Paracelso ed il movimento paracelsiano

Paracelso

Per i suoi discepoli Paracelso fu un profeta e mise in discussione gli errori di un millennio. Per i suoi nemici fu solo un ciarlatano le cui idee sovvertivano la scienza medica. Questo scontro di pensieri parve inizialmente veder vincitori i medici galenici. Con il passare degli anni però la dottrina paracelsiana si diffuse in gran parte dell’Europa ed acquisì un sempre maggior numero di sostenitori.
Il suo vero nome era Philip Theophrastus Bombast von Hohenheim, ma aveva scelto di chiamarsi Paracelso. Nacque nel 1493 in una cittadina nei pressi di Zurigo, ma a nove anni si trasferì con il padre medico in Austria. Nel corso della sua vita viaggiò molto fino a quando nel 1526 arrivò nella città di Basilea. Qui riuscì a curare il grande stampatore Froben e venne quindi accolto nei circoli erasmiani di Basilea. Gli venne attribuito il titolo di professore di medicina all’università della città, ma le sue lezioni non si rivelarono accademicamente rispettabili. Suscitando l’orrore della della facoltà di medicina, egli rifiutò di dissertare sulle autorità consolidate, basando invece le sue lezioni sulla propria esperienza.

Nel 1533 Paracelso pubblicò il primo trattato sulle malattie professionali. La natura stessa dell’insegnamento di Paracelso fu tale da opporlo alle facoltà mediche delle università tradizionali. Per sua sfortuna il suo protettore, Froben, morì subito dopo. Paracelso fu esposto quindi all’odio dell’università e della Chiesa e decise di fuggire da Basilea. Condusse per i successivi quattordici anni una vita da vagabondo, dormendo poco e bevendo di continuo. Questi ritmi irregolari lo portarono alla morte, nella città di Salisburgo, all’età di quarantasette anni.
Durante la sua vita furono pubblicate pochissime opere, fra cui una sulle acque minerali, una di chirurgia e una sulla sifilide.
Il primo vero aiuto Paracelso lo ebbe da Herbst, noto come Oporinus, suo assistente e amanuense che conservò molti dei suoi scritti. Il primo però a pubblicare le sue opere, oltre quaranta, fu Bodestein che, malgrado la sua formazione di medico galenico, si convertì alla dottrina paracelsiana. Anche i discepoli di Bodestein pubblicarono alcuni scritti di Paracelso. Uno di questi noto come Toxites girò l’Europa e intorno al 1570 pubblicò alcuni fra i più importanti libri di chimica. Venti opere furono pubblicate dal tedesco Dorn e un’altra dozzina da Birckmann, appassionato collezionista di manoscritti paracelsiani.
Hans Kilian trovò degli scritti paracelsiani nel castello Neuborg sul Danubio. Questi vennero raccolti da Johonn Huser che pubblicò la prima raccolta un’edizione completa delle opere di Paracelso (1589-1590).
Dopo la morte di Paracelso furono pubblicati molti scritti apocrifi fasulli e gli vennero attribuiti dei falsi predecessori.
Le tre grandi lingue della medicina di allora erano il latino, il greco e l’arabo. Nonostante ciò Paracelso scrisse le sue opere in tedesco. Le ragioni principali furono due. La prima fu ideologica: era infatti convinto che ogni Stato avesse le proprie malattie e di conseguenza cure diverse. La sua medicina può essere definita quindi provinciale, cioè nel suo caso pensata esclusivamente per le popolazioni di lingua tedesca. La seconda ragione fu invece strettamente pratica: voleva farsi comprendere da tutto il popolo, anche dalle classi sociali più basse. Per questo motivo molti hanno paragonato il movimento paracelsiano alla riforma luterana.
Paracelso non era tuttavia un protestante, né, tanto meno, un cattolico. Lui stesso si definiva un buon cristiano anche se era convinto che il messaggio del cristianesimo fosse stato travisato e paganizzato.
Paracelso non rivoluzionò soltanto le basi della medicina, ma anche il suo lessico. Coniò nuovi termini che vennero poi inseriti anche nei dizionari.
I suoi insegnamenti contengono tre diversi messaggi.
Il primo è un messaggio strettamente metafisico. Paracelso si rifaceva infatti al neoplatonismo ermetico, a contrario dei Galenici che si ispiravano ad Aristotele. Per lui il macrocosmo era chimicamente controllato e di conseguenza lo era anche il microcosmo (cioè il corpo umano). Quindi l’uomo poteva essere aiutato attraverso l’uso della chimica: i farmaci.
