LETTERA DI UN ASTICE AD UN GIUDICE

Gli animali sono oggetti, liberarli è una rapina…

Questa è la storia dell’incontro fra una cena e una persona.
L’11 ottobre 2007, sulla ghiacciaia del pam di via Olona di Milano, sotto gli occhi di tutti, qualcuno agonizzava. Agonizzava da giorni. Il corpo gelato, i sensi annebbiati dal freddo. Agonizzava senza sapere perchè. Agonizzava e aveva paura.
Sdraiata su una ghiacciaia, una cena conosceva il terrore, il dolore, la nostalgia… Quella cena, in silenzio, urlava… Quella cena che sognava il mare…
Un continuo rumore copriva quel grido silenzioso e disperato, rendendo quel qualcuno cena silenziosa.
Ma ascoltando per un attimo il silenzio, era impossibile sottrarsi alle urla insascoltate una cena, che in silenzio piangeva.
Quel giorno, una cena e una persona si guardavano e si ascoltavano. E poi correvano, insieme, verso il sogno di chi era nato astice ed era stato trasformato in cena. Verso il sogno di chi, sognando, piangeva.

Ma una ragazza ora correva fuori da un supermercato con in mano una cena!
L’uomo saltava giù dal camion e bloccava quella ladra di cene costosissime. Chiamava la polizia, per fermare definitivamente quella criminale.

Quella sera, mentre una ladra veniva arrestata per rapina, una cena cuoceva…

In p.zza Cadorna, alle 13,00 del 5 marzo, in occasione di un’udienza del processo per rapina, ha avuto luogo un presidio, per urlare che un animale non è una cena e che una liberazione non è una rapina.
l’ultima udienza è stata fissata per il 25 giugno. in quell’occasione l’imputata leggerà in tribunale la lettera di rivendicazione che incolliamo qui sotto.

LETTERA DI UN ASTICE AD UN GIUDICE

UNO DEI MILIONI… PROPRIO UNO… PROPRIO LUI…
Immaginate per un attimo di essere sdraiati in una scatola di vetro, a pancia in giù sul ghiaccio, con mani e piedi legati e un pezzo di nastro adesivo sulla bocca. E’ ormai una giornata che siete in quella posizione, o forse cinque minuti, in effetti vi è difficile dirlo con precisione. siete legati in mezzo a centinaia di giganteschi pacchetti di tetrapack, sacchetti di plastica, bottiglie di lemonsoda, elastici e spazzole per capelli. centinaia di persone si muovono intorno a voi. vi guardano, ma sembrano non vedervi, prese a saltare da uno scaffale all’altro, come tutte spinte da uno stesso impulso perverso a voi sconosciuto. quante ore, o giorni, o minuti saranno passati?

qualcuno si ferma, vi osserva, dice qualcosa in una lingua incomprensibile. un’altra voce risponde da dietro la vostra testa, che è ormai talmente infreddolita da non pensare nemmeno di poterla provare a girare. da quanti anni, o giorni, siete chiusi li dentro? ogni secondo dura un minuto, ogni minuto un’ora, mentre contate il tempo secondo dopo secondo, e ad ogni secondo vi chiedete quanti altri ne dovranno seguire. un guanto enorme si protende verso di voi, vi solleva. la prima voce parla un’altra volta e voi vi ritrovate di nuovo con la pancia sul ghiaccio. qualcuno di fianco a voi viene sollevato a sua volta e chiuso in un pacchetto di celofan. due persone, mentre scelgono le patatine fritte nello scaffale vicino al vostro, guardano la scena come fosse la cosa più normale del mondo. tutti intorno a voi si comportano come se lo fosse.
voi li guardate senza capirli e vi chiedete perché siete chiusi li dentro… e forse è un bene che di questa domanda non possiate conoscere la risposta…

