Sotto l’intestazione del Ministero, il titolo recita:
P000 – ESAMI DI STATO CONCLUSIVI DEI CORSI DI STUDIO DI ISTRUZIONE
SECONDARIA SUPERIORE ed il sottotitolo prosegue:
PROVA DI ITALIANO
(per tutti gli indirizzi: di ordinamento e sperimentali)
Ora, mi dico: sarebbe anche una bellissima traccia quella della tipologia A. Chi non non conosce Primo Levi? Ma sento dire: “ma noi non l’abbiamo fatto, prof!”
E… “ci sta!” per dirla come si usa tra quelli (i miei amati studenti, ndr) che hanno la fortuna di avere molti meno anni di me.
E nello stesso tempo mi chiedo: ma anche se l’avessero letto e studiato, quale curriculum studiorum è davvero in grado in questo momento storico di giustificare una traccia di esame di maturità in cui si chiede di affrontare un incipit siffatto:
“Poiché dispongo di input ibridi, ho accettato volentieri e con curiosità la proposta di comporre anch’io un’«antologia personale», non nel senso borgesiano di autoantologia, ma in quello di una raccolta, retrospettiva e in buona fede, che metta in luce le eventuali tracce di quanto è stato letto su quanto è stato scritto. L’ho accettata come un esperimento incruento, come ci si sottopone a una batteria di test; perché placet experiri e per vedere l’effetto che fa.”
Quanti giovani diciotto/diciannovenni/ventenni hanno un’idea, almeno pallida, di cosa significhi “nel senso borgesiano di autoantologia”, “ci si sottopone a una batteria di test” o “placet experiri“?
E del resto, quanti rappresentanti politici eletti sono in grado di cimentarsi in simil tenzone?
Non è che per “borgesiano” capiscono “borghese” e ci infilano un H di troppo?
Ed infine, amaramente… chi se ne accorgerebbe?
Mi scuso in anticipo con quanti smentiranno questo mio commento.
A. Mealli
geodocente in via di sparizione. Tra quelli che resistono strenuamente e per sempre rimpiangeranno questa orrenda deriva.
Perché se la geografia è inutile… il latino è sparito dal comune patrimonio culturale da tempo e la lettura “era vizio innocente e tradizionale, un’abitudine gratificante, una ginnastica mentale, un modo obbligatorio e compulsivo di riempire i vuoti di tempo, e una sorta di fata morgana nella direzione della sapienza”.
in effetti avevo letto borghesi.
comunque anche la prova di matematica presentava un problema impossibile e poi uno molto più facile.
Eh prof, io sono fra quelli de “ma noi non l’abbiamo fatto!”…quindi l’incipit fortunatamente non l’ho neanche letto, e meno male, mi sono risparmiato un bel mal di testa!
Oggi la seconda prova mi ha portato una stanchezza incredibile…e poi con la fortuna che ho avuto, sono il primo in assoluto a fare l’orale 😀 (risata isterica ahaha)
Ci manca prof! (anche se l’abbiamo vista ieri)
Mario
Prof ma quanto ha ragione! 😀
Io l’ho letto ma purtroppo non avendo mai fatto Levi non sarei mai riuscita a farci su un tema.. ed ho optato per quello sugli UFO (e tra l’altro credo sia andato anche molto bene), spero di rivederla presto, Claudia Gurzì. 🙂
Tenete duro miei prodi! La maturità è un esame difficile e proprio per questo bellissimo: mette alla prova, carica a mille l’adrenalina e consente di tirare le somme… e visto che siamo tra “scientifici”, ragionieri e periti agronomi credo che ci capiamo, no?
Una raccomandazione ancora (mi scuso con i miei studenti, che l’hanno già sentita): ascoltate bene le domande, riflettete bene. Un bel respiro e poi giù decisi a interessare, stupire, emozionare addirittura chi vi è di fronte.
Lasciate un segno in questa scuola. Nel mio cuore il segno l’avete già lasciato da tempo.
Con affetto.
geoprof
Non soltanto Primo Levi “non è stato fatto”, ma non sono stati trattati anche autori non meno importanti come Carlo Levi, Beppe Fenoglio, Cesare Pavese, Vasco Pratolini, Elsa Morante, Carlo Emilio Gadda, Italo Calvino, Alberto Moravia, Paolo Volponi e tantissimi altri che avrebbero meritato sicuramente maggiore attenzione. La verità è che il programma è vastissimo. Si è arrivati dove si è potuto, seguendo il filo cronologico dei fatti. Inevitabilmente, si sono dovute fare delle scelte e apportare anche tagli dolorosi. Sono convinto che quanto sia stato fatto, e sicuramente è stato fatto abbastanza (del resto anche il Preside si è complimentato per il programma da me svolto) , non sia secondario rispetto al non fatto. Detto ciò, il ‘curriculum studiorum’ richiesto per decifrare l’incipit della prima traccia non era evidentemente quello di un istituto tecnico e, probabilmente, nemmeno quello di un liceo classico. Per il resto, però, considerando che si trattava di una tipologia A, ovvero di un’analisi del testo, non mi è sembrata così impossibile. Naturalmente, dò anch’io, per gli orali, il mio in bocca al lupo ai ragazzi e sono sicuro che se impareranno a recriminare di meno e a pensare di più con la propria testa, faranno sicuramente una migliore figura.
Un saluto a tutti.
Giuseppe de Simone