Il secondo è un messaggio profetico: per lui la Terra sarebbe finita a causa di un processo chimico e con l’arrivo di Elia l’Alchimista.
Il terzo è invece pratico: le cure paracelsiane risultarono di gran lunga migliori rispetto a quelle galeniche. Fra i tanti Paracelso ebbe il merito di inventare i narcotici e gli oppiacei con cui alleviare i dolori.
Il nucleo più intransigente dell’opposizione Paracelso lo trovò nelle corporazioni mediche ufficiali. Per fare breccia nel mondo costituzionale il movimento dovette diffondersi anche nel resto d’Europa, spesso in latino.
La diffusione si aprì su due piani. Uno fu il proselitismo fra chirurghi e farmacisti, l’altro fu il raggiungimento della città di Basilea, Svizzera. Qui Pietro Perna, discepolo libertino, pubblicò ben settanta opere di Paracelso.
Dopo il 1603 il centro del paracelsismo si spostò da Basilea a Strasburgo. In questo luogo Winther, che apprezzò la medicina chimica paracelsiana, scrisse De Medicina veteri et novo. Questo libro, pubblicato dallo stesso Perna, aveva lo scopo di mediare fra Paracelso e le istituzioni mediche ufficiali. In Danimarca si ricorda invece un garbato interprete noto come Severinus il Danese, che scrisse Idea medicinae philosopicae. Grazie ai suoi scritti la dottrina di Paracelso guadagnò rispettabilità a livello internazionale.
Ci fu però anche chi scrisse contro di lui: per esempio, Erastus, un conservatore svizzero, che non perse occasione per screditarlo.
Ad appoggiarlo furono in molti fra cui il polacco Suchten e l’inglese Muffet. Quest’ultimo ebbe il merito di portare fra i potenti inglesi elisabettiani le idee paracelsiane. In Svizzera va ricordato invece Zwinger, inizialmente galenico e poi travolto dal paracelsismo, che introdusse questa dottrina nell’università di Basilea.
Molti paracelsiani divennero protestanti, ma nonostante ciò la Chiesa Cattolica si mostrò, almeno inizialmente, tollerante. Questa tolleranza venne a mancare negli ultimi anni del secolo, dopo il Concilio di Trento, e la Chiesa si alleò con le corporazioni mediche ufficiali. Il paracelsismo si alleò quindi con il protestantesimo.
La Francia, travolta dalle guerre civili, subì con questo scontro un’ulteriore divisione di fazioni. In questo stato il movimento entrò attraverso due vie: per quella reale, con l’appoggio di Caterina de Medici, e per quella popolare, sostenuta dagli ugonotti. Fra questi è lecito fare due nomi, Romus e Penot, che diffusero il paracelsismo fra gli erboristi e gli speziali francesi. Si opposero al movimento la Sorbona, il Parlamento e, ovviamente, la facoltà di medicina. La dottrina godette però del favore della corte francese e dell’università di Montpellier. Il movimento venne collegato all’eresia ugonotta e quindi subì le sue stesse persecuzioni.
Enrico IV, pur di circondarsi esclusivamente di medici paracelsiani, li obbligò a convertirsi al cattolicesimo. Nonostante questi appoggi ai tempi di Luigi XIV la guerra chimica in Francia finì con la vittoria dei galenici.
Nell’Inghilterra del periodo elisabettiano ci fu tolleranza per la figura di Paracelso sia nell’ambito medico che religioso. Nel 1611 Mayerne, paracelsista francese, migrò nello stato inglese e venne ben accolto. Qui scrisse “Farmacopea di Londra”, libro decisamente influenzato dalla chimica.
Il compromesso elisabettiano ebbe termine nel 1628 con Carlo I. Il paracelsismo venne quindi estromesso dalle istituzioni ufficiali.
Nell’impero Germanico il movimento penetrò liberamente nelle corti e nelle città protestanti, in particolare nella città di Praga, sotto la protezione di Rodolfo II.
Alla sua morte il paracelsismo si congiunse, come era già successo in altri stati, con il protestantesimo. Si formarono così società segrete, di cui la più famosa fu la “Fratellanza della Rosa Croce”. Questa aveva la filosofia paracelsiana alla base e le ambizioni politiche legate all’arrivo di Elia l’Alchimista come obiettivo.