io vivevo nel buco di uno scoglio, levigato dalle onde del mare (forse questa frase avrei dovuto interromperla a “iovivevo”). conoscevo perfettamente il mio fondale e sapevo che ogni onda avrebbe portato qualcosa di diverso e di nuovo. me ne stavo li, per giornate intere sulla mia roccia, a sentire il risucchio delle onde sul mio corpo immobile.
non so come abbia fatto a ritrovarmi catapultato all’inferno, è stato un attimo, quello che mi ricordo è solo il fondo del mare, e poi decine, centinaia di pesci schiacciarsi e contorcersi sulla mia schiena e sotto la mia pancia. l’acqua che scendeva, sempre di più, trascinandoci verso il basso, lasciandoci soffocare sempre più schiacciati l’uno sopra l’altro in balia della forza di gravità, ammucchiati come una catasta di legna. avevo paura, non capivo. all’improvviso siamo precipitati su un piano duro e asciutto. vedevo tutti morire soffocati, in preda alle convulsioni.
poi mi sono sentito sollevare, qualcosa di stretto e doloroso mi costringeva le chele. io non capivo, non sapevo cosa stesse succedendo, tutt’ora non so cosa sia successo ne cosa succeda. non so come ne perchè mi sia ritrovato all’inferno. il mio corpo è atrofizzato dal ghiaccio. fatico a muovere le zampe. un dolore costante e logorante mi stringe la testa e non mi lascia un solo istante di tregua. mi chiedo perchè, mi chiedo cosa sia il posto in cui mi trovo. dove sono le onde del mare? mi chiedo da quanto tempo mi trovo qui e quanto ancora ne dovrà passare. mi chiedo se sarà questo il posto in cui dovrò morire o cosa ancora mi aspetti. e intanto aspetto, aspetto rassegnato, secondo dopo secondo. conto il tempo, senza lasciar passare un solo secondo senza chiedermi come e perchè sia stato strappato al mio mare e se mai potrò rivederlo.
e grido in silenzio, perchè voi non la potete sentire la mia voce straziata. e imploro chi di voi ha un cuore di riportarmi a casa.
Un astice dei milioni… proprio uno… proprio io..

