Europa dove sei?

Con profondo dispiacere scrivo queste righe.

Mi accorgo in questi giorni come l’Europa unita, che credevo una realtà sempre più prossima, in realtà sia ancora ben lungi dall’essere realizzata. Alla prima vera prova da affrontare l’UE si è dimostrata incapace di intervenire in modo adeguato: ogni paese è mosso da interessi diversi, alcuni intervengono, altri no, alcuni chiedono una cosa, altri chiedono l’opposto. Inizialmente sono stato contento di vedere che tutte, o quasi, le nazioni europee collaboravano per un obbiettivo comune, seppur tremendo come quello della guerra in Libia: vedere le nostre basi accogliere forze da tutto il mondo e il nostro paese partecipare alla pari con le altre potenze è stato un motivo di orgoglio. Ma ben presto la situazione si è rivelata per quella che è in realtà: ogni paese agisce per conto proprio, chi se ne frega come la Germania, chi borbanda a caso come la Francia, chi viene lasciato allo sbando come l’Italia, insomma una strategia comune non c’è.  L’Europa mi pare allora solo qualcosa creato a scopo di lucro, per abbattere le barriere doganali, per far circolare più facilmente le persone (e con esse il denaro…) ma certamente non per un sentore comune di tradizioni e storia. E di questo provo rammarico.

Intanto a Lampedusa è stata necessaria una pseudo-rivolta degli abitanti dell’isola per spostare l’attenzione dell’Italia e dell’Europa su quel puntolino nel mar Mediterraneo che è giunto a contenere 7000 immigrati (aventi diritto all’accoglienza e non). Nessuno ha ancora mosso un dito per smaltire quella folla di persone che si accalca oltre i limiti della decenza e della pubblica convivenza. Già ma intanto qualcuno trova invece il tempo per altri bagni di folla, in cui si diverte a tuffarsi dalla portiera della sua auto in una piazza a Milano….

Andry

3 commenti su “Europa dove sei?”

  1. Che forse in casi come questi la difficoltà a coordinare le potenzialità dell’Europa sia un bene?
    Perché ti dispiaci a vedere che non c’è una frangia forte contro la Libia?

    E’ probabile ch’io sia contro ad un intervento militare, anche per fini di liberazione; non so. Se non è possibile, con un embargo, risolvere la situazione, ci si può posizionare intorno ad una nazione con i mitra puntati?
    Quello che mi fa pensare, insomma, è che forse fa poca differenza che gli aerei pronti a sparare sulla Libia siano della Nato o di Gheddafi.
    Le lotte per i diritti e per le libertà, forse, hanno bisogno di un tempo molto più lungo.

    Sono parole bruttissime; contro la libertà e l’esaltazione dell’individuo.

  2. Io non ho scritto quest’articolo perchè sono dispiaciuto della mancata coordinazione della guerra contro la Libia (che per altro non è di competenza della UE ma della Nato ora e dell’ONU prima) , sono dispiaciuto perchè mi piacerebbe vedere un’Europa unita e non divisa da interessi particolari. Volevo solo sottolineare che finchè si tratta di economia e leggi astratte allora si è tutti d’accordo, quando invece si tratta di passare ai fatti e di mostrare che tutti insieme possiamo risolvere i problemi allora ecco che saltano fuori le divisioni. Questa mancata collaborazione era evidente molto prima dell’intervento militare: ricordiamoci che siamo intervenuti un mese dopo l’inizio degli scontri, quando Gheddafi stava per riconquistare Bengasi, il cuore dei “ribelli”. Sembra anche questa una motivazione economica piuttosto che umanitaria.
    Ti voglio far notare comunque dato che hai scritto che saresti contrario ad un intervento militare anche per la liberazione, che se non fosse stato per un intervento del genere l’Italia non sarebbe quella che conosciamo oggi e forse nemmeno il resto del continente. Ripensa quindi alla tua affermazione…

  3. Devo pensare, dal tuo tono, che hai creduto le ‘parole bruttissime’ fossero le tue. In realtà parlavo dei miei pensieri.

    Questione europea a parte, ragionare sulla giustezza di un intervento di liberazione mi sembra più che legittimo dato che il ripiudo alla guerra è un concetto ormai omogeneamente dissolto e connaturato nelle generazioni cresciute, immagino, dagli anni ’50 in poi.

    Di fronte a questo contrasto di convinzione e realtà non posso che rimanere abbastanza perplesso.

    Nessuno, in Italia, pensò che i tedeschi non andassero uccisi; oggi è lo stesso.
    La questione è che mai avevo pensato alla fragilità del concetto di Bene.

    E’ facile ripudiare la guerra. Ma con che criterio riesco ad accettare quella in Libia? In base allo scopo di liberazione?

    E può lo scopo rendere più o meno legittime le nostre azioni?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *