Quanto ha senso la lotta antiberlusconiana?

Quanto ha senso la lotta contro Berlusconi? Mi fa paura perché il rischio di apparire ridicoli è troppo vicino.

Ieri ho ascoltato il discorso che l’Onorevole Di Pietro ha pronunciato alla Camera. Per quanto condivida i pensieri con i quali il partito dell’Italia dei valori ha risposto ‘no’ alla maggioranza, sono stato colpito dai modi; e negativamente.
L’Onorevole Di Pietro sembra un randagio al quale astuti accalappiacani cercano di allacciare il collare.
Del randagio ha l’energia ma non la classe e lo stile con il quale si combattono i nemici più grandi. E’ un Ettore che lotta contro Achille, ma quì serve l’astuzia del David.
L’Onorevole butta sul tavolo argomenti che per me sono interessantissimi, primo fra tutti la loggia p2 e il passato di Berlusconi legato alla Massoneria che dovrebbe essere più conosciuto; ma il modo in cui lo fa è lo stesso con cui il campagnolo butta la crusca vicino ai maiali.

Personalmente, credo che sentire un discorso come quello dell’Onorevole non può che scoraggiare chi crede che, per buone ragioni, Berlusconi debba essere a casa sua e non a casa nostra. Chi ha il coraggio di discutere di politica, esprimendo le proprie idee ma rischiando di essere visto alla stregua del signor Di Pietro?

Se mai dovessi essere parlare con chi non la pensa come me preferirei essere accostato alla personalità di Cicerone, che con un discorso in senato fece scappare Catilina, che a quella di ‘Beppe’ Grillo o di Di Pietro.

Cicerone parla in senato
Cicerone denuncia Catilina, affresco di Cesare Maccari a Palazzo Madama in Roma che raffigura Cicerone mentre pronuncia una delle orazioni contro Catilina

3 commenti su “Quanto ha senso la lotta antiberlusconiana?”

  1. Per rispondere alla domanda con cui intitoli il post, dico: continuare la lotta antiberlusconiana ha senso come continuare la lotta contro la malaria.
    Anche io mi sono sempre chiesto se i modi di Di Pietro e quelli di Grillo potessero influire negativamente sul successo delle loro azioni, pur condividendo pienamente i loro argomenti e le loro argomentazioni.
    Mi sono risposto che non viviamo nella società della pacata e astuta eleganza, ma in quella dell’urlo, delle immagini e delle frasi forti.
    Aggiungerei anche che, a mio parere, capire dove finisce la verità, per quanto cruda possa essere, e dove inizia l’insulto fine a sè stesso, è un ragionamento abbastanza raffinato; e mi rendo conto che molte persone non sono in grado di seguirlo.

    Vorrei anche dire che nessuno si sforza di capire le opinioni dell’altro, e classifica subito tutto ciò che questi dice come “urla”, “accuse infondate”, “delirio” ecc.

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