In questo processo ci sono due parti in causa: una si deve difendere dall’accusa di rapina, l’altra è quella che accusa. Ogni anno miglia di astici muoiono bolliti vivi, miliardi di animali vengono torturati uccisi per soddisfare il nostro palato. Al mondo esistono milioni di lager, in cui gli animali non sono che numeri, fatti nascere al solo scopo di essere sfruttati e uccisi, considerati alla stregua di macchine che convertono i mangimi in carne, latte, uova, pellicce, risultati di esperimenti.
Trovo ai limiti dell’assurdo che in questo processo sia io a trovarmi al banco degli imputati, per questo motivo ho voluto con la presente lettera chiamare a testimoniare la vera vittima di tutta la vicenda, l’unico testimone che credo meriti veramente di essere ascoltato. Purtroppo ho dovuto usare sentimenti, parole, sensazioni e pensieri umani per provare a rendere vagamente l’idea della profonda angoscia e del dolore provati dall’animale, e dell’insensatezza della diffusa convinzione che chi ne è responsabile sia nel giusto. E’ evidente che si tratti di un espediente letterario e sono consapevole del fatto che l’astice non possa aver provato tali sensazioni così come descritte, ma era l’unico modo per rendere l’idea avvicinandosene il più possibile. So comunque di non essere riuscita nel mio scopo, tuttavia non avrei potuto in alcun modo farlo. Si tratta di situazioni che chi ha vissuto non potrà mai raccontare e da chi non sono state vissute non potranno mai essere comprese… mai sul serio… mai fino in fondo… Tuttavia è sufficiente guardare un animale negli occhi per capire che dietro ad ognuno di loro, così come ad ognuno di noi, si trova un intero mondo, un mondo che nessuno ha il diritto di distruggere deliberatamente.
Considero questo processo un’occasione per provare a dare voce a tutti coloro le cui grida straziate non fanno che rimbalzare contro un muro di silenzio. Ritengo necessario non rinnegare quelle che sono state le vere ragioni del mio gesto per fermarci tutti un attimo a riflettere su cose erroneamente date per scontate, io con voi.
Il grattacielo in cui viviamo, la cui cantina è un mattatoio e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella vista sul cielo stellato. Ed il tutto si regge su un pregiudizio, simile a quello razzista o sessista, il pregiudizio antropocentrico, che giustifica la diversa considerazione degli interessi su base di specie. La scala dei valori è stata completamente ribaltata, conformemente alle esigenze umane, fino al punto di attribuire diverso valore alla sofferenza a seconda del grado di “razionalità” di chi la prova, senza minimamente considerare il fatto che sentimenti e sensazioni come dolore, paura, istinto ed interesse alla sopravvivenza, terrore, percezione della vita e della morte, non sono affatto connessi alla “ragione”, ma semmai alla sensibilità, propria degli altri animali così come dell’animale umano. A dire la verità, comunque, non è neanche propriamente la razionalità ad essere portata come principio discriminante, ma la mera appartenenza di specie.
Prendiamo in analisi il caso di un uomo portatore di un handicap tale da renderlo privo di capacità razionali, ma non di sensibilità. Ragionando in modo laico, coerentemente con l’assunto che la razionalità sia il principio che stabilisce il valore della vita, della morte e della sofferenza, l’individuo in questione dovrebbe essere considerato (e di conseguenza trattato) alla stregua di un animale-non-umano, ovvero come un potenziale mezzo che consenta ai cosiddetti “esseri razionali” di conseguire i propri fini. Il fatto che ciò (fortunatamente) non avvenga, rivela un’evidente contraddizione. L’opposta valutazione che spinge in un caso ad infliggere e nell’altro a evitare la sofferenza, non è forse il sintomo di un atteggiamento schizofrenico? Perché non si ha il coraggio di mettere in discussione i principi che lo ispirano, invece di elevarli a verità assolute e indiscutibili? Se lo si facesse, forse un gesto come il mio risulterebbe non solo comprensibile, ma addirittura doveroso ed inevitabile.
Io ho visto la sofferenza negli occhi di quegli animali, questo è stato il motore del mio gesto. La pietas, uno dei più nobili fra tutti i sentimenti. Ho portato una serie di ragioni perfettamente in grado di essere capite. Voi avete la facoltà di stabilire se restituire la dignità ad un essere senziente sia o meno un gesto criminale, ma prima che possiate decidere se volervi prendere questa responsabilità, voglio appellarmi al vostro buon senso, vorrei che voi provaste a chiedervi: siete fino in fondo sicuri di avere il diritto di farlo? E siete certi di poter soprassedere su quanto sopra detto? …E Siete disposti a prendervi la responsabilità di riconoscere la tortura e di condannare la compassione e l’empatia?

16 commenti su “LETTERA DI UN ASTICE AD UN GIUDICE”

  1. a me l’astice piace… Non ho letto tutta la lettera però credo che se un animale non è in rischio di estinzione allora è corretto farlo diventare la mia cena.
    federico montanaro

  2. Se fai questo discorso sull’ astice lo dovresti fare per tutti gli altri animali.

    Aragoste, astici e roba simile sono animali dal cervello a dir poco minuscolo: dubito che capiscano cosa gli stia succedendo quando sono al supermercato.

    Se gli astici fossero in estinzione, Greenpeace avrebbe già fatto qualcosa.

    Noi esseri umani, ci nutriamo di animali dall’ alba dei tempi (astici compresi). Cosa avremmo fatto senza essercene nutriti?

  3. infatti è un discorso che riguarda tutti gli animali. comunque leggete per intero la lettera prima di commentare: in essa ci sono tutte le risposte alle questioni che sollevate… davvero tutte…

  4. Condivido parte delle argomentazioni…nonostante io mangi carne (non pesce, ma è la stessa cosa) non credo che sia giusto che un animale debba soffrire così. Sono per la morte indolore.
    Per me è indubbio che gli uomini siano onnivori: liberissimi i vegetariani di mangiarsi solo verdura, a me la carne piace e nessuno mi priverà delle mie bistecche.
    Ma comunque ho sempre pensato che la modalità di cottura di astici e aragoste, bollite vive, sia una cosa crudele. così come anche il fatto di tenerli vivi fuori dall’acqua, sofferenti…
    Ovviamente ognuno la penserà come vuole, ma è assurdo sia un’estremo che l’altro, per me.
    E comunque tutta questa enfasi mi sembra fuori luogo: gli esseri umani si fanno cose terribili tra loro, l’empatia nei confronti di un astice è fantascientifica.

