Qualche giorno fa

Questo e’ quanto e’ successo.

Ho passato la dolce mattina sul ponte di Londra, quando per caso mi viene in mente un film che, prima di andare a letto, avevo guardato. (Salerno, pieno dell’estate. Cuore leggero).

‘Son de Mar’.

Cosi’ scadente da essere comico. Il personaggio piu’ stupido era senz’altro il poeta “maledetto” che nudo si aggirava per una casa abbandonata, formulando versi idioti e parlando da solo.

 

Pirandellianamente, il grasso sorriso che mi si era appena stampato s’e’ sciolto all’idea che forse la figura del poeta Eumolpo -oggi ne conosco almeno un paio, escludendo me, che tentatano di appiccicare la prima meta’ dell’800 sul XXI secolo- non e’ tanto lontana da quel simulacro che mi rappresenta -almeno in testa mia.

Riporto il processo di accusa con il quale, fumando e -di fatto- scrivendo come un falso poeta maledetto, ho tentato di liberarmi della stupidita’ dell’arte.

 

Pagine di diario londinesi, fresche di mattinata, 13 Agosto 2011:

“Il film che difficilmente puo’ essere meglio descritto se non dall’aggettivo ‘pessimo’, e’ di fatto il piu’ fedele ritratto dell’amore e della poesia.

Decadente, inutilmente ricoperto di fonduta di fango: noioso per lo piu’.

“Son de mar” forse era solo un primo esperimento di qualche regista senza neanche troppo senso artistico che voleva riportare ai giorni nostri un grande amore di carta come quello di Dovstoevskij. Ma nel farlo ha dato vita a un lavoro superiore al centinaio di pagine delle ‘Notti bianche’.

L’opera russa, fino alla fine, e’ la propaganda dell’estetismo. Ed e’ cosi’ sublime, cosi’ timida, da far esclamare all’ammasso di neuroni: ‘voglio essere amato e amare nello stesso modo in cui amano i poeti!’. Stupidi, non cominciate.

‘Son de mar’ forse si prefigge lo stesso obiettivo propagandistico, lo stesso, noioso, della piu’ frivola delle storie sopravvalutate -Romeo e Giulietta. Forse Shakespeare conosceva gia’ lo sfacelo al quale siamo predisposti nel voler cambiare maschera piu’ velocemente di averla indossata, e cosi’ ha inserito il Dio, nel racconto: Mercuzio.

Mercuzio e’ l’anti-lirica. Ed e’ difatti il vincitore, se non in punto di morte, quando il sangue sta piu’ nel fianco che nel cervello: “la peste sulle vostre famiglie” e’ uno dei tanti fiorellini della poesia. Da tagliare.

Ma per Shakespeare li’ era conflitto d’interessi.

Se Mercuzio fosse sopravvissuto, la stupidita’ dei due angeli con la lacrima pronta sarebbe emersa con violenza e nessuno avrebbe piu’ pagato per guardare le sue tragediuncole di frustrati.

Ma ‘Son de Mar’ e’ Arte -nel senso di oggetto che riproduce fedelmente gli aspetti nascosti della realta’ (come quella di Miller, di Ginsberg, di Petronio, come una fotografia del volto pieno di rughe di una donna con un rullino da 25 ISO, come le poesie sulle strade di zoccole di Roma di Pasolini, come Neruda, come gli aforismi di Picasso o le lettere di Van Gogh al fratello Theo) e non nel senso di Ramachandran -l’Arte come esaltazione degli elementi per cui l’uomo impazzisce, ma nascosti dal quotidiano.

In ‘Son de Mar’ la lirica e’ al di sotto di ogni canone. Ogni elemento che si prefigge di essere profondo e’ un fallimento. Ogni verso del poeta e’ assolutamente senza senso ed e’ enormemente evidente l’eccitazione dell’amante che lievita piu’ per il fatto di avere a che fare con quello che la letteratura le ha fatto credere fosse un poeta che per rimanere davvero eccitata da parole deliranti, o commossa quando il protagonista le mostra un tonno marcio, conservato in frigo -giuro che succede davvero; e lei si commuove.

La letteratura insegna -ma ideologicamente- che il difetto e’ il senso della vita.

Ma il modo in cui il fondo, dell’arte -che scava con forza-, stermina ogni dogma e’ piu’ forte della favoletta della tartaruga piu’ veloce di Achille -ora, amanti del mondo: anche dopo aver conosciuto Zenone, andreste a letto con la tartaruga? I muscoli di Achille sono gia’ prenotati, nel caso.

La questione e’ che stare con un poeta -certo che esistono!; eccentrici, ‘autoreferenziali’, noiosi quanto una crisalide (e cercando di mettervici dentro, alla crisalide, un attimo prima dichiudere la cerniera per riflettere al buio, a fumare sigarette -che poi, ci sta la saggezza in una Marlboro?), fissati sulla forma, sulla parola; esistono, certo: ma e’ la letteratura la Mamma.

Evitare, evitare, evitare. Ma a vista d’occhio.

‘Girls just wanna have fun’: Maddalena direbbe che come gli attori maschi, i poeti, sono quelli che quando t’incotrano per strada, salutandoti, ti chiedono come stanno, loro.”

 

Un commento su “Qualche giorno fa”

  1. Un delirante Carmelo Bene, mi attacca stamattina.
    Dice: “l’arte e’ sempre stata borghese, consolatoria, idiota, mentecatta, stupida. Soprattutto e’ stata cialtrona, puttanesca e ruffiana. L’arte deve essere incomunicabile! L’arte deve solamente superare se stessa. Ecco perche’ tocca a noi -ma chissa’ a chi-; [tocca a noi] una volta fuor di noi essere un capolavoro, uscire fuori dal modo per pervenire laddove non v’e’ piu’ modo.”

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