Il tentativo di rivoluzione non andò a buon fine e il paracelsismo non ebbe più appoggi.
Ricapitolando, nel 1630 il movimento era ormai stato quasi completamente distrutto: in Francia dalla forza dell’Università di Parigi, in Inghilterra dalla Controriforma e in Germania dalla sua alleanza con una rivoluzione fallita.
Tuttavia la sua vitalità non era ancora finita: nel 1640 un mutamento politico inglese offrì al paracelsismo l’occasione di riproporsi.
Prima di parlare di questo cambiamento è necessario però dire del movimento nei decenni precedenti.
Le autorità mediche inglesi accettarono la validità dei rimedi chimici di Paracelso, ma non la cosmologia neoplatonica del profeta. Di queste stessa idee fu l’inglese Francis Bacon, che lo elogiò per il suo lato empirico, ma disprezzo Paracelso il “mago”. Bacon aveva come obiettivo una instauratio magna, cioè una esplorazione scientifica che depurasse la medicina da false credenze. Il suo programma fu però volgarizzato e sottoposto ad un processo di puritanizzazione.
Molti Paracelsisti, ignorando il rifiuto opposto fatto da Bacon alle loro idee metafisiche, lo acclamarono come uno di loro. Così il suo nome venne successivamente utilizzato per conferire autorità solo a parte delle idee paracelsiane.
Nel 1628 Samuel Hartlib fuggì a Londra e creò un movimento internazionale che era puritano, baconiano, messianico e, in gran parte, paracelsiano. La nuova polarizzazione della politica inglese, che ebbe inizio proprio in quell’anno, lo rese poi puritano a tutti gli effetti. Hartlib progettò una società-modello a cui diede il nome di Antilia. Nel 1635 Winthrop, seguace di Bacon e Paracelso, partì per fondare la colonia di Saybrook. Fu seguito da Robert Child, medico baconiano, e da George Storkey, paracelsiano che sostenne di aver scoperto la pietra filosofale. Questa avventura fu vista come la realizzazione di un processo paracelsiano.
Poi, nel 1640, avvenne il grande cambiamento: il sistema di Carlo I fallì. Ci fu il ritorno del Parlamento e, di conseguenza, dell’antico compromesso elisabettiano.
Per i Paracelsisti questa fu una grande occasione: iniziò una guerra civile e l’esercito dei parlamentari, dopo aver superato le prime sconfitte, raggiunse la vittoria finale. In quegli anni le stamperie sfornarono un enorme numero di traduzioni di Paracelso e opuscoli radicali. La grande rivoluzione chimica non venne realizzata nell’Inghilterra puritana più di quanto non lo fosse stata in Boemia. Dopo il 1660 però il paracelsismo, inteso come ideologia globale, giunse alla fine.
All’inizio del XVII secolo la filosofia chimica fu, ancora una volta, risucchiata nell’ideologia e nel secondo decennio del secolo la dottrina si sgretolò. Infatti nessun nuovo scrittore messianico o paracelsiano apparve dopo il 1620.
Ci fu però un ultimo suo discepolo che in quegli anni rivoluzionari diede una nuova vitalità alle idee di Paracelso: Jean Baptista von Helmont. Fu un belga che trovò nel profeta una guida. Si dedicò alla ricerca chimica, cosa che gli procurò presto dei guai: le sue opinioni paracelsiane sulla cura delle ferite di guerra lo trascinarono in una disputa con i gesuiti. Fu perseguitato e imprigionato.
Paracelso, mediante la sua personalità estremista e turbolenta, si può dire quindi che creò una forza rivoluzionaria per la medicina, la filosofia e anche per la politica.
Nella sua sfida al mondo tradizionale egli fu davvero il “Luterano della medicina”, con la differenza che il suo messaggio divenne più radicale con il passare del tempo.
Il paracelsismo seppe inoltre dare alla medicina un valido contributo per quanto riguarda alcune scoperte scientifiche: gli oppiacei, i farmaci minerali, la descrizione del processo digestivo e il “gas” di von Helmont ne sono alcuni esempi.

Martina Todesco

Un commento su “Paracelso ed il movimento paracelsiano”

  1. Grazie, Martina.

    Nonostante gli studi di Trevor-Roper, Paracelso è spesso dimenticato. Tu hai contribuito a ricordarcene l’importanza storica.

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