  5. Mi permetto di esprimere la mia personalissima opinione.

    Comprendo e condivido i principi e i valori espressi dalla “Pulce”..
    Credo che purtroppo non viviamo in una società che sia pronta per questo genere di filosofia. Spero che fra 10, 20 o 50 anni lo saremo.

    Trovo invece assolutamente incompatibile con il mio modo di vedere le cose che si ragioni su determinati temi adottando un criterio di piacere personale: “A me questo piace quindi lo faccio”.

    Qui il punto non è se ci piace o non ci piace la carne, l’astice, il cavallo, il cane o il gatto.

    Il problema è se sia giusto o meno che per soddisfare il nostro palato si impieghino metodi oggettivamente allucinanti nel modo di allevare, trasportare, uccidere degli esseri viventi.

    Io non sono vegetariano. Sono troppo debole e poco disciplinato per esserlo.

    Ma ammiro chi fa scelte pacifiche anche rinunciando a qualcosa che “piace”.

    Ammiro chi fa scelte coraggiose prendendo la parte dei deboli anche quando questi non sono in grado di dire o pensare nulla.

    Poi possiamo continuare a parlare della filosofia che sta dietro tutto ciò.

    Possiamo discutere se in effetti un animale preistorico con la corazza e senza cervello meriti l’attenzione di un essere super-evoluto come l’uomo (anche se a giudicare certi soggetti non mi pare che ci sia tutta questa evoluzione).

    Ma questa è un’altra cosa.

    così è, se vi piace!

    Affezionatamente,

    Davide Currò
    http://www.davidecurro.it
    http://www.rozzano.info

  6. La mia impressione personale è che l uomo non è omnivoro a caso …
    Io sono convinto che se il creatore ci avesse voluto erbivori non avremmo bisogno di proteine animali.
    Io penso che la “criminale” se proprio voleva liberare l astice avrebbe dovuta comprarla come tutti quanti.
    Una volta che avrebbe pagato il prezzo stabilito per il crostaceo era liberissima di farci quello che voleva …
    Insomma io mangio carne perche sono fatto per mangiarla e penso che se per questo qualche altra creatura e destinata a morire e bene che lo faccia. Perche nessuno ha mai fatto causa a un leone per aver ucciso una preda ….
    Nn e questione di ragione e questione di selezione naturale.
    In fin dei conti e questo che siamo animali … animali omnivori intelligentissimi e in grado di ragionare ma pur sempre animali …

