Dal mio diario di un lontano anno scolastico:
Abita di fronte alla scuola Grulli, ma è sempre in ritardo. Faccio l’appello e, forza dell’abitudine, annuncio: «Grulli, assente».
«Ma prof, Grulli è al suo posto».
Beh, un po’ son giustificato. Sta barricato dietro uno zaino, in testa ha ben due cappucci e pare un giubbotto stropicciato.
Lo scuotono. Alza un poco la testa: sembra non dorma da tre giorni. Di nuovo crolla con la testa sul banco.
Riuscirò a recuperarlo?
Leggiamo Nietzsche. Mi compiaccio: tutti mi seguono. Ma Grulli no, lui dorme.
Lo chiamo a gran voce. Sobbalza, si scuote.
«Leggi».
Farfuglia, bofonchia e non capisce. I compagni ridono. Il povero Nietzsche ne esce male.
Me la sono voluta. Un’altra volta lo lascerò dormire.