NEVE: RIFLESSIONI DI “FINE EMERGENZA”

Migliaia di accessi al sito grazie alla neve, mi riferisce Paganini. Bene: spero che più gente di prima abbia preso l’abitudine di attingere le informazioni dal sito, e che continui a farlo.
Sul merito della questione, in diversi studenti e genitori si è verificata una sorta di impazzimento generale, con una confusione pazzesca (appunto) sui ruoli dei singoli “attori” coinvolti nella vicenda.
Non ho capito il motivo dell’insistenza dei molti che hanno telefonato o scritto sul blog reclamando a gran voce la chiusura della scuola.
L’interruzione di un servizio pubblico (e tale è il servizio scolastico) è addirittura un reato sanzionabile in base al codice penale. Per quale ragione il preside dovrebbe rischiare di incorrervi, proprio non mi riesce di capirlo: perché uno studente non vuole venire a scuola, o perché un genitore non ritiene sia il caso di mandarcelo, in base al proprio buon senso, in considerazione delle difficoltà di spostamento?
Cosa c’entra questa decisione individuale del singolo genitore o studente con la scelta, che spetta giustamente alle autorità competenti (prefetto e sindaco), di riconoscere l’impossibilità di erogare il servizio scolastico e di disporne quindi la chiusura?
Alla luce degli avvenimenti, l’unico giorno in cui sarebbe stata consigliabile la chiusura è il 7 gennaio. Sono il primo a ritenerlo, perché già il giorno 6 si è capito che buttava male: ma né il prefetto né i sindaci l’hanno disposta. E in tal caso, cosa avrebbero pensato quei ragazzi che si sono presentati a scuola in quel giorno, se avessero trovato chiuso?
Non era corretto, nei loro confronti, che ci fossero preside e personale docente e non docente a tenere aperto l’uscio e a garantire almeno in parte il servizio?
Chi non voleva, o non riteneva opportuno venire a scuola, che cosa ci ha perso per questo?
Non capisco.
Ricorriamo a un altro esempio: un conto è la mia scelta di non aprire il rubinetto del gas, tutt’altra cosa è la decisione dell’azienda fornitrice di interrompere l’erogazione! Quest’ultima ha l’obbligo (Putin permettendo) di mettermi il gas nel tubo, indipendentemente dalla mia scelta di cucinare o no.
Estremizzando il ragionamento, il comportamento dei genitori e degli studenti che reclamavano perché non chiudevamo è altrettanto assurdo di quello di chi, non volendo cucinare, tempestasse di telefonate l’azienda fornitrice per far interrompere l’erogazione del gas! O di chi, non volendo prendere il tram, telefonasse all’ATM per farli rientrare tutti in rimessa!
Dunque, se (alla faccia del riscaldamento globale!) dovesse nevicare ancora (o, peggio, verificarsi qualche altra emergenza): verificate tramite il sito del comune di Opera o di Rozzano che non sia stata disposta la chiusura delle scuole: potrebbe eventualmente deciderlo anche il prefetto per tutta la Provincia di Milano, e in tal caso lo direbbe già la TV. Fatto questo accertamento (si può anche telefonare al nostro centralino: ma tenete conto che non possiamo rispondere contemporaneamente e 1000 persone), si decida se venire oppure no.
Tranquillamente: e se è il caso, giustificando regolarmente l’assenza come di consueto.
Rispetto alla tempestività delle informazioni fornite attraverso il sito internet, Paganini ha già chiarito nel suo commento a un altro post che abbiamo semplicemente riferito tempestivamente le decisioni della autorità competenti.
Per Rozzano, non c’è mai stato il minimo dubbio sull’intento del sindaco di tenere aperte le scuole; per Opera, purtroppo il sindaco, dopo aver espresso la medesima intenzione, ha modificato il suo orientamento nel pomeriggio del 7, e il Prof. Paganini, previa intesa telefonica con me, ha subito aggiornato il sito dando informazione della chiusura di Noverasco per il giorno 8 gennaio: questo cambiamento, di cui alcuni non erano informati, ha fatto sì che alcuni ragazzi si presentassero a scuola trovando il cancello chiuso. Non ne ho colpa, ma mi dispiace molto e mi auguro che proprio che non succeda più.
Per completezza e in conclusione, chiarisco che gli unici ad avere un qualche interesse a “subire” un’ordinanza di chiusura, sarebbero i docenti e gli altri lavoratori della scuola, me compreso: niente levatacce, niente viaggi lunghi e perigliosi, nessun obbligo di servizio.
Il 7 e l’8 gennaio ci è toccato invece di fare del nostro meglio per raggiungere la sede (qualcuno con un’ora o più di ritardo) e di fare il possibile per servire gli utenti che, nonostante la neve, avevano scelto di usufruire del nostro servizio. Siamo, nonstante tutto, ancora vivi e in buona salute.
Buon anno a tutti.