    Joaquin R. Ponce de Leon

  7. siamo animali… spesso sembriamo dimenticarcene completamente… sembriamo dimenticarcene quando costruiamo i macelli, gli allevamenti, i laboratori di vivisezione. quando costruiamo bombe da buttare in testa a coloro che di bombe non se ne intendono ne vogliono intendersene. quando prendiamo qualcuno e gli togliamo tutto: la sua mamma, la libertà, la facoltà di fare qualunque tipo di scelta sulla propria vita, la dignità. sembriamo dimenticarcene quando abbiamo la pretesa di essere proprietari della vita di qualcun’altro. quando lo compriamo e lo vendiamo come fosse una merce. quando lo facciamo nascere con un destino già scritto e non gli lasciamo alcuna possibilità di sottrarsene, di difendersi, di cambiare in qualce modo la sua inesorabilmente distrutta (e non da lui stesso!!) esistenza.
    quando imponiamo i nostri sguardi prepotenti e scrutatori, sezionatori, che non lasciano la possibilità di essere scelti o rifiutati. quando perdiamo il senso dell’altro, della relazione, della delicatezza di due corpi che condividono lo stesso mondo e la stessa vulnerabilità e decidono se entrare o meno in contatto.
    quando abbiamo un rifiuto così netto e ossessivo nei confronti della morte di un membro della nostra stessa specie (o di alcune categorie di individui in essa) tanto da esserci sottratti alla predazione, tanto da rifiutare la nostra natura di esseri che nascono e che muoiono, disperatamente avulsi dalla nostra animalità, salvo poi rivendicarla a gran voce quando abbiamo bisogno di un alibi che ci consenta di tenere gli occhi saldamente chiusi, di non guardare, non discutere lo scempio che ci circonda. che noi stessi stiamo generando, scegliendo e perpetrando, ogni volta che ci astraiamo dal nostro meraviglioso essere animali… animali nel mondo… insieme, non sopra, ad altri animali.
    la volontà di (o disponibilità a) schiacciare e calpestare senza scrupoli, stuprare e disporre degli altri come risorse, in nome di una pretesa velleitaria superiorità… questo è ciò che ci allontana dall’essere animali. la cecità del nostro egoismo morboso, che ci allontana dalla vita, dalla nostra stessa vita e ce ne fa perdere il senso. questa è la condanna, per noi stessi e per gli altri, che ogni giorno scegliamo di firmare.

  8. ognuno e libero di pensarla come vuole ma nn condivido i tuoi ideali.
    penso che l uomo e stato fatto per mangiare carne e carne mangiera.
    e a mio viso tutti i vegetariani sono qualcosa di contro natura perche l uomo secondo la teoria evoluzionista o pure quella creazionista e nato per mangiare carne.
    insomma nn mangiare carne e come cercare di frigere delle uova in forno….
    possibile ma ridicolo.

  9. Bè ridicolo no.. Ognuno è libero di vivere come meglio crede. Io rispetto molto gli ideali di chi è vegetariano, anche se non li condivido..
    Uccidere per nutrirsi non è contro natura. Uccidere per divertimento lo è. E purtroppo la seconda opzione è una realtà. Penso che quasi tutti abbiano visto le immagini delle foche uccise per sport…

  10. “contro natura”… argomento ricorrente… a me però sembra essere un’astrazione tautologica tanto quanto ideologica…
    in base a cosa si stabilisce ciò che è contro natura e ciò che non lo è? se facciamo una determinata cosa, non significa forse, necessariamente, che la nostra natura ne comprende la possibilità? come sarebbe altrimenti possibile farlo?
    altrettanto mi chiedo come si possa trovare, secondo quale criterio, un valore intrinseco nel fare una qualunque cosa solo perchè compresa nelle innumerevoli possibilità che la nostra natura ci lascia.
    la vita è fatta di infinite possibilità, fra cui costantemente scegliamo. perchè queste possibilità siano reali e non illusorie, è necessario che rientrino tutte come possibili – ma nessuna come necessaria – nella nostra natura (a meno che non ci decidiamo una volta per tutte ad abbandonare il concetto – perchè solo di concetto si tratta, per non dire di alibi – di “secondo/contro natura” e a concentraci sulle questioni reali della vita).
    l’errore di fondo sta nel considerare la natura in senso monolitico e prescrittivo, perchè non è questa la “natura della natura”.
    quando se ne parla, è necessario rendersi conto che non si parla di qualcosa di statico e immutabile, ma dell’esatto contrario. la dinamicità è la più intrinseca caratteristica della natura, della realtà, della vita.
    detto questo, non significa che non debbano esistere criteri secondo cui fare le proprie scelte, ma questo mi sembra del tutto arbitrario, come arbitraria è l’assegnazione ad una qualunque azione possibile, del “privilegio” di essere considerata secondo natura.
    ciò di cui sto parlando sono sentimenti, emozioni, condivisione. corpi che abitano lo stesso mondo, che lo condividono.
    sto parlando del fatto che qualcuno viene calpestato completamente, considerato un oggetto. comprato e venduto. torturato, rinchiuso. del fatto che qualcuno viene considerato proprietà di qualcun’altro, uno strumento senza dignità, la cui sofferenza non viene, non dico evitata, ma neanche considerata.
    sto parlando di qualcuno che da mesi cammina su una grata di rete metallica, con le zampe piagate. guarda fuori dalla sua prigione e sogna ciò che non ha mai conosciuto. che con uno sguardo è ancora capace di chiedere indietro ciò che gli è stato rubato: la vita, la dignità. un prato su cui camminare, i cuccioli che si è vista strappare dopo pochi giorni.
    parlo di qualcuno che cerca in vano di sottrarsi al contatto imposto con una mano prepotente e spaventosa.
    di una pancia che si ritrae trattenendo il fiato, per rimandare di qualche secondo l’incontro con il bisturi.
    parlo di un corpo che tenta di indietreggiare nel corridoio che lo sta portando al colpo della morte. ne sente l’odore, ma non può scappare. dal giorno in cui è nato al suo ultimo momento non ha mai avuto una possibilità di fuga, non ha mai scelto nulla. non un piacere, non un momento felice. non uno stralcio di libertà.
    non so se tutto questo sia secondo natura, probabilmente si, come anche la guerra lo è, come lo è la bomba nucleare, come lo è anche il sentimento che suscita in me tutto questo, come lo è la scelta di chi fa una scelta diversa da questo orrore. come lo è il fatto che il mio cane abbia strappato un passerotto alle fauci di un gatto e poi l’abbia lasciato andare… ma stabilire questo cosa cambia, a cosa serve? in che modo saperlo può conferire o togliere valore o bellezza?

