Leggendo, senza alcuna sistematicità, gli ultimi articoli e i vari commenti di questo e di altri blog, ci si imbatte spesso in esplicite manifestazioni di sfiducia nei confronti dei politici, di destra o di sinistra o di centro non importa: tutti accomunati nel disinteresse per il vero bene del paese, tutti impegnati nella salvaguardia di privilegi e “cadreghini”, tutti inseriti nel ben noto concetto di “casta”, introdotto da Tramaglio ed altri. E in questi giorni di tagli feroci alla scuola, di arroganza verbalmente violenta e mistificatrice da parte del governo e della “maggioranza” di centrodestra, di proteste anche accese e “forti” da parte di studenti ed apparentemente più “omologate” da parte della “minoranza” di centrosinistra, sembra proprio che “la politica sia una cosa sporca, corrotta, lontana dai problemi della gente, se non decisamente “contro” i cittadini, che spesso si sentono “sudditi” e vengono considerati tali.
Permettetemi di “uscire un po’ dal coro” sui politici e, soprattutto, sulla politica. Parto da una “battuta” non mia e già udita in questi mesi: senza i partiti, senza i politici e senza “la politica”, conosco solo la dittatura. E per quanto tale ipotesi (la “dittatura”) è forse più vicina – sia pure in modo “leggero” o mascherato – di quando si pensi (chi controlla l’informazione in tutti i suoi “media”, chi controlla l’economia e la finanza in quasi tutti i suoi settori, chi controlla il Parlamento e il Consiglio dei Ministri, chi ricorre costantemente alla “decretazione d’urgenza” e al “voto di fiducia”, chi riesce a far approvare leggi probabilmente incostituzionali per il proprio vantaggio… è una sola persona, che presiede il Governo), sono sicuro che vi siano ancora possibilità di partecipazione democratica e civile. Per come sono strutturate le democrazie europee, non vi sono reali alternative all’impegno nei Partiti, nelle Liste, nelle Associazioni. E’ l’unico modo – oltre “la piazza” (che però può manifstare dissenso e spesso riesce a scuotere coscienze e politici, ma non riesce ad articolare proposte, percorsi culturali e legislativi) – per tentare seriamente di incidere sulla realtà, dalla più piccola (il livello locale, circoscrizionale o comunale) alla più estesa e generale (quella nazionale). E’ necessario, allora, affermare una prudente (o parziale) verità: non tutti i politici sono “corrotti”, non tutti agiscono per il proprio tornaconto, non tutti si disinteressano del bene comune. E’ necessario affermare, ancora, una grande verità: la politica – ossia la “cura della città”, l’attenzione “concreta”, realistica, possibile alla vita dei cittadini e della famiglie – è una cosa indispensabile, nobile, seria e preziosa. E’ necessario esprimere un auspicio ricco di impegno e di responsabilita: ognuno di noi può (o potrà, in un futuro magari neanche lontano) tentare di “prendersi cura” degli altri, della società, facendosi “politico”, facendo politica “attiva”. La “politica”, si dice, è l’arte della ricerca del “punto di incontro” tra diverse visioni della vita e della società. E’ vero. Ma per raggiungere un “punto di incontro” – il migliore possibile – ci si deve parlare, ci si deve ascoltare, ci si deve rispettare, si deve credere nella forza del dialogo e della democrazia. Questo vale sicuramente e “in primis” per il Governo in carica, per chi elabora e approva le Leggi, per chi governa le Regioni, le Province, i Comuni… insomma: per chi ha responsabilità amministrative e di governo. Ma vale anche per ognuno di noi.
Credo che in questo periodo, sia più importante mettere l’accento sull’impegno del confronto, sull’arte dell’ascolto e della “com-passione” (soffrire insieme… e c’è parecchio da soffrire, in Italia – ma non solo – di questi tempi!), su ciò che unisce il più possibile, sulle possibili soluzioni condivise. E’ ancora (anzi: sempre di più) importante, ovviamente, affermare “identità” culturali, quadri “ideali” di riferimento, che motivano ed animano l’azione e l’impegno politico. Credo (potrei naturalmente sbagliarmi) che questo sia il tempo della ricerca di “soluzioni ragionevoli”, di rinuncia a battaglie “ideologiche” per la ricerca del “bene” di tutti, anche di chi “non la pensa come me”. La sofferenza del momento attuale è qualcosa che colpisce e coinvolge tutti. Solo l’uso della ragione – ispirata, certamente, ai valori della pace, della giustizia sociale, della libertà, della solidarietà – sopra ogni azione/reazione solo emotiva (l’emotività, la “passione” sono elementi di grande forza ed importanza, ineliminabili!), potrà condurci a compiere passi avanti. Purtroppo, è la mia considerazione personale, “questo” governo, “questi” politici blaterano in continuazione, rilasciano dichiarazioni che poi smentiscono qualche ora dopo, fanno della “fallace opinione” (spesso poco informata e poco “ispirata”) la loro regola politica, esprimono visioni violente e propongono (o impongono) soluzioni irrazionali. Come “la riforma” della scuola. Scusate la prolissità.
Pino
le posizioni degli studenti come quelle di Travaglio e Grillo sono tutt’altro che qualunquiste.A un malcontento popolare rasseggnato per le clientele e i crimini messi in atto dalla classe dirigente italiana essi provano a contrapporre un’individuazione precisa dei responsabili attraverso nomi e fatti. Inoltre esaminando gli interventi dei due personaggi che ho citato si può anche talvolta notare alcuni apprezamenti per coloro che hanno collaborato o collaborano per migliorare il nostro paese
A parte il fatto che non ho mai scritto la parola “qualunquismo”, né per Tramaglio (di Grillo potrei invece dire qualcosa di peggio), né per gli studenti, volevo semplicemente affermare tre concetti: 1. Viviamo una stagione politica triste e molto vicina alla dittatura, la quale si serve anche del “qualunquismo” e della sfiducia nella politica, per annullare opposizione e oppositori e per manipolare l’informazione (se sono “tutti uguali”, tanto vale… tutto si può dire di tutti e non ci sono più responsabilità!); 2. La politica è un impegno nobile, irrinunciabile e da non relegare nello sgabuzzino della spazzatura; 3. E’ necessaria, proprio in questa situazione, un’abbondante dose di “ratio” e di dialogo. Per il resto, credo di aver detto esplicitamente come la penso su questo governo e sulla “classe dirigente”. Grazie. Pino
Pino, si chiama Travaglio!
OK! Lapsus (quasi) manzoniano. Mi scuso. Grazie. Pino