche e scientifiche di allora non bastavano a definire avvenimenti come i fulmini, il fuoco o l’alternarsi delle stagioni, quindi venivano creati miti su Zeus e la sua Folgore, sul rapimento di Persefone e sul coraggio di Prometeo. Ci si potrebbe chiedere come i dotti dell’epoca avessero accettato delle spiegazioni così prive di fondamenta, ma la verità é che il mito non è mai stato una semplice storiella: era un modo per definire e conoscere la propria realtà, sanciva delle verità che non erano mai state messe in discussione. Tutto ciò fino all’avvento della filosofia che, a differenza del mito, ha cercato di rispondere ai quesiti dell’uomo con un discorso razionale e verosimile, supportato da varie argomentazioni. Ciò non toglie che i miti siano stati una delle colonne portanti delle civiltà antiche, talmente importanti da essere stati tramandati per secoli oralmente ed infine trascritti per giungere fino a noi.