  11. In realtà ci sono diversi motivi per ridurre gli alimenti di origine animali nella propria dieta al di là degli aspetti etici.
    Da un punto di vista della salute ora è assodato che la carne va consumata con moderazione. Lo sforzo fisico che l’essere umano compie è molto ridotto rispetto ai secoli passati mentre il consumo di carne negli ultimi decenni è cresciuto moltissimo.
    Ma probabilmente il motivo principale è l’ambiente.
    Buona parte dell’energia consumata sulla Terra è utilizzata per il cibo. La produzione ed il trasporto di cibo animale è fonte di consumo energetico e inquinamento. Se ci fossero meno campi dedicati agli animali e maggiormente alla produzione di cereali e legumi, si risolverebbe buona parte del problema della fame del mondo.
    Queste considerazioni sono state confermate l’anno scorso in un report della FAO, le cui conclusioni sono riportate nel seguente articolo:
    http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/ambiente/bistecca-terra/bistecca-terra/bistecca-terra.html

  12. Mi pare chiaro che la Pulce abbia posto, con incredibile sensibilità e bravura, la questione etica del diritto alla vita di ogni essere vivente.

    Se questo è chiaro, è anche chiaro che al mondo esistono atrocità perpetrate sugli esseri umani, sulle quali io sono il primo a ritenere giusto discutere. Ma questo non è il tema di questa specifica discussione.

    Rimanendo sull’argomento, sono sicuro che fra poche decine di anni l’ingegneria della nutrizione sarà in grado di produrre cibi nutrienti, che non faranno ingrassare, ricchi di vitamine e buonissimi. Il tutto senza che coli una sola goccia di sangue.

    Basti pensare che oggi gli aminoacidi essenziali vengono sintetizzati in laboratorio con processi fermentativi a partire da materie prime vegetali. Questi aminoacidi hanno le stesse caratteristiche precise e identiche di quelli che si trovano nella carne e sono qualitativamente ottimi.

    Sono anche certo che fra qualche secolo sarà considerata una cosa da primitivi uccidere un animale per cibarsene.

    Pensateci un attimo. Oggi non vi pare un pò “fuori moda” afferrare una gallina viva e ucciderla con le vostre mani prima di cucinarla?

    Immaginate se quando tornate a casa da scuola vostra madre vi dicesse: “ciao bambino mio.. scusa oggi sono in ritardo, potresti ammazzare il coniglio (vivo) che ho comprato e scuoiarlo, mentre io apparecchio la tavola? Guarda che mi è scappato, deve essere in salotto! Mi raccomando, non uccidere anche il nostro gatto!”