11 commenti su “NEVE: RIFLESSIONI DI “FINE EMERGENZA””

  1. Preside, dopo un primo momento in cui non si era capito di chi fosse la competenza della decisione, tutti (quasi) non abbiamo “contestato” lei per la mancata chiusura, bensì il sindaco di Rozzano: era improbabile (come ovvio che sia) che lei si prendesse la responsabilità di chiudere la scuola se l’ordine era di rimanerla aperta.
    Personalmente le ragioni per cui ritenevo che la scuola dovesse rimanere chiusa (il 7 e l’8, anche se poi l’8 la situazione è migliorata) erano:
    – l’impossibilità di arrivare a scuola da Pieve (ma addirittura gli stessi alunni di Rozzano hanno avuto molte difficoltà), perchè ad un certo punto i pullman non sono passati proprio più; stimo tutti quei docenti che si sono fatti il mazzo per arrivare a scuola, prendendo la macchina e mettendoci ore e ritrovarsi a dover spalare la neve a scuola, più che far lezione
    – i problemi della nostra scuola inerenti ai caloriferi
    – la direttiva della provincia di chiudere le scuole per verificare eventuali danni.

    Poi come è andata è andata, molti penseranno che noi volevamo la scuola venisse chiusa perchè siamo sfaticati, ma se così fosse stato non ci saremmo dannati più di tanto: non saremmo andati e stop.

    Beati voi che siete in buona salute perchè io ho un raffreddore devastante! 😀

  2. Vedo che, nonostante la lunga trattazione, non ho avuto la capacità di farmi comprendere.
    La circolare dell’assessore provinciale Barzaghi sarà anche stata dettata da buone intenzioni, ma ha creato soltanto confusione: aveva il tono di una disposizione, ma era un parere fra i tanti.
    Smentisco che ci sia stato un cattivo funzionamento del riscaldamento dal 7 gennaio ad oggi.

  3. bè l’opionione di un assessore provinciale non è l’opinione di una persona qualunque, no? Poi sono daccordo sul fatto che avrebbe duvuto scrivere che la decisione comunque spettava ai singoli comuni.
    Il cattivo funzionamento dei riscaldamento non è riferito al 7 gennaio ma nei mesi prima…

  4. Ma perchè ora che il Preside ha scritto un post in cui spiega ancora meglio di quanto già avesse fatto le motivazioni per le quali la scuola è rimasta aperta non ci sono 140 commenti ma 3?
    Mah..

  5. Bhè, al prossimo consiglio d’Istituto noi rappresentanti sproneremo gli studenti ad essere più attivi nel blog, non solamente quando c’è la possibilità di prolungare le vacanze :D.
    Comunque negli ultimi mesi mi sembra che sempre più utenti abbiano commentato o “postato” nuovi argomenti (me compreso), sono ottimista!

    Colgo l’occasione per fare i complimenti al Professor Paganini per questo ottimo Blog!
    Saluti!

  6. Io vorrei solo precisare una cosa. Non è colpa del preside se la scuola è rimasta aperta, questo è certo, ma sicuramente non è stato corretto che i pochi alunni che il 7 Gennaio sono riusciti a entrare, anche se minorenni, sono poi stati mandati a casa dai bidelli e dal personale della segreteria, in quanto mancavano i professori. Trovo che nel momento in cui un ragazzo entra a scuola, li deve rimanere fino all’orario prestabilito o, se si dovessero verificare situazioni come queste, si dovrebbe, prima di mandarli a casa, avvisare i genitori. Se nel tragitto dalla scuola a casa un ragazzo si faceva male la resposabilità di chi era?del sindaco?del prefetto?o forse del preside? Penso che sia questo quello che andava sottolineato.

  7. Parole sante, quelle di Alice. Purtroppo, siccome ci sono segnalazioni in tal senso, debbo dedurre che sono state date evidentemente alcune comunicazioni scorrette. Insegnanti ce n’erano parecchi, quindi la vigilanza poteva essere garantita, tenuto conto del basso numero dei presenti. Chi entra a scuola (escluso i casi di sciopero dei docenti, che se scioperanti non possono essere suppliti) ha diritto a rimanerci fino al termine delle lezioni di quel giorno.
    Se per disgrazia si sloga una caviglia sulla strada del ritorno, in un orario in cui dovrebbe esserci lezione, la responsabilità è del preside, anche se l’indicazione di andar via l’ha data qualcun altro.
    Mi raccomanderò, per l’avvenire, affinché nessuno commetta l’errore di sollecitare i ragazzi ad uscire.

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