Rimbaldo trascina un morto e pensa: “O morto, io corro corro per arrivare qui come te e farmi tirar per i calcagni. Cos’è questa furia che mi spinge, questa smania di battaglia e d’amori, vista dal punto donde guardano i tuoi occhi sbarrati, la tua testa riversa che sbatacchia sulle pietre? Ci penso, o morto, mi ci fai pensare; ma cosa cambia? Nulla. Non ci sono altri giorni che quei nostri giorni prima della tomba, per noi vivi e anche per voi morti. Che mi sia dato di non sprecarli, di no sprecare nulla di ciò che sono e di ciò che potrei essere. Di compiere azioni egregie per l’esercito franco. Di abbracciare, abbracciato la fiera Bradamante. Spero che tu abbia speso i tuoi giorni non peggio, o morto. Comunque per te i dadi hanno già dato i loro numeri. Per me ancora vorticano del bussolotto.
Ed io amo, o morto, la mia ansia, non la tua pace.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente.