Forse che senza filosofia gli uomini non avrebbero la morale?

«Forse che senza filosofia gli uomini non avrebbero la morale? Sarebbe attribuirle troppo». Lo dice una giovane acuta. Ha ragione.
La morale è nata prima della filosofia. Esiste ovunque ci siano esseri umani.
Però… basta scoprire l’esistenza di morali diverse per porsi una domanda più alta. E questa è già filosofia.
Le risposte, poi, divergono.


Ci può essere l’ingenua resa di Protagora (ciascuno ha ragione dal suo punto di vista) e ci possono essere i vari nichilismi che tanto oltre Protagora non vanno.
Ci può essere la soluzione fideistica di Occam, di Lutero, di Pascal, di Kierkegaard. Ed è una fuga all’indietro, anche quando si maschera da filosofia.
Infine, ci possono essere seri tentativi di dare una risposta razionale. In fondo, la constatazione che culture diverse hanno diversi sistemi di norme morali non è una prova del carattere naturale del relativismo morale. È solo un dato di fatto. Proprio da questo dato di fatto ebbe inizio la riflessione razionale sul problema di un bene universalmente valido.
E poi, non dimentichiamolo, vi sono comportamenti umani universalmente ammirati ed altri altrettanto universalmente riprovati.
Quando sottolineiamo le differenze morali tra le diverse culture, troppo facilmente dimentichiamo che le somiglianze sono molto più numerose e più rilevanti. Presso tutte le culture vi sono doveri familiari, ovunque l’avarizia viene disprezzata, e la generosità apprezzata, il coraggio apprezzato e la viltà disprezzata. Si tratta, è vero, di comportamenti che hanno un’utilità biologica e sociale, ma questa non è un’obiezione. Non si può certo pretendere che gli uomini apprezzino comportamenti biologicamente e socialmente dannosi.
E, allora, come trovare un criterio morale universalmente valido e, soprattutto, come fondarlo?
Partiamo dalla seconda parte della domanda perché è senza dubbio preliminare. Si tratta dell’argomento apparentemente più forte della filosofia contemporanea contro la possibilità di una fondazione razionale dell’etica: il punto di vista della ragione non può essere fondato razionalmente, perché questo includerebbe un circolo logico. Perciò al posto di una fondazione razionale ultima rimarrebbe a favore della ragione soltanto una prerazionale (e per questo irrazionale) decisione ultima, una decisione a favore di, che, per principio, potrebbe essere rifiutata.
Come rispondere?
Se fondare significa derivare qualcosa da qualcos’altro, allora l’argomento non può essere respinto. Questo concetto di fondazione potrebbe però essere in realtà un pregiudizio: il pregiudizio tipico di chi assume il punto di vista della razionalità logica della scienza, come se questa costituisse il tutto della ragione.
Chi fa filosofia dovrebbe chiedersi se la ragione, di cui si serve, abbia bisogno di una fondazione mediante una deduzione da qualcos’altro, o non sia invece intrascendibile e, in qualche modo, a priori. Chi mette in discussione la possibilità di una fondazione razionale ultima dell’etica mediante argomenti come quello del circolo logico, sta già seriamente argomentando in maniera razionale ed ha già necessariamente accettato il punto di vista della ragione; egli, dunque, cade in un’autocontraddizione pragmatica. Non si tratta di una contraddizione di tipo logico. Infatti non afferma e nega contemporaneamente e dallo stesso punto di vista un predicato di un soggetto. È una contraddizione pragmatica perché mi servo della ragione per criticare la ragione. Nego a parole ed affermo con il mio operare il valore della ragione stessa.
E se qualcuno rifiutasse completamente, per principio, il valore della ragione e rinunciasse perciò a qualsiasi argomentazione razionale? Costui sarebbe, per usare l’espressione di Aristotele, «come una pianta». Chi, per principio, rifiuta l’argomentazione, non può in alcun modo contribuire alla discussione sulla possibilità della fondazione ultima della ragione. Come può, infatti, partecipare ad una discussione argomentata chi non vuole argomentare?

La sto facendo davvero troppo lunga. Per oggi, mi fermo qui.

Un commento su “Forse che senza filosofia gli uomini non avrebbero la morale?”

  1. Ma quindi chiunque critichi la ragione e la razionalità cade in un’autocontraddizione pragmatica? Perché ogni nostra argomentazione viene sviluppata dalla ragione. Per non cadere in ciò dovremmo quindi negare ogni utilizzo della ragione, negare la sua esistenza, come dice lei “rifiutare il valore della ragione”. Ma non sarebbe come voler smettere di pensare e quindi impossibile? Nel momento in cui voglio non pensare, penso al non voler pensare. Oppure si dovrebbe argomentare la critica alla ragione con argomenti irrazionali; ma anche essi non sono in qualche modo frutto della ragione? Ci che è irrazionale è tale e lo considero tale perchè so cosa è razionale e ragionevole.

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