    Eppure per i nostri nonni e le nostre nonne era una cosa abbastanza diffusa andare al mercato a comprare animali vivi o selvaggina appena uccisa e ancora sanguinante.

    Allora il problema è: cosa è “secondo Natura” e cosa no?

    Molti secoli fa la Natura voleva che l’uomo cacciasse con le lance animali per poi cibarsene, senza macellarli e con metodi di cottura approssimativi, bevendone il sangue, mangiandone il cervello e gli intestini.

    Oggi la Natura vuole che i bambini mangino delle sagome ovali impanate e precotte all’interno di vassoi di polistirolo (ah, non mi pare che in natura il polistirolo cresca spontaneamente) il cui contenuto può essere ricondotto a carne animale solo previa analisi di quelli di CSI Miami.

    In natura non esistono nemmeno le automobili, l’asfalto ed il cemento. Quindi le nostre città sono “contro Natura” ?

    Io credo che dovremmo continuare la discussione su quello che è il diritto alla vita degli esseri viventi di qualsiasi specie.

    Poi ciascuno, *naturalmente*, può esprimersi come meglio crede.

    affezionatamente,
    Davide Currò
    http://www.davidecurro.it
    http://www.rozzano.info

  13. attento joako! se, come sostieni tu, fossimo stati creati (o se ci fossimo evoluti) per mangiare carne, non credi che avremmo dovuto avere dei denti aguzzi per azzanare le nostre prede, anzichè degli stupidi denti piatti buoni a spezzettare per bene solo bacche e ortaggi?
    non credi che sopporteremmo meglio, a livello di digestione, la carne cruda?
    perdonami, ma l’affermazione che hai fatto è una bestemmia!

    non intendo dire che dovremmo essere vegetariani. io stesso sono goloso di carne, sarei un ipocrita a sostenere la causa dell’astice! inoltre, se riusciamo a digerire la carne e assimilare le sue proteine senza rischiare di morire (il caso della “mucca pazza” nasce perchè hanno dato alle mucche proteine animali!), ci sarà pure un motivo.

    l’uomo ha avuto sempre essenzialmente culo. tra l’essere onnivoro e il pollice opponibile, si è ritrovato addosso la responsabilità di decidere per la vita di altri animali.

    volevo dire invece a pulce d’acqua che, se la tua filosofia è così, mi auguro che allora d’estate smetterai di spiaccicare zanzare…sono esseri viventi pure loro e hanno bisogno anche del tuo sangue per vivere! solo perchè sono talmente piccole da non poter vedere senza un microscopio i loro occhi, non vuol dire che non soffrano, se le ammazzi. se applichiamo la tua sensibilità all’astice, allora la applichiamo a qualsiasi creatura…no?

    anzi, pensandoci, con le zanzare siamo anche peggiori. le ammazziamo solo perchè ci lasciano un leggero prurito per un paio di giorni.
    come se io ammazzassi il mio vicino perchè sta ristrutturando l’appartameno e fa un po’ di casino.

  14. ei guarda che gli incisivi e i canini gli abbiamo apposta per la carne se mai sono i denti del giudizio (utili solo per masticare radici e bacche) che stanno scomparendo, ogni volta sono in meno ad averli o adiritura l’apendice ( che serviva una volta prima di diventare inutile a digerire erbe ed erbetti)oggi circa il 10% della popolazione mondiale nasce senza.
    e poi scusa ma nn puoi paragonare la muccha (animale chiaramente ervivoro e con 4 stomacci e una anatomia completamente diversa dalla nostra) a noi é diverso. se per questo anche a una pianta se li versi l aqua frizante al posto del acqua normale muore

  15. aspe prima di rispondermi forse e il caso che mi scusi rileggendo il tuo commento mi sa che non sono riuscito a coglierne l’essenza cioe piu che altro non capisco questa frase:
    se riusciamo a digerire la carne e assimilare le sue proteine senza rischiare di morire (il caso della “mucca pazza” nasce perchè hanno dato alle mucche proteine animali!), ci sarà pure un